Tales of Symphonia Remastered: la recensione

Il gioco che ha fatto scoprire in Europa la saga Tales Of torna a 20 anni dal lancio. L'età si farà sentire?

È una giornata di sole come tante ad Iselia, villaggio degli oracoli e città d’origine del clan del Mana. In realtà non può essere una giornata normale, trattandosi del “Giorno della Profezia”. Un bagliore accecante proveniente dal Tempio di Martel preannuncia che la stessa sta per essere annunciata, un misto di timore e aspettative permea l’aria. Lloyd ed i suoi amici d’infanzia Colette e Genis decidono, insieme alla loro insegnante Raine, di correre a vedere cosa sta succedendo. Da quel momento niente sarà più come prima, in un mondo morente, appeso alla speranza che un giorno un Prescelto sorgerà tra la gente per far rinascere la terra. Sylvarant infatti sta soffrendo per l’enorme mancanza di mana, la fonte di energia necessaria sia per la magia che per sostenere la vita stessa, i raccolti stanno seccando, la gente ha perso speranza. In tutto questo solo la nostra eroina Colette, con il suo gruppo di fedeli amici supportati dal mercenario Kratos Aurion, può completare il viaggio per la rigenerazione del mondo, risvegliando gli spiriti guardiani che lo popolano. L’originale Tales of Symphonia, pubblicato nel 2003, è arrivato alle nostre latitudini un anno dopo, in versione Game Cube, mentre il porting per PS2 non è mai uscito dai confini giapponesi. Di conseguenza è comprensibile che a 20 anni di distanza una versione remastered desti particolare interesse, essendo una occasione unica per scoprire/riscoprire uno dei capitoli più amati della serie. Namco Bandai ci propone dunque una versione migliorata dal punto di vista grafico ed ottimizzata nel gameplay, perlomeno nelle intenzioni.

Iniziamo col dire che di questa versione remastered il comparto che meglio tiene botta è senza dubbio quello narrativo, il che, se da una parte è un bene, dall’altra rende l’idea del fatto che si poteva fare qualcosina di più su tutto il resto per nascondere il passare del tempo.  La storia ed il cast di personaggi ancora oggi riesce ad affascinare e a catturare il giocatore, con una trama e delle personalità forse un po’ stereotipate ma senza dubbio in grado di smuovere qualcosa a livello emotivo, rendendoci impossibile rimanere indifferenti. Detto questo è necessario evidenziare che sia dal punto di vista grafico che da quello del gameplay era necessario spendersi un po’ di più per mascherare i segni del tempo. Se graficamente infatti le cut-scene animate sono rimaste affascinanti proprio come le ricordavamo, non altrettanto si può dire del resto della grafica che, pur realizzata in un bel cel shading, mostra qualche ruga di troppo, nonché qualche effetto pop-up ed un generale senso di legnosità nelle animazioni. Anche i menu tutto sommato potevano essere rinnovati, rendendoli più accessibili e meno macchinosi, in linea con le produzioni più recenti.

Il combat system funziona bene ma anche in questo caso subisce un po’ l’impietoso passare del tempo. In realtà non c’è nulla che non vada, semplicemente la sensazione è quella di interagire tramite meccaniche un po’ vecchie. L’accesso ai combattimenti è semi-casuale, e ci porta in arene nelle quali potremo muoverci liberamente e scegliere di volta in volta in tempo reale su quale avversario concentrarci, con il supporto dei nostri alleati. Il fatto di poterci muovere liberamente per l’arena aggiunge un graditissimo pizzico di dinamismo, confusione e strategia alla battaglia. Aspetto sempre molto utile soprattutto da un certo punto in poi sarà la possibilità di assegnare di default al nostro party la posizione sul campo di combattimento, su quale avversario concentrarsi e che tipo di attacchi compiere. Tuttavia con il procedere dell’avventura ci renderemo conto che il ventaglio delle opzioni di attacco a nostra disposizione si alternerà tra una forsennata ripetizione dell’attacco base alternata all’attacco speciale, non appena raggiunto il livello minimo dei relativi punti necessari. Il livello di difficoltà è piuttosto alto, complice il fatto che i nemici sconfitti sono sempre piuttosto tirchi nel lasciar cadere elementi utili al ripristino della salute. Tuttavia, un buon bilanciamento nella crescita dei nostri personaggi ci sarà preziosissimo, grazie all’utilizzo delle exosfere, necessarie allo sblocco di abilità supplementari.

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La recensione

6.5 Il voto

Tales of Symphonia Remastered è un titolo che vive un po' di rendita sulle spalle di una versione originale tra le più riuscite ed amate della serie. Nonostante mostri senza nasconderli i segni dei 20 anni passati, soprattutto in termini grafici e tecnici, è innegabile che è un titolo dal grande fascino. Considerando oltretutto che buona parte dei giocatori di oggi difficilmente hanno goduto della versione Game Cube, ecco che abbiamo comunque tra le mani un must da recuperare per gli amanti dei JRPG vecchia scuola.

Valutazione

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