Sky Oceans: Wings for Hire: la recensione

Rivivi il fascino dei GdR classici con una commovente storia sulla ricerca di uno scopo. Vesti i panni di Glenn Windwalker, forma la tua ciurma di pirati e combatti contro l'Alleanza.

Ci sono titoli che, vuoi per la comparsa fugace sul mercato per una finestra di tempo limitata, vuoi per oggettivi valori intrinseci, vuoi per relativa penuria di produzioni di rilievo per quella piattaforma in dato momento e periodo storico, assumono col tempo un’aura di mitica sacralità presso il pubblico di appassionati, aumentando il prestigio nel corso degli anni a seguito di una sorta di alone di mistero a circondarne l’effettiva solidità videoludica. Non che non meritino le luci della ribalta o la gloria di lodi intessute postume, ma il rischio è di ingigantirne i pregi, costringendo le stesse case di sviluppo a non spingersi oltre a un religioso e rispettoso silenzio, per non intaccarne lo status. Ed ecco allora che gli appassionati, da sempre affamati principalmente di quello che non viene loro offerto, iniziano a fantasticare su seguiti spirituali più o meno ufficiali, sperando (spesso invano, se non addirittura in maniera del tutto ingiustificata) di ritrovare barlumi di quel che è stato e più non sarà (visto quanto mistificatore sia l’effetto nostalgia). Nel caso di Sky Oceans: Wings for Hire la fonte di ispirazione principale è senza dubbio il mitico (appunto!) Skies of Arcadia, ma preferiamo anticiparvelo subito: non sarà in questa piccola, furba e fin troppo ambiziosa opera indipendente che ritroverete le sensazioni fantastiche dell’ormai dimenticata opera SEGA che molti di voi avranno avuto la fortuna di godere sulle proprie (compiante) Dreamcast.

Sky Oceans: Wings for Hire si presenta come un tributo ai classici JRPG, tentando di ricreare l’atmosfera avventurosa e affascinante di titoli del passato, presentando tuttavia, una narrativa piuttosto piatta e priva di originalità: un elemento che, anche da solo, potrebbe facilmente deludere i fan alla ricerca di un’esperienza coinvolgente. La storia segue Glenn Windwalker, un capitano dei pirati dell’aria, e la sua ciurma in un’avventura apparentemente epica attraverso un mondo sconvolto da una forza oppressiva chiamata “Alleanza”. Sebbene il gioco aspiri a raccontare un viaggio di scoperta e ribellione, non riesce quasi mai a distaccarsi dai cliché del genere, come il protagonista “predestinato” e il tema ricorrente della lotta per la libertà negata. Al di là della tematica, poi, sono i dialoghi, spesso ridondanti, che cercano invano di conferire profondità ai personaggi, finendo molto presto per risultare al contrario superficiali e privi di quella costruzione emotiva necessaria a far risaltare le loro personalità. Il mondo di gioco, pur visivamente accattivante quantomeno nelle intenzioni, manca inoltre di un contesto più ampio o di sfumature narrative che potrebbero giustificare le motivazioni dei personaggi stessi, spesso bloccati in ruoli stereotipati. La storia procede quindi in modo prevedibile, e anche le missioni secondarie, che potrebbero arricchire l’esperienza con approfondimenti o eventi unici, spesso si riducono a obiettivi ripetitivi che stonano con l’ambizione superficialmente ambiziosa del racconto.

