Astor: Blade of the Monolith è un gioco d’azione e avventura proveniente dalla Colombia, terra alle nostre latitudini nota per serie TV crime e per turismo, mentre considerata solitamente piuttosto vergine in ambito videoludico. Gli sviluppatori C2 Game Studio (ed il publisher Versus Evil) si sono cimentati in un progetto piuttosto ambizioso, forse fin troppo, ossia quello di portare a termine con successo l’ennesimo clone/dedica a The Legend of Zelda. Va da sé che con questo presupposto l’asticella delle aspettative si alza e di molto, vediamo se agli sviluppatori sono tremati i polsi o se sono riusciti a completare degnamente l’opera. Siamo sul pianeta Gliese, un tempo dimora di una razza antica e avanzata, creatori dei Diokek, esseri senzienti che vivono pacificamente da millenni. Tuttavia, la tranquillità dei Diokek è minacciata quando creature malvagie conosciute come Hiltsik iniziano a seminare il caos laddove prima regnava la pace. Il giocatore veste i panni di Astor, un giovane guerriero Diokek determinato a scoprire la verità dietro la scomparsa dei suoi creatori e a fermare l’invasione dei Hiltsik. Convinto che la chiave per salvare il suo popolo risieda nei segreti lasciati dagli antichi, Astor intraprende un viaggio epico, è ovviamente non privo di pericoli letali, attraverso il pianeta. Durante la sua avventura, Astor deve esplorare vari biomi di Gliese, dalle foreste rigogliose alle antiche rovine con templi misteriosi, aree brulle e desertiche e molto altro. La sua missione è duplice: combattere le forze malvagie che minacciano il suo mondo e svelare il mistero della scomparsa degli antichi creatori, credendo che possano aver lasciato dietro di sé un modo, una sorta di eredità ultima, per salvare il suo popolo.
Astor ci guiderà attraverso circa 10 ore di gioco, raggiungibili portando a compimento anche buona parte delle quest secondarie affianco all’arco narrativo principale. L’anima di questo titolo come anticipato deve molto alla saga di Link e compagni, combinando elementi di hack-and-slash con una forte enfasi sull’esplorazione e la risoluzione di enigmi. Più che nel game play vero e proprio questo debito citazionista lo rivedremo in alcuni aspetti della trama, della grafica e più in generale nel mood dei personaggi e delle ambientazioni. Il combat system si basa su combo dinamiche che, fatte le debite proporzioni, potrebbero richiamare Devil May Cry e Bayonetta, dandoci ampia capacità di scelta tra attacchi corpo a corpo, attacchi a distanza e combo fra queste modalità, creando una varietà ultima di mosse spettacolari. Astor porterà con sè quattro armi: spada, lancia, martello e guanti. Ogni arma declinerà in una sua maniera peculiare gli attacchi corpo a corpo o a distanza, ed ogni arma reagirà in maniera differente all’input da noi dato. Differenti saranno anche la velocità di caricamento dell’attacco e i danni inflitti (questi ultimi dipendenti anche dal tipo di avversario affrontato), così come le combo che si possono concatenare. Ad aumentare la varietà delle combo disponibili va notato che potremo cambiare arma anche durante le combo per massimizzare il danno e la varietà degli attacchi. Un elemento chiave del gameplay è l’uso del potere runico e del potere spirituale. Il primo consente ad ad Astor di trasformare l’energia delle rune in armi, item o di essere caricata per compiere finisher, scudi ed evocazioni. Il potere spirituale è invece più attinente alla sfera dell’esplorazione, verrà infatti utilizzato prevalentemente per risolvere enigmi e rivelare passaggi segreti, inclusa la possibilità di passare nel regno degli spiriti per interagire con elementi dell’ambiente non visibili nel mondo reale.
Graficamente Astor è piuttosto appagante, non tanto per la qualità della grafica in sè, che anzi denota l’essenza di un titolo dal budget medio, quanto per la direzione artistica e la palette di colori molto vivace e piacevole. Ogni ambiente è ricco di dettagli, con una cura particolare per la diversità dei paesaggi e l’atmosfera di ogni luogo. Gli effetti visivi, i giochi di luce, le esplosioni, le collisioni e le magie sono davvero degne di nota e ben realizzate durante i combattimenti, soprattutto quelli legati all’uso del potere runico, sono particolarmente spettacolari. Lo stile grafico, manco a dirlo, richiama in molti aspetti alcuni tra gli stilemi più riconoscibili di The Legend of Zelda, unendo elementi realistici con una certa stilizzazione, che si adatta bene al tema fantascientifico e avventuroso del gioco. Quanto messo sul piatto dagli sviluppatori è senza dubbio degno di nota anche se, alla lunga, alcune pecche vengono al pettine, probabilmente frutto della differenza tra le aspirazioni, molto alte, e le reali possibilità in termini di budget per questo titolo. Dopo alcune ore di gioco il mondo di gioco finisce per risultare un pò spoglio e poco dinamico, per quanto riguarda le interazioni possibili, questo nonostante la presenza di side quest studiate per mettere un pò di brio in più. Gli enigmi stessi talvolta risultano un pò troppo affrettati, o comunque male e poco spiegati al giocatore, che finisce per trovarsi di fronte ad un enigma che non si sa da quale parte iniziare causa la mancanza di indizi. Il combat system stesso, lodevole per il tentativo di introdurre una certa varietà di soluzioni offensive, alla resa dei conti risulta un pò inutile, nel senso che l’IA degli avversari è talmente limitata da non spingerci più di tanto a sperimentare, quanto ad attenerci ad un pattern consolidato e bene o male vincente quasi contro tutti i nemici. Sia chiaro, Astor Blade of the Monolith è tutt’altro che un titolo mal realizzato, anzi spesso e volentieri si è rivelato divertente ed appagante, quello in cui pecca è la mancanza di continuità. Il titolo infatti vive di alti e bassi per tutta la durata dell’avventura, sia nella capacità di intrattenere durante i combattimenti, che in termini di capacità di narrare una storia sembra interessante, che di fornire spunti intriganti nelle sezioni di esplorazione (talvolta fin troppo allungate da quest secondarie poco interessanti).
La recensione
Astor Blade of the Monolith lascia la sensazione di aver svolto bene il compito, ma di mancare nel momento del cosiddetto salto di qualità. Sicuramente le eredità/aspirazioni che si porta dietro sono pesanti, quindi qualche mancanza (ingenuità) gliela si fa passare. A fronte di una realizzazione grafica ed una direzione artistica davvero piacevole e degna di nota abbiamo un gameplay che alla lunga risulta un pò troppo inflazionato, così come delle fasi esplorative che non riescono a risultare sempre di alto livello. In generale un action che si fa gradire ma che vive di alti e bassi, mancando appunto di quella continuità che poteva elevarlo ulteriormente.