A volte nel mondo dei videogame esistono barriere inaspettate, per lo più culturali e geografiche, ma in fin dei conti prevalentemente economiche. E succede così che alcune serie, in grado di proseguire a intrattenere lungo un arco di tempo persino pluriennale moltissimi appassionati sul mercato locale (qualunque esso sia), non riescano mai a trovare lo sfogo commerciale al di fuori delle mura domestiche del loro paese d’origine. Almeno fino a quando, nel panorama delle moderne possibilità di distribuzione facilitata, resa possibile dall’espansione tecnologica e conseguente cambiamento nella predisposizione d’acquisto da parte del consumatore, non risulti quasi privo di impatti di costo riuscire a proporre il prodotto attraverso i nuovi canali di pubblicazione digitale, in grado di abbattere i rischi di investimento, azzerando i costi di trasporto e diffusione fisica della propria offerta: ed ecco così che, anche solo come esperimento atto a testare le acque, arrivano nuovi vecchi brand persino in occidente, dopo decenni di preclusione appannaggio esclusivo del mercato del Sol Levante. E’ il caso di Konami che, con WBSC eBaseball torna finalmente a proporre anche per noi la sua serie sportiva semi-arcade con personaggi deformi, dopo un’assenza lunghissima dai lidi occidentali, sfruttando sotto tutti i punti di vista l’abbattimento dei costi offerto dall’eShop, tanto da presentarsi sui nostri store digitali al prezzo di 0,99€, ponendosi quindi al livello di un acquisto di impulso, con il quale la casa di sviluppo cerca di conquistare quote di mercato e allargare il bacino d’utenza di una delle sue serie più classiche, semplicemente storica in quel del Giappone.
Alla modica cifra inferiore a un euro, quindi, potrete portarvi a casa un titolo senza dubbio arcade, ma inaspettatamente capace di restituire con discreta capacità il senso sportivo della disciplina cui fa riferimento. Non fatevi infatti trarre troppo in inganno dall’estetica, chiaramente cartoonosa e deformed, perché al di sotto della sovrastruttura ironica, o divertente che dir si voglia, soggiace uno scheletro ludico immediato, ma piuttosto appagante. A patto, quantomeno, di masticare un minimo di baseball, o addirittura di esserne appassionati, tanto quanto il popolo giapponese: nel territorio del Sol Levante, infatti, questo particolare sport fatto di mazze e guantoni ha un livello di popolarità davvero elevato, secondo solo alle tradizionali arti marziali o al sumo e davanti a fenomeni globali come il calcio, il tennis o il basket. Ed è forse dalla conoscenza, dall’amore e dal rispetto per la disciplina che, seppur in chiave apparentemente semplicistica, che nasce questo prodotto così volontariamente atipico, ma in realtà pura espressione della cultura giapponese. Una cultura che nell’estetica bambinesca o nell’immediatezza d’approccio dell’intrattenimento videoludico, vissuto anche come momento di incontro familiare, non ha mai visto limiti, ma anzi potenzialità di allargamento del proprio bacino di utenza.
Come facilmente pronosticabile, nel gioco si alternano le due fasi principali del baseball: lancio e battuta. In entrambi i casi l’approccio è nettamente accessibile, vista la semplicità dei comandi principali, sufficienti e necessari per compiere la maggior parte delle azioni primarie della disciplina in questione. Progredendo nel gioco, si scoprirà come il minimalismo sia al centro della struttura di gioco, rendendo facile affrontare rapide sessioni di gioco, una sfida dietro l’altra. Poche e semplici coordinazioni tra le levette analogiche e la pressione dei tasti frontali faranno il loro dovere nell’esprimere le azioni al centro di questo sport, con una sensazione di divertimento immediato, seppur forse un po’ superficiale. Mancano, infatti, tutti quegli elementi di contorno che farebbero da corollario al gioco, per renderlo una simulazione ampia, profonda, stratificata e complessa che forse in molti vorrebbero vedere applicata ai titoli sportivi, nonostante vada ribadita l’efficacia delle dinamiche di interazione di base, qui inserite. La ragione è che, rispetto alle versioni classiche del brand, come dicevamo spesso rimaste appannaggio esclusivo del mercato giapponese, questo episodio (come facilmente intuibile anche dal punto prezzo) è come una grande è curata demo,non lo scopo di introdurre la serie anche presso i gusti e gli usi di noi occidentali.
Tutto nel prodotto è indirizzato verso il minimalismo, compreso il versante tecnico: il character design propone modelli semplici, ma ben arrotondati, con animazioni basiche, ma coerenti con la conformazione anatomica dei personaggi; le texture ambientali sono appiattitr da accostamenti cromatici netti, seppur non prive di cura o dettagli, soprattutto nella rappresentazione dei diversi terreni e materiali; il comparto sonoro non offre grandi spunti in termini di OST, ma al contempo ripropone fedelmente i principali effetti audio delle partite di baseball con efficacia. I tempi di caricamento, salvo quello iniziale forse un po’ troppo duraturo, si adattano alla natura intrinsecamente mordi e fuggi dell’opera, pienamente fruibile sia su schermo TV (magari anche online) che in modalità portatile, esprimendo in ogni caso il meglio di sé qualora fruito in multiplayer locale.
La recensione
Più demo che gioco completo, eBaseball si affaccia sostanzialmente per la prima volta sui nostri mercati con una versione semplificata e alleggerita ma ancora ludicamente efficace: stile e giocabilità puntano alla facilitazione della accessibilità del prodotto, senza per questo mancare nel ricreare il feeling è le soddisfazioni dello sport originale, da cui trae ispirazione. Senza dubbio un modo buono ed economico per lasciarsi incuriosire dal titolo Konami, magari in attesa o di un continuo supporto che possa ampliarne i contenuti, o di un futuro nuovo capitolo più ampio e profondo. Ma, speriamo, altrettanto divertente.