Nippon Ichi Software certo non può essere criticata per essersi seduta sugli allori delle sue IP più conosciute o affermate, soprattutto nel corso di questa generazione e su Switch in particolare. Davvero molti i progetti lanciati appartenenti a nuove proprietà intellettuali, nuovi marchi, protagonisti, mondi di riferimento o generi di gameplay. Numerosi tentativi, alcuni più riusciti di altri, magari anche solo per alcuni aspetti e meno per altri, in un processo di tentativi creativi ammirevole e capace di seminare idee che, chissà, potranno poi germogliare in qualcosa di inaspettato e possibilmente più completo e maturo. Come nel caso di The Liar Princess and the Blind Prince di qualche anno fa: un titolo esteticamente interessante ma ludicamente poco rifinito, tanto che ancora oggi risulta forse difficile assegnargli un’appartenenza di genere specifica e ben delineata, o raccontarne a fondo e con minuzia di particolari la cornice interattiva. Eppure, quello stile grafico e quell’approccio estetico tanto riusciti, nonché i toni di una narrazione fiabesca seppur non superficiale, restano ancora oggi piuttosto accattivanti, tanto da risultare il fulcro di interesse primario della nuova produzione di NIS: The Cruel King and the Great Hero, qui recensito per voi.
Il gioco in questione ci mette nei panni di una piccola fanciulla orfana, cresciuta dal Drago re dei mostri in una foresta incantata, circondata da spiriti sia benigni che malvagi, con il profondo desiderio di vivere una grande e avventurosa epopea, le cui gesta possano rendere orgogliosi i suoi strani e bizzarri compagni di viaggio. Con questo obiettivi, si ripropone di attraversare la foresta, seguita a distanza dal premuroso padre adottivo, per un ribaltamento di ruoli e cliché senza dubbio teneramente affascinante. A questo punto il gioco inizia a mostrare il suo lato puramente ludico, fatto di fasi esplorative, alternate a momenti di battaglia strutturati secondo un classico sistema di combattimento a turni, tipico delle produzioni del Sol Levante.
Partiamo subito dal dire come le fasi di spostamento ambientale siano più un semplice movimento del nostro avatar dal punto A al punto B che una vera e propria esplorazione, visto la semplicità del viaggio e la quasi totale mancanza di elementi interattivi, bivi, passaggi segreti o collezionabili sparsi lungo i diversi tragitti che ci troveremo ad affrontare lungo il corso dell’avventura. Gli elementi positivi a sostegno di questi momenti di gioco sono rappresentati prevalentemente dalla splendida direzione artistica che permea la produzione di Nippon Ichi Software, il suo tratto disegnato a mano, il suo stile e l’atmosfera fiabesca che avvolge tutta l’esperienza fruibile dal giocatore, sin dalle prime battute. I numerosi intermezzi narrativi che accompagneranno le vostre esplorazioni, toccando passo passo i diversi punti di svolta del canovaccio intessuto con cura dagli sceneggiatori sapranno essere sufficientemente intriganti da fungere da sprone per la maggior parte degli utenti, indipendentemente dall’engagement derivante invece dal senso di reale progressione che il gioco, troppo spesso, non sarà in grado di offrirvi.