Non passa settimana senza che il nostro sito si ritrovi fra le mani l’ennesima riprova di quello che per la nostra redazione è diventato ormai un vero e proprio mantra, quasi un programma “politico” nell’approcciare il variegato ma complesso panorama dell’industria dei videogiochi moderna. Innegabile, infatti, come il processo di acquisizione e accorpamento (tanto di veri e proprio team, quanto di dinamiche di genere e/o produzione e promozione) stiamo ormai formando veri e proprio conglomerati di mega-corporazioni che, premendo sull’acceleratore dei budget, siano in grado di far ruotare solo e soltanto attorno a sé stessi il maggior numero di acquirenti e, conseguentemente, di spesa dedicata verso questo intrattenimento interattivo che tanto amiamo. Basti pensare non soltanto ai grandi nomi altisonanti di Microsoft con Bethesda o Activision, piuttosto che di Sony con Bungie e Insomniac, ma anche a quell’incomprensibile insieme di gruppi non meglio definito che passa oggi sotto il nome di Embracer, al cui interno si celano attori di ruolo e dimensione diversa come THQ Nordic, Plaion (ex Koch Media), Milestone e chi più ne ha più ne metta…ma anche a micro-fusioni che stanno facendo scomparire diversi gruppi autonomi, schiacciati da un’economia sempre più difficile, soprattutto a causa della spinta anti-competitiva dei maggiori publisher. Ed è per questo che non ci stancheremo mai di gioire e di glorificare i mezzi di produzione, pubblicazione e promozione autonomi che si sono sviluppati quasi di contrasto proprio in questi anni, quasi fossero degli anticorpi finalizzati a tenere in vita un aspetto altrimenti fortemente a rischio in questa industria: l’originalità. La spinta creativa garantita oggi dai tool di sviluppo middleware, dalle possibilità di comunicazione dei social media, dalle finestre dirette verso il consumatore rappresentate dagli store digitali e, soprattutto, la forza artistica del panorama indipendente. Ed è quindi con il sorriso che accogliamo Worldless sul Nintendo eShop.
Worldless è un prodotto assolutamente particolare e ben lontano dagli stilemi conformisti delle produzioni contemporanee: per nulla allineato alle dinamiche di fruizione di massa sotto tutti i punti di vista, cerca di proporre una propria visione di sé stesso in maniera coraggiosa, ma non inconsistente. Ambientato in un tempo in cui le regole dell’esistenza restano indefinite, metterà i giocatori nelle condizioni di esplorare un mondo senza forma composto da due regni: quello fisico ospita le entità che plasmano la propria crescita ed esperienza, mentre quello astrale è il luogo a cui esse aspirano. Ciò scatena un’inevitabile scontro tra polarità e una lotta per la trascendenza. Lungo la strada si incontreranno esseri convinti che la loro superiorità sia sufficiente a garantire loro un posto nell’esistenza successiva, ma così non sarà a meno che non si riesca a prevalere sul campo di battaglia. Il gioco è un continuo spingere la percezione del fruitore alla ricerca di una difficile definizione dell’indefinito, continuando a scoprire infinite possibilità di progressione. Tutte le principali fasi di gioco, infatti, che siano di esplorazione, di narrazione o di battaglia, si muoveranno attraverso un mondo informe alla ricerca di un destino dal divenire continuamente fluido. Le realtà che compongono questo universo immaginifico, infatti, sono confuse: l’importante sarà non cercare di aggrapparsi per forza a un solo modo di percepire, lasciandosi al contrario cullare in ambientazioni suggestive e indimenticabili che aprono la mente di ogni giocatore. Carpe diem, diceva una famosa pellicola cinematografica, e potremmo fare nostro questo motto anche per Wordless: goditevi il momento, definendo il mondo per scoprine ogni segreto attraverso una trama misteriosa e aperta all’interpretazione.
Volendo per forza cercare un benchmark per facilitare la comprensione di questo indescrivibile esperimento videoludico, lo si potrebbe trovare in El Shaddai: Ascension of the Metatron forse (per altro anche lui in arrivo a breve su Nintendo Switch probabilmente per vincere la palma del porting più tardivo e commercialmente incomprensibile di sempre), ma soltanto per l’estetica astratta che ne governa la direzione artistica, perché Wordless ha una sua personalità propria, anche sotto il versante della struttura ludica. A tratti platform bidimensionale, con tanto di disvelamento enigmistico legato all’esecuzione dell’atto di puro movimento; a tratti walking/flying simulator capace di ricordare la poetica di un Joruney visto il placido approccio al motore fisico di accompagnamento; a tratti action-rpg con un sistema di combattimento a turni fortemente basato però anche sui riflessi di esecuzione da parte del giocatore, spinto per necessità ad imparare il corretto tempismo dell’esecuzione delle mosse tanto di attacco quanto di difesa, manco fossimo in un Mario & Luigi qualunque, sotto il puro punto di vista del sistema di combattimento. Calma e frenesia si alternano continuamente, senza consentire al giocatore la facoltà di inquadrare in maniera definitiva l’opera con cui si sta interfacciando. In pratica si tratta di un’avventura d’azione a piattaforme 2D in cui i giocatori dovranno saltare, planare e scattare in un’ambientazione indefinita, svelandone i segreti e trovando il proprio posto in una realtà strabiliante. Un sistema a turni, con meccaniche di difesa e attacco uniche che richiedono pazienza, tempismo e il desiderio di avanzamento, metterà alla prova forza e abilità, lasciando per altro spazio a scelte di potenziamento delle skill grazie a un complesso albero dei talenti in grado di incidere non poco sullo stile di gioco. Insomma, un viaggio tutto da scoprire, passo dopo passo.