Cuisineer: la recensione

Dopo aver ricevuto una sconcertante lettera dai suoi genitori, l'avventuriera indipendente Pom torna di corsa a Paell, la sua città natale, ma scopre che i suoi genitori sono scomparsi e il loro amato ristorante è in stato di abbandono

Nel panorama videoludico odierno, i progetti “AA” si trovano a navigare in acque agitate, incastrati tra l’eccellenza produttiva dei blockbuster AAA e l’innovazione creativa della scena indie. Questi titoli, spesso sviluppati da team di dimensioni moderate con budget limitati rispetto ai colossi del settore, puntano a un delicato equilibrio: proporre esperienze di qualità che catturino l’attenzione del pubblico, senza però potersi permettere gli sfarzi tecnici o le campagne marketing milionarie dei grandi studi. Marvelous e BattleBrew Productions incarnano perfettamente questa realtà con Cuisineer. Pur non avendo il peso di un gigante come Square Enix o Ubisoft, riescono a ritagliarsi uno spazio grazie a una combinazione di idee fresche, meccaniche originali e un’identità visiva accattivante. Il rischio, però, è che progetti come questo restino intrappolati in una nicchia troppo piccola per ottenere il riconoscimento che meritano, specialmente in un mercato sempre più competitivo e saturo.

Il concept di Cuisineer nasce da un’idea tanto semplice quanto geniale: combinare dungeon crawling e simulazione culinaria in un mix che sa di freschezza e originalità. Lanciato originariamente su PC nel 2023, il titolo ha ora trovato una nuova casa su Nintendo Switch, una piattaforma che sembra fatta apposta per accogliere produzioni dal carattere ibrido e sperimentale. La console di Kyoto, con il suo pubblico aperto a esperienze più intime e creative, è il luogo ideale per far brillare un progetto come questo, che punta tutto su meccaniche uniche e un’estetica vivace e cartoonesca. Dal punto di vista del narrative design, Cuisineer offre un mondo leggero e spensierato che si prende sul serio il giusto, parlando direttamente a un target giovane e amante delle esperienze fuori dagli schemi. Ambientato nella pittoresca cittadina di Paell, il gioco mette il giocatore nei panni di Pom, una chef-avventuriera che affronta pericolosi dungeon alla ricerca di ingredienti esotici per soddisfare i gusti dei suoi esigenti clienti. Questo contesto narrativo non solo giustifica le incursioni nei biomi generati proceduralmente, ma lega anche le fasi action alle dinamiche di gestione del ristorante, creando un equilibrio tra adrenalina e relax. Il tono del gioco, fresco e ironico, strizza l’occhio agli amanti degli slice of life e delle produzioni in stile anime, costruendo un’identità forte che mira a distinguersi nel vasto mare di titoli simil-indie. Con un’ambientazione ricca di colori e un’atmosfera che trasmette calore e genuinità, Cuisineer riesce a costruire un ponte tra il fantasy classico e un immaginario moderno, parlando sia a chi cerca l’azione sia a chi vuole un’esperienza più rilassata e gestionale.

Il loop di gioco di Cuisineer è costruito attorno a una dualità ben definita: da un lato il dungeon crawling frenetico, dall’altro la gestione del ristorante. L’idea è intrigante sulla carta, ma nel passare dalla teoria alla pratica emergono alcuni limiti che penalizzano l’esperienza complessiva. La fase action rappresenta il cuore dell’azione. Armata di utensili da cucina trasformati in armi, Pom si addentra in biomi generati proceduralmente, affrontando nemici ispirati agli ingredienti e raccogliendo risorse utili per il ristorante. Sebbene il concept sia originale, il combattimento risulta poco incisivo, con un sistema di controllo che manca della fluidità e della responsività necessarie per reggere il confronto con i grandi esponenti del genere. Anche la varietà dei nemici, pur simpatici nel design, tende a esaurirsi in fretta, portando a scontri che dopo poche ore risultano monotoni. La gestione del ristorante, invece, è un piacevole cambio di ritmo, ma soffre di una certa superficialità. Tra la preparazione delle ricette e l’organizzazione della sala, la componente gestionale sembra non spingersi mai abbastanza in profondità. Nonostante le numerose ricette da sbloccare e i potenziamenti per migliorare il locale, la sensazione è quella di una routine ripetitiva, che manca del fascino strategico delle migliori esperienze gestionali. Questa frammentazione si riflette sul prodotto a livello complessivo: il passaggio tra le due fasi è ben integrato narrativamente, ma la mancanza di mordente in entrambe le componenti finisce per smorzare l’entusiasmo. Cuisineer non riesce a eccellere né come dungeon crawler né come simulatore di gestione, rimanendo a metà strada e offrendo un’esperienza gradevole ma priva di quei picchi di qualità che trasformano un buon gioco in uno memorabile.

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Sul fronte tecnico, Cuisineer si comporta in modo solido su Nintendo Switch, ma è evidente che il merito vada più alla natura contenuta del progetto che a un’ottimizzazione particolarmente brillante. La mole poligonale è estremamente limitata, con arene ridotte e design ambientali piuttosto semplicistici che non mettono mai davvero alla prova l’hardware della console. Le animazioni, seppur funzionali, risultano grezze e basilari, contribuendo a un impatto visivo modesto che non brilla per definizione o cura dei dettagli. La performance si mantiene stabile, con un frame rate fluido che non soffre di cali, nemmeno nelle situazioni più concitate. I tempi di caricamento sono altrettanto rapidi, permettendo un’esperienza priva di interruzioni frustranti. Tuttavia, questa stabilità non è frutto di uno sforzo tecnico imponente, ma della semplicità del progetto e delle sue ambizioni limitate. Un plauso va invece alla colonna sonora, che riesce a compensare in parte le carenze visive con brani vivaci e piacevolmente tematici, capaci di accompagnare tanto l’esplorazione dei dungeon quanto le attività nel ristorante. Cuisineer si presenta quindi come un titolo tecnicamente modesto ma privo di problematiche rilevanti, perfettamente in grado di adattarsi alla natura ibrida di Switch senza sacrificare nulla dell’esperienza di gioco complessiva.

La recensione

6.5 Il voto

Cuisineer è un progetto che cerca di bilanciare ambizione creativa e limiti di budget, ma il risultato è un’esperienza che fatica a lasciare il segno. Pur con un world building interessante e un’idea narrativa originale, il gameplay loop risulta ripetitivo e poco incisivo, privo della profondità necessaria per emergere in un panorama competitivo. La versione Switch si comporta bene dal punto di vista tecnico, ma più per la semplicità del progetto che per meriti straordinari. Un titolo discreto, adatto ai curiosi, ma difficilmente memorabile.

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