THE OUTER WORLD – Benvenuti a un nuovo appuntamento dedicato alla nostra rubrica intitolata “The Outer World”, una finestra nuova per Switchitalia, con vista sui mondi videoludici che si espandono fuori dalle consuete e familiari mura dell’universo Nintendo. Se volete più dettagli sulla nostra iniziativa, vi rimandiamo all’articolo introduttivo con cui ve la presentiamo, sospinti dalla curiosità esplorativa tipica degli amanti dei videogiochi.
L’orrore torna a farsi strada sui nostri schermi con Daymare: 1994 Sandcastle, sequel diretto di Daymare 1998, survival horror tutto italiano uscito per console nel 2020. La collaborazione tra il publisher Leonardo Interactive e lo sviluppatore Invader Studios ci porta nelle atmosfere cupe di una Area 51 come non l’avevamo mai immaginata. Come vedremo quella che ci apprestiamo a provare è a tutti gli effetti una saga ispirata fortemente a Resident Evil, quasi una lettera d’amore al capolavoro Capcom e a tutto ciò che negli anni ne ha tratto ispirazione. Abbiamo già incontrato il publisher Leonardo Interactive in Dry Drowning (qui recensito) ed in Willy Morgan e la maledizione di Bone Town (qui recensito), mentre per quanto riguarda Invader Studios la genesi che ha portato a Daymare è senza dubbio curiosa. Lo studio ha prima lavorato a “Resident Evil 2 Reborn”, un remake non ufficiale del classico Capcom. Il progetto è stato interrotto quando il remake ufficiale di Resident Evil 2 è stato annunciato nel 2015, ma Invader Studios ha ricevuto un invito da Capcom Ltd. a visitare il loro quartier generale a Osaka, in Giappone, ed è stato menzionato nei titoli di coda del remake ufficiale di Resident Evil 2. Non sorprenderà dunque se aggirandoci per l’Area 51 nei panni della scienziata / agente speciale Dalila Reyes avremo spesso e volentieri qualche dejà vu di Racoon City.
Dal punto di vista narrativo Daymare 1994, pur essendo chiaramente collegato al suo sequel, del quale riprende e approfondisce alcuni temi, vive di vita propria e può essere tranquillamente portato a termine anche se non si è giocato Daymare 1998. La storia segue un canovaccio piuttosto classico per il genere survival horror, svolge bene la sua funzione ma patisce un po’ la mancanza di un maggiore approfondimento della psicologia dei personaggi, talvolta solo abbozzati, lasciandoci con la voglia di saperne qualcosa di più. La protagonista principale è l’agente speciale Dalila Reyes, un’ex spia governativa ora al servizio dell’unità H.A.D.E.S. (Hexacore Advanced Division for Extraction and Search) nonché informatica di successo. Si deve infatti proprio alla Reyes l’invensione del D.I.D. (Data Interchange Device), un computer portatile da braccio in grado di gestire mappa ed inventario, un po’ come il Pip Boy di Fallout. La missione di Reyes sembra semplice: entrare nel centro di ricerca sperimentale più avanzato degli Stati Uniti d’America, la famigerata Area 51, recuperare informazioni riguardanti un misterioso incidente, verificare la presenza di superstiti ed uscire. Facile, no? Ovviamente no, fedeli alla Legge di Murphy tutto quello che potrà andare storto, lo farà. Ben presto, infatti, ci rendiamo conto di essere una pedina al centro di un intrigo politico, scientifico e militare molto più grande di noi, con il dettaglio non da poco che a quanto pare i morti non rimangono tali. Non ci sono virus in grado di rianimare i morti in Daymare 1994, bensì uno strano fenomeno elettromagnetico (nel prosieguo dell’avventura ne capiremo di più) sotto forma di sfere luminose, che appunto al contatto con i cadaveri è in grado di trasformarli in feroci esseri pronti a farvi la pelle. Il tutto perdendoci nei freddi corridoio di una Area 51 non troppo vagamente ispirata ai piani sotterranei delle Umbrella Corporation. Pur non essendo particolarmente vari in termini di tipologia (abbiamo contato quattro razze diverse di nemici), i non-morti che affronteremo nel corso della nostra esplorazione sono più che sufficienti per tenere alto il livello di sfida e di tensione, in particolar modo quando verremo attaccati in forze da nemici in grado di collaborare tra di loro.