Dieci anni fa usciva su Wii, proprio in concomitanza con il 25° anniversario della serie, The Legend of Zelda: Skyward Sword. Ai tempi non fu uno dei capitoli con la migliore ricezione, se non in termini assoluti, almeno in termini relativi con altri capitoli 3D. Eppure, molti giocatori (probabilmente quasi tutti) non si immaginavano che quella sarebbe stata l’ultