THE OUTER WORLD – Benvenuti a un nuovo appuntamento dedicato alla nostra rubrica intitolata “The Outer World”, una finestra nuova per Switchitalia, con vista sui mondi videoludici che si espandono fuori dalle consuete e familiari mura dell’universo Nintendo. Se volete più dettagli sulla nostra iniziativa, vi rimandiamo all’articolo introduttivo con cui ve la presentiamo, sospinti dalla curiosità esplorativa tipica degli amanti dei videogiochi. Quest’oggi ci catapultiamo sul campo di battaglia dell’Estremo Oriente, grazie all’ultima incarnazione ufficiale di una serie storica di Koei-Tecmo, grazie a Dynasty Warriors Origins!
Il genere Musou, nato con Dynasty Warriors 2 nel 2000, ha costruito nel tempo una fanbase solida grazie alla sua formula di battaglie spettacolari contro eserciti sterminati. La serie, sviluppata da Omega Force e pubblicata da Koei Tecmo, ha definito un intero sottogenere, con Samurai Warriors e Warriors Orochi a consolidarne l’identità. Tuttavia, con il passare degli anni, la ripetitività della formula ha iniziato a pesare, portando il franchise a sperimentare nuove strade. Il primo tentativo di rinnovamento è passato per collaborazioni e crossover, sfruttando licenze celebri come One Piece: Pirate Warriors, Fist of the North Star: Ken’s Rage e Hyrule Warriors, che hanno attirato nuovi giocatori e dato respiro alla serie. Ma il passo più azzardato è stato il fallimentare esperimento open world di Dynasty Warriors 9, che ha cercato di modernizzare la formula tradizionale con un mondo aperto vasto ma vuoto, meccaniche di gioco poco rifinite e una resa tecnica deludente. Il risultato è stato un disastro sia sul piano critico che commerciale, mettendo in discussione il futuro del brand. Dopo questo passo falso, Koei Tecmo ha capito che la serie doveva ripartire dalle sue radici, ed è qui che entra in scena Dynasty Warriors: Origins, un tentativo di riportare la saga ai suoi fasti con una formula più mirata e rifinita.
Dynasty Warriors: Origins riporta i giocatori nel caotico periodo della fine della dinastia Han, quando la Cina era lacerata da guerre intestine e lotte per il potere tra signori della guerra. La saga ha sempre raccontato le gesta di personaggi storici come Cao Cao, Liu Bei e Sun Jian, ma questa volta la prospettiva cambia: invece di interpretare una delle classiche figure leggendarie, il giocatore veste i panni di Ziluan, un mercenario noto come il “Viandante”, che si muove tra i vari schieramenti senza un’alleanza definita. Questa scelta narrativa introduce una nuova dinamica, permettendo di vivere la storia da un punto di vista neutrale, senza essere vincolati alle fazioni principali. Ziluan non è un condottiero con un esercito alle spalle, ma un guerriero in cerca del proprio destino, coinvolto nelle grandi battaglie della storia senza avere il peso diretto della politica. Questo cambio di prospettiva offre un’opportunità interessante per esplorare la guerra dei Tre Regni in modo più personale, con interazioni con figure storiche ma senza essere legati a un solo schieramento. Gli eventi principali ripercorrono le battaglie più celebri della storia cinese, come la ribellione dei Turbanti Gialli, la battaglia di Hulao Gate e lo scontro di Red Cliff, ma vissute con una narrazione più dinamica e meno schematica rispetto ai capitoli precedenti. Il risultato è un impianto narrativo che, pur senza discostarsi troppo dalle vicende storiche consolidate, offre un’angolazione più intima, spingendo il giocatore a esplorare la guerra non solo come evento epico, ma come un mosaico di alleanze, tradimenti e sopravvivenza personale.
Dynasty Warriors: Origins segna un deciso passo avanti rispetto al deludente Dynasty Warriors 9, abbandonando l’esperimento open world e tornando a una struttura più focalizzata, dinamica e cinematografica. Il gioco punta su un’esperienza più intensa e scenografica, con battaglie dal ritmo serrato, sequenze spettacolari e una regia più curata, che enfatizza la spettacolarità degli scontri senza dispersioni inutili. Le mappe sono ampie ma contenute, con percorsi più guidati che evitano l’effetto di vuoto del nono capitolo. Ogni missione si sviluppa attraverso obiettivi chiari e progressione lineare, con eventi che si susseguono rapidamente per mantenere alta la tensione. Le battaglie si svolgono su larga scala, con centinaia di nemici a schermo, ma grazie a una migliore gestione dell’intelligenza artificiale e degli eventi scriptati, il tutto appare più orchestrato e meno ripetitivo. Sul fronte del combattimento, Origins introduce un sistema più fluido e reattivo, con attacchi leggeri e pesanti concatenabili, mosse evasive e una gestione delle abilità speciali più moderna. Il combattimento è ancora basato su combo spettacolari e mosse Musou devastanti, ma con un occhio di riguardo alla dinamicità: il sistema di schivate e parate rende gli scontri più strategici e meno monotoni, richiedendo maggiore attenzione nel tempismo degli attacchi. L’elemento cinematografico emerge anche nell’uso delle cutscene dinamiche, integrate senza interruzioni durante il combattimento, che rendono ogni scontro più immersivo e coinvolgente. Nel complesso, Dynasty Warriors: Origins riesce a modernizzare il brand senza stravolgerne il cuore, offrendo un gameplay più bilanciato, ritmato e adatto agli standard odierni.