Il sistema di gioco di Sky Oceans: Wings for Hire è suddiviso in diverse fasi, alternando sezioni esplorative, missioni narrative e combattimenti a turni. A una prima occhiata, questa struttura sembra promettente e apparentemente variegata, tuttavia, l’esecuzione lascia molto a desiderare, con dinamiche di gioco che tendono a diventare rapidamente ripetitive e monotone, ben al di là del loro essere derivative. L’esplorazione, che dovrebbe essere un momento di scoperta in un mondo pieno di meraviglia, come descritto dai creatori, risulta purtroppo limitata. L’ambientazione, sebbene visivamente ispirata a opere iconiche come quelle dello Studio Ghibli, si traduce in mappe chiuse e un design dei livelli che offre poche opportunità di interazione significativa. Le città e le località da visitare sembrano popolate da personaggi secondari statici e generici, che offrono un’interazione minima e dialoghi tutt’altro che memorabili. Anche le missioni secondarie, che teoricamente dovrebbero arricchire la narrativa e incentivare l’esplorazione, si limitano a compiti ripetitivi e di scarso interesse, come scortare personaggi o recuperare oggetti dispersi. Il cuore dell’esperienza di Sky Oceans, tuttavia, è il sistema di combattimento, descritto come combattimento a turni con dogfight. Questa scelta di design è, nelle intenzioni, un tentativo di unire la strategia dei JRPG classici con la frenesia dei combattimenti aerei, ma nella pratica fallisce nel mantenere la promessa. Il sistema di turnazione reattivo richiede ai giocatori di prendere decisioni strategiche ad ogni turno, ma la mancanza di varietà nelle abilità e negli attacchi limita drasticamente la profondità tattica. Il problema principale risiede nella ripetitività delle battaglie, in cui la mancanza di diversità nei nemici e nelle strategie disponibili conduce a uno schema prevedibile che non riesce a offrire sfide stimolanti per i giocatori più esperti. Questa struttura finisce presto per minare l’esperienza complessiva, rendendo i combattimenti tediosi e, in alcuni casi, frustranti da affrontare. Anche le fasi di personalizzazione delle aeronavi e l’aggiornamento delle abilità del proprio team, che dovrebbero essere elementi di approfondimento strategico, risultano limitate e scarsamente intuitive.

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A peggiorare la situazione è la lentezza del sistema di combattimento su Nintendo Switch, dove tempi di caricamento lunghi e un frame rate instabile interrompono spesso il ritmo del gioco. La componente tecnica di Sky Oceans: Wings for Hire quantomeno sulla console ibrida della casa di Kyoto è uno dei punti più deludenti dell’intero gioco. Pur cercando di evocare l’estetica fiabesca e onirica di mondi fantastici, la resa grafica risulta troppo sottotono e scarsamente ottimizzata. Le texture, per esempio, mostrano una qualità visiva poco definita, soprattutto in modalità portatile: i dettagli sui personaggi e sugli ambienti appaiono sfocati e, spesso, piatti, vanificando qualsiasi tentativo di ricreare un mondo vivo e immersivo. Anche gli effetti di luce, che dovrebbero accentuare l’atmosfera di un cielo aperto e luminoso, risultano blandi e privi di profondità, limitando fortemente il coinvolgimento visivo. La mancanza di cura nei riflessi e nella rifrazione sulla superficie delle aeronavi e degli oggetti metallici contribuisce a una resa grafica poco realistica, che spezza l’immersione. Il gioco soffre ulteriormente di gravi cali di frame rate, con frequenti rallentamenti soprattutto durante i combattimenti e nelle sezioni più affollate di effetti grafici. Questi rallentamenti non solo compromettono l’esperienza di gioco, ma rendono anche difficile seguire l’azione in modo fluido, aggravando una già precaria reattività dei comandi. Un altro problema ricorrente sono poi i tempi di caricamento, che appesantiscono ulteriormente il tutto, andando persino a minare la possibilità concreta di godere dell’opera in modalità portatile: ogni cambio di area o avvio di combattimento porta con sé attese significative, spezzando il ritmo dell’esplorazione e dei momenti di tensione narrativa. In sintesi, il comparto tecnico su Switch tradisce le ambizioni artistiche di Sky Oceans, consegnando ai giocatori un’esperienza visiva discontinua e frustrante.

La recensione

4.5 Il voto

In definitiva, Sky Oceans: Wings for Hire tenta di ricreare la magia dei grandi JRPG del passato ma fallisce nell’offrire un’esperienza completa e appagante. La trama risulta prevedibile e appesantita da dialoghi poco incisivi, mentre il sistema di gioco, pur ambizioso, soffre di meccaniche ripetitive e di una scarsa varietà strategica, che non riescono a tenere alta l’attenzione. Sul fronte tecnico, la versione per Nintendo Switch è limitata da texture scadenti, effetti visivi superficiali e numerosi cali di frame rate, che rendono l’esperienza frustrante. Complessivamente, il gioco lascia un senso di amaro in bocca.

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