Crow Country: la recensione

Un gioco survival horror dove metterai alla prova le tue abilità nel risolvere enigmi e rompicapi, mentre esplori l'inquietante tranquillità del parco divertimenti abbandonato. Il tutto in perfetto stile...PlayStation 1!

Chi si ricorda di Snipperclips alzi la mano. Purtroppo non possiamo vedervi (chissà se la tecnologia ci porterà mai ad avere una sorta di connessione live-asincrona con voi lettori, in fase di recensione!), ma speriamo davvero che siate stati in tanti, anzi in tantissimi, ad aver provato l’originalissimo titoli di lancio di Nintendo Switch nell’ormai lontanissimo 2017 e, per chi non l’avesse fatto: peggio per voi! L’opera era estremamente raffinata, curiosa e, soprattutto, freschissima, nonché in grado di introdurre in maniera ludicamente intrigante alcuni degli aspetti di novità più interessanti di una console pronta a rivoluzionare il concetto stesso di gaming. Un progetto quindi davvero notevole, tanto da meritarsi un trattamento ben più che di favore da parte di uno dei principali colossi dell’industria, con promozioni, distribuzione e persino prove gratuite al fine di spingere al massimo il potenziale sia comunicativo che ludico di quel progetto. Da allora, quantomeno sui lidi della casa di Kyoto, il talentuoso team si è un po’ nascosto dietro le quinte, ma è finalmente pronto a tornare alla carica, cambiando radicalmente genere, atmosfere e obiettivi con il nostalgico ma innovativo Crow Country.

Crow Country è un horror retrò che affonda le radici nel passato. Il panorama dei videogiochi indipendenti è sempre più ricco di esperienze uniche e originali, e Crow Country ne è un perfetto esempio. Creato da un singolo sviluppatore, questo gioco di genere ben definito si inserisce in quella nicchia di titoli che richiamano apertamente l’epoca d’oro della PlayStation e dei classici survival come Resident Evil o Silent Hill. In un’industria dominata da produzioni massicce, Crow Country dimostra che anche con risorse limitate si possono creare esperienze memorabili, puntando su atmosfera, nostalgia e meccaniche di gioco ben rifinite. E’ in tutto e per tutto una lettera d’amore al genere survival horror, nei suoi stilemi di fine anni ’90: le atmosfere, i temi e persino i menu rendono omaggio ai grandi esponenti del passato come quelli appena citati, catapultandovi in un parco a tema decadente e infestato, dove dovrete risolvere enigmi complessi, gestire risorse limitate e affrontare creature inquietanti. L’ambientazione è volutamente claustrofobica, con una gestione della telecamera isometrica che richiama i vecchi “tank controls“, amplificando la tensione nei combattimenti. Nonostante la durata ridotta (di circa cinque ore), il gioco è ricco di momenti memorabili, dai puzzle ambientali alle creature deformi che sbucano dall’oscurità per tormentare i vostri incubi. Non fatevi infatti ingannare dallo scenario stravagante, Crow Country nasconde qualcosa di decisamente e terribilmente sbagliato. L’esplorazione progressiva delle aree, per altro, è un tassello fondamentale per aumentare il senso di tensione: sbloccando nuove zone, tornerete sui vostri passi per scoprire sempre di più tanto sulla trama quanto sulle ambientazioni, capendo gradualmente perché Edward abbia davvero chiuso il suo parco e dove sia poi misteriosamente scomparso. Da notare però come, per venire incontro ai fruitori più deboli di cuore, il team abbia anche pensato ai visitatori di questo inquietante parco più interessati ad avvistare i corvi e ammirare il panorama che altro: per loro, la modalità Esplorazione consente di avventurarsi senza il timore di subire gli attacchi di alcuni mostri misteriosi che vagano per il Crow Country…

Il progetto è un unico, continuativo ed organico sguardo al passato, il che risulta facilmente essere anche e senza dubbio il suo pregio più forte ed evidente: notevole è infatti la sua capacità di catturare perfettamente lo spirito del survival horror degli anni ’90, senza inutili complicazioni. Il gioco si mantiene snello, offrendo un’esperienza “senza fronzoli” che dura quanto basta per essere appagante, senza dilungarsi inutilmente. La sensazione di tensione costante, unita a momenti di puro terrore e a un sistema di combattimento volutamente limitato (anche e soprattutto in termini strutturali, tanto che vi consigliamo caldamente di mantenere i “tank control” di una volta, per quanto opzionali), rende l’esperienza estremamente immersiva per chi ama il genere. Crow Country sa esattamente quando colpire con un buon jump scare e come mantenere alta la suspense durante tutta la durata del gioco​. Il difetto principale è invece lo scarso livello di sfida per i veterani di questo tipo di produzioni: Se da un lato Crow Country riesce a conquistare con la sua atmosfera e il design dei mostri, dall’altro il livello di difficoltà potrebbe risultare troppo basso per gli appassionati più sgamati. Il gioco non vi metterà infatti mai davvero con le spalle al muro: le risorse sono sufficienti e gli enigmi, per quanto ben progettati, non presentano una sfida particolarmente eccessiva. Per chi è abituato a gestire situazioni di estremo pericolo, il livello di minaccia percepita potrebbe sembrare attenuato, riducendo la tensione che ci si aspetterebbe da un titolo horror.

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La direzione artistica non poteva che essere anche lei un omaggio ai classici: L’aspetto visivo di Crow Country è una celebrazione della nostalgia anche in termini estetici. I personaggi e gli ambienti ricordano molto le figure di plastica dei giocattoli Playmobil, con una grafica che richiama nel suo complesso lo stile low-poly dell’era PlayStation 1. Questo design volutamente retrò, insieme ai mostri dalle fattezze comunque deformi e disturbanti, crea un contrasto affascinante che funziona alla perfezione per questo tipo di esperienza tensiva. Le creature, spesso più grottesche che minacciose, sembrano uscite da incubi surreali, aggiungendo un senso di disagio che ricorda i migliori momenti della saga di Silent Hill. Le scelte tecniche, come l’uso della telecamera isometrica e i comandi ispirati ai vecchi giochi, sono una chiara lettera d’amore ai fan del survival horror classico e il tutto risulta perfettamente organico e riuscito, in un contesto dove persino la cura riposta nei menu e nelle user interface riescono ad aumentare questo senso di malinconico fastidio.

La recensione

8 Il voto

Progetto volutamente limitato, nei valori di produzione e nella giocabilità macchinosa, riesce perfettamente e con grazia, raffinatezza, classe e precisione a ripescare gli stilemi cardine dei survival horror di fine anni '90, riportando gli appassionati indietro nel tempo lungo un viale dei ricordi ancora vivido, come i brividi di tensione e paura che Crow Country saprà procurarvi!

Valutazione

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