Paradise Killer: la recensione

Un’isola fuori dalla realtà. Una civiltà umana senza redini che anela a riportare in vita delle divinità aliene. Un assassinio a porte chiuse...ho attirato la vostra curiosità?

Psichedelia al potere: questo potrebbe essere il claim promozionale di alcune opere del panorama indipendente, così folli e fuori dagli schemi da risultare pesino stranianti a tratti. Ma ricchissime di spunti e fascino, se poi approfondite: che sia un versante estetico a proporre stilemi fuori dai consueti schemi, piuttosto che una particolare dinamica ludica di interazione tra l’utente e il mondo presentato, o ancora il presupposto narrativo, legato magari a una concezione di world building particolare e ricca di spunti di originalità e interesse, sono davvero moltissime le produzioni capaci ormai di stupire, nonostante l’enorme quantità di contenuti proposti quasi quotidianamente sul proscenio del mercato. E se in passato titoli diversi sotto il profilo della struttura di gioco come Journey, o prodotti visivamente artistici come El Shaddai si affiancavano raramente a universi narrativi distopici come quello di Killer 7, limitati e vincolati alle dinamiche dei grandi publisher, è innegabile che oggi l’accesso quasi diretto anche di piccoli team a pubblicazione, promozione e tool di sviluppo abbia aumentato enormemente le possibilità di nascita e prosperità di questo aspetto così variegato e creativo avvantaggiando, in primis, proprio noi fruitori. Ed è così che accogliamo a braccia e occhi aperti Paradise Killer.

Paradise è un’isola che si rigenera ogni pochi millenni. Il potere psichico che gli adoratori alieni rilasciano nell’universo ha lo scopo di nutrire e infine resuscitare le loro divinità cadute. Ma questa forza attira anche l’interesse indesiderato dei demoni, che alla fine corrompono ogni isola, finché il Consiglio non crea una nuova realtà alternativa. Il sistema non è perfetto, ma un giorno lo sarà: su Perfect 25, la prossima isola di là da venire. Ma alla vigilia della rinascita, il Consiglio viene assassinato e il Paradiso viene ucciso. In seguito a questo atto criminale, la “maniaca dell’investigazione” Lady Love Dies viene convocata dall’esilio per trovare il colpevole. Questo è il crimine che pone fine a tutti i crimini. Quali sono i fatti? Quali sono le verità? I due concetti coincidono? Oppure no? Il vostro compito è trovare l’assassino e costruire un caso inattaccabile contro di lui. Dovrete portare il vostro caso in tribunale e argomentare la vostra interpretazione delle prove in maniera inoppugnabile. Solo quando qualcuno viene condannato con successo il crimine può considerarsi risolto e il Paradiso può essere salvato. La “verità” è che ci sono molti possibili assassini e molti modi per costruire un caso, in questo mondo onirico ma al contempo realmente esistente, nella vostra percezione di realtà. Anche se si presentano argomenti convincenti per l’accusa e si fa condannare qualcuno, il mistero è davvero risolto? Paradise è un’isola ambientata in una storia futura alternativa piena di tradizioni criptiche e ancora più misteri, dove sarà fondamentale esaminare le bizzarre reliquie per saperne di più sulla storia surreale di questo mondo. Scegliere chi accusare e costruire un caso a sostegno della condanna che vi siete immaginati non sarà semplice: tutti in Paradise hanno un segreto da nascondere e qualcosa da guadagnare. I vecchi amici diventano nuovi sospettati, costringendovi a scegliere tra le prove, il bene superiore e le vostre stesse convinzioni. Ci sono molti possibili assassini, ma chi sceglierete come accusato definirà la vostra verità personale. Procedete interrogando i diversi personaggi sparsi sull’isola, ma anche risolvendo enigmatici geroglifici su antichi computer da incubo disseminati nelle diverse aree, per scoprire nuove regioni altrimenti inaccessibili dell’isola, trovando prove nascoste e svelando segreti terrificanti, cruciali per costruire la vostra verità.

Ci avete capito qualcosa? No? Bene, perché è esattamente la sensazione che si prova iniziando questa particolarissima avventura, che si fonda su concetti di world building molto particolari, legati a divinità e umanità intese in maniera fluida, così come interpretabile è il concetto stesso di esistenza e verità: man mano che vi troverete a progredire lungo il racconto, resterete affascinati dalle leggende, dalle tradizioni, dai racconti che, un po’ come nei tempi antichi anche nel mondo reale, permeano la natura stessa dell’antropologia e dell’ermeneutica dei personaggi che popolano quest’isola tanto paradisiaca quanto maledetta, costretta a infondere nel tessuto sociale quella stessa influenza spirituale che finirà sempre per causarne la corruzione e, conseguentemente, far ripartire il ciclo di resurrezione del mondo intero. Insomma, arrivare a Paradise (il nome dell’isola) sarà davvero come partire per un viaggio…e uno di quelli davvero psichedelici: per chi avesse già avuto la fortuna di assaggiare la follia dei un Killer 7 (sviluppato da Suda 51 e Grassoppher Studio, pubblicato da Capcom ai tempi del GameCube) potrebbe essere d’aiuto pensare proprio a quella disturbante anomalia comunicativa (sia visiva che di sceneggiatura) per provare a ottenere un barlume di comprensione di quello che potrebbe attendervi in questa visual novel indipendente. Il cui merito principale è senza dubbio legato ai dialoghi, assolutamente distopici, ma solo apparentemente incoerenti e sempre assolutamente pungenti, penetranti e mai banali.

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