Spirit Valor: la recensione

KEMCO alla riscossa?

Nata negli anni ’80 e conosciuta inizialmente per il suo contributo allo sviluppo di titoli su NES e Game Boy, KEMCO è una delle case storiche del panorama videoludico giapponese. Dopo un periodo di minor rilevanza nel mercato console tradizionale, lo studio ha saputo rilanciarsi negli ultimi anni puntando su una strategia mirata: la produzione di JRPG a basso costo, con impostazione old school e meccaniche semplici ma efficaci, nati per dispositivi mobile e poi distribuiti in massa anche su console moderne attraverso gli store digitali. In particolare, Nintendo Switch si è rivelato l’ambiente perfetto per questo tipo di titoli, grazie alla sua natura ibrida e a una base d’utenza fortemente legata alla nostalgia per le esperienze a 16-bit. Così, tra pixel art, battaglie a turni e narrazioni epiche, KEMCO ha conquistato una fetta ben definita di pubblico, che oggi accoglie con curiosità anche Spirit Valor, la sua nuova proposta ruolistica.

Il gioco analizzato oggi si colloca all’interno di un universo fantasy classico ma arricchito da alcune trovate narrative interessanti. Il mondo è scosso da una crisi magica innescata dal crollo delle leggi naturali, causato dallo scontro tra i leggendari Warriors e il misterioso Overlord, ora scomparso. In questo scenario instabile, un guerriero umano di nome Richard, nel tentativo di ottenere potere sufficiente per fronteggiare l’oscurità, stringe un patto con uno spirito ancestrale. L’invocazione però va storta: l’entità resta imprigionata nel regno umano, condannata a trasformarsi lentamente in un demone. Per evitarlo, Richard offre il proprio corpo come vaso, dando vita a un’entità ibrida che guideremo lungo un viaggio epico tra rovine, foreste, città magiche e terre dimenticate, nel tentativo di rintracciare l’Overlord e ricomporre l’equilibrio perduto. Lungo il cammino, la coppia affronterà demonic forces, stringerà alleanze con altri spiriti e scoprirà i segreti che minacciano l’essenza stessa della magia.

Spirit Valor si inscrive pienamente nel filone dei JRPG a turni, arricchito però da una forte componente strategica e collezionistica, con elementi presi in prestito dal mondo dei monster-collector. L’esplorazione si sviluppa su un overworld a mappa fissa, punteggiato da villaggi, dungeon e aree di combattimento, in cui interagire con NPC, raccogliere missioni e acquistare oggetti. Il fulcro dell’esperienza resta però il sistema di combattimento, in cui il protagonista può evocare spiriti e sfruttarne le abilità magiche in battaglie a turni tattiche. I combattimenti prevedono la gestione accurata di risorse come mana e stamina, ma soprattutto ruotano attorno all’uso dell’Empty Spellstone: un artefatto che consente di assorbire abilità nemiche, trasformando l’arsenale a disposizione del giocatore in modo dinamico. Ogni scontro diventa quindi occasione di crescita e personalizzazione, con una struttura simile a un deck builder magico, in cui ogni scelta può ribaltare l’esito della battaglia.

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Spirit Valor si presenta con valori di produzione estremamente essenziali, che vanno ben oltre il semplice omaggio retrò per sconfinare in una povertà visiva e tecnica difficile da ignorare. La pixel art è poco rifinita, con animazioni basilari, scenari ripetitivi e una palette cromatica priva di personalità. I menù sono funzionali ma spartani, e le musiche, pur presenti, risultano anonime e ripetitive, senza spessore o identità. Tutto è costruito con un taglio da produzione mobile low-budget, e la mancanza di cura nel dettaglio emerge in ogni comparto, rendendo difficile appassionarsi all’avventura se non si è fortemente nostalgici di un certo modo di fare JRPG anni ’90. Per chi è a digiuno di esperienze simili o cerca un’esperienza minimalista e immediata, può rappresentare un diversivo; per tutti gli altri, rischia invece di apparire datato e poco coinvolgente.

La recensione

6 Il voto

Spirit Valor si inserisce nella lunga serie di JRPG a basso budget firmati KEMCO, offrendo una storia semplice ma funzionale, un sistema di combattimento classico con qualche spunto interessante e una componente tecnica davvero essenziale. Il risultato è un prodotto appena sufficiente, pensato per i nostalgici più irriducibili, ma difficilmente consigliabile a chi cerca profondità, varietà o un comparto visivo degno delle console moderne.

Valutazione

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