Il continuo richiamo al passato è ormai parte fondante del complesso e variegato mondo dei videogame contemporanei: non è sempre, o quantomeno necessariamente, figlio di una mancanza di stimoli creativi nuovi, freschi e inediti, quanto a volte reazione di rigetto a determinati crismi della produzione odierna, che nel suo inesorabile percorso di cambiamento ed evoluzione ha necessariamente calpestato, soverchiandoli per poi abbandonarli, altri stilemi tipici di una volta, con buona pace degli appassionati di vecchia data. Appassionati che, però, sono cresciuti (numericamente, oltre che a livello anagrafico, acquistando sempre più potere d’acquisto) così tanto da iniziare a un certo punto a generare un doppio fenomeno: da un lato, si sono ritrovati, magari dopo anni passati a trascorrere le giornate della propria giovinezza con in mano un pad, dall’altra parte della barricata, diventando programmatori; dall’altro hanno iniziato a dar vita a una sacca (inizialmente sparuta, via via sempre più preponderante) di pubblico potenziale difficilmente ignorabile anche per le aziende più votate al profitto. Ed è oggi ormai normale, così tanto da esser consuetudine, veder fiorire un numero sempre più elevato di titoli nostalgici, nelle dinamiche e nella struttura, settando la cornice narrativa nonché i crismi stilistici secondo i dettami dei titoli degli anni ’80 o ’90, tra pixel-art e scontri a turni, tra piattaforme e testi scritti. In questo filone si va perfettamente ad inserire la serie 8 Bit Adventure, arrivata oggi al suo secondo capitolo, sulle vostre Nintendo Switch, la console che forse più di ogni altra si è distinta per la capacità propulsiva di questo fenomeno di rilancio del passato, in chiave moderna.
8 Bit Adventure 2″ è il seguito di “8 Bit Adventure”, un titolo che ha catturato l’attenzione degli appassionati di retro gaming per la sua omaggio ai classici giochi di avventura del passato. La serie si distingue per il suo stile grafico pixelato e per una colonna sonora nostalgica che riporta i giocatori negli anni d’oro dei videogiochi. Nel primo capitolo, i giocatori venivano introdotti a un mondo ricco di enigmi da risolvere e personaggi eccentrici, tutti caratterizzati da un umorismo distintivo e da dialoghi brillanti. Il gioco ha fatto breccia nel cuore di molti per la sua capacità di mescolare nostalgia e modernità, creando un’esperienza accessibile anche ai neofiti del genere. La trama coinvolgente e l’arte stilizzata hanno reso il titolo un piccolo cult tra i fan. Tutto questo ritorna, con un discreto grado di continuità e coerenza con il suo stesso antesignano, anche nell’episodio che andiamo qui a recensire. Ci troviamo davanti a un titolo che, pur nella generale qualità dei suoi elaborati, non può che apparire derivativo: non tanto rispetto ai prodotti di allora (cosa ovvia, essendone un tributo), quanto del filone ormai bulimico di titoli indipendenti che seguono questo solco, nonché del suo predecessore.
In esso, la trama si sviluppa come un affascinante arazzo di intrighi e colpi di scena, ampliando il mondo introdotto nel primo capitolo. La storia riprende le avventure del protagonista, un eroe improbabile con una personalità affascinante e carismatica, che si trova nuovamente coinvolto in una serie di eventi straordinari. La narrazione si apre con il nostro protagonista che, dopo aver vissuto le avventure del primo gioco, si ritrova in una situazione di apparente tranquillità. Tuttavia, questa serenità è di breve durata, poiché una nuova minaccia si profila all’orizzonte: una misteriosa entità oscura che intende rovinare la pace del regno. Seguendo dinamiche ad oggi tra il datato e il tradizionale, ma mettendole a schermo con una certa cura per il dettaglio nonché per la coerenza contenutistica, l’elemento centrale della trama ruota attorno alla ricerca di artefatti leggendari, che si dice possiedano poteri incredibili. I giocatori quindi vengono trascinati in una corsa contro il tempo, dove devono esplorare ambienti variopinti e interagire con un cast di personaggi eccentrici e memorabili, dove ogni nuovo incontro arricchisce la storia, svelando segreti e creando legami che aggiungono profondità alla narrativa complessiva. I dialoghi brillanti e l’umorismo tipico della serie rendono ogni interazione un momento da gustare, mentre i colpi di scena inaspettati mantengono alta la tensione e l’interesse. Un aspetto particolarmente intrigante della trama è la sua abilità di affrontare temi più profondi, come il valore dell’amicizia, il sacrificio e la ricerca della verità, senza trattarli in maniera necessariamente stereotipata né superficiale, stupendo a tratti per la capacità di dialogare anche con un pubblico più adulto. Mentre il protagonista si muove attraverso avventure sempre più complesse, si trova a confrontarsi con le proprie paure e incertezze. Questo sviluppo del personaggio rende la storia non solo un semplice viaggio di avventura, ma un percorso di crescita personale, quasi emulando gli insegnamenti del più tipico (ma mai fuori moda) romanzo di formazione, di ispirazione letteraria. Di ulteriore interesse risulta poi la capacità del macro arco narrativo di intrecciare elementi di mitologia e folklore, dando vita a un universo ricco e dettagliato, in cui i giocatori scoprono le origini delle varie creature e degli artefatti che popolano questo universo finzionale, creando un senso di immersione nel mondo fantastico del gioco. La costruzione del mondo è tale che ogni angolo del regno ha una sua storia da raccontare, invitando i giocatori a esplorare e scoprire ogni anfratto delle varie regione visitabili. In sintesi, la trama di “8 Bit Adventure 2” si distingue per la sua profondità e complessità. non si tratta solo un pretesto per l’azione, ma di un elemento fondamentale che guida tutta l’esperienza di gioco. Con personaggi ben sviluppati e un intreccio narrativo avvincente, il secondo capitolo si afferma come una vera e propria avventura capace di affascinare e coinvolgere, mantenendo l’interesse costante fino ai titoli di coda. Sempre che certe tematiche non vi siano venute a noia, dobbiamo evidenziare…non troviamo, infatti, particolari sprazzi di freschezza od originalità, pur non scadendo mai nell’ovvietà più estrema.