Fuga: Melodies of Steel 2: la recensione

Torniamo a vestire i panni di questi intrepidi bambini, tra guerra, strategia e..scelte dolorose.

C’era una volta uno splendido universo narrativo, fatto di protagonisti umanoidi, ma dai tratti canini o felini, sorretto da una splendida direzione artistica, nonché da soluzione di gioco forse semplici, ma sempre curate, in linea con i gusti degli amanti dei giochi di ruolo giapponesi. Che il tutto andasse sotto il marchio Tail Concerto o Solatorobo, è difficile per chi è cresciuto a pane a PlayStation 1 o Nintendo DS non ricordare con affetto gli sforzi creativi originali di CyberConnect2 prima che le impietose dinamiche di mercato spingessero il team giapponese verso lo sviluppo a licenza di titoli picchiaduro per altri publisher più grandi, limitandone enormemente l’espressione stilistica a dinamiche apprezzabili, ma pur sempre copia-carbone di se stesse. Meno male che, a un certo punto, l’esplosione di popolarità degli store digitali, uniti all’enorme successo di Switch anche in ambito di rilancio di produzioni prevalentemente orientate a un pubblico anche avvezzo alla fruizione portatile non sempre né necessariamente legata agli stilemi del gioco on TV di stampo holliwoodiano, hanno saputo riportare i riflettori verso titoli di stampo forse minore, dal punto di vista dei budget, ma non per questo inferiori sotto il profilo puramente ludico o artistico. Ed ecco così che CyberConnect2 ritrova, grazie all’eShop, la carica creativa necessaria per riprendere quel suo interessante universo diegetico e riproporlo per il pubblico moderno, con la saga (che diverrà trilogia in futuro) di Fuga: Melodies of Steel, giuta oggi al suo secondo capitolo, qui recensito per voi.

Il primo episodio di questa serie autoprodotto e autopubblicata dagli stessi sviluppatori era già arrivato a baciare i lidi della vostra console ibrida preferita, incontrando i favori della nostra redazione (come potete riscoprire, leggendo la nostra recensione), ma è con affetto e interesse che abbracciamo il secondo atto a così poca distanza dal primo, avendo ancora ben vividi nella memoria i ricordi di quelle disavventure e il fato dei suoi protagonisti. Sì, perché uno degli aspetti più intriganti della serie è legato proprio ai suoi personaggi: piccoli bambini ritrovatisi, loro malgrado, al centro di un conflitto bellico in grado di trascinarli verso situazioni al limite, con decisioni difficili da prendere persino per un adulto, figuriamoci per esseri così giovani. Il concetto di sacrificio e bene superiore nel primo capitolo era stressato all’inverosimile, generando situazioni di gioco davvero tese, in cui le capacità strategiche del fruitore erano messe a dura prova, con la spada di Damocle di dover riuscire a superare i diversi scontri che si frapponevano tra il party e l’obiettivo finale della vittoria, senza ricorrere all’utilizzo dell’arma suprema: un super cannone in grado di eliminare qualsiasi nemico con un colpo solo, a patto di sacrificare la vita di uno dei bambini del nostro esercito. Inutile dire come lo scheletro stesso del gioco fosse in grado di generare una pressione continua nei confronti del giocatore, anche grazie a diverse fasi narrative di approfondimento del carattere e della personalità dei diversi membri del party che, grazie anche un character design davvero sopraffino, era in grado di scavare davvero nell’animo del fruitore, immedesimandolo nelle situazioni e facendolo appassionare al destino di questi piccoli grandi eroi. Un legame che è perdurato anche dopo aver completato il primo capitolo e che ci fa affrontare il seguito con il cuore in mano, ma anche con la ferrea volontà di rimetterci in gioco, per aiutare i protagonisti a superare tutte le avversità che i celano nel loro prossimo futuro.

Il secondo episodio della serie è un seguito diretto, che prende piede esattamente dal termine delle avventure del precedente capitolo, laddove misteriosamente una notte il carro armato semi-senziente che tanto ha aiutato i piccoli eroi nel momento del bisogno, sembra impazzire: con al suo interno una parte del gruppo inizia infatti un misterioso viaggio, allontanandosi dall’accampamento e seminando distruzione lungo il suo cammino. I bambini rimasti al campo base sfruttano un altro misterioso mezzo di trasporto per inseguire il carro armato e cercare di salvare i propri compagni. La tensione, come nel primo gioco della serie, è altissima sin dalle prime battute, tanto per il contesto narrativo, quanto per quello ludico. Il nuovo mezzo bellico, infatti, possiede capacità simili al precedente, ma potenzialmente ancora più pericolose. Il Soul Cannon ad esempio è un’arma mortale che può elimiare anche i nemici più potenti con un colpo solo! Ma il suo utilizzo vi costerà la vita di uno dei bambini del vostro equipaggio, quindi cercate di usarlo il meno possibile. Ma attenzione: dopo aver identificato un pericolo, l’AI conosciuta con il nome di Hax selezionerà a caso un bambino da sacrificare e inizierà il conto alla rovescia per l’utilizzo del cannone. I giocatori dovranno quindi sconfiggere tutti gli avversari entro il tempo limite, prima che sia troppo tardi! Inutile dire come tutto quanto risulti estremamente angosciante…ma non è tutto: gli sviluppatori hanno infatti sapientemente dosato altri elementi, capaci di controbilanciare gli aspetti più invasivi di queste dinamiche di gioco, arricchendo il seguito di tutta una serie di variazioni sul tema.

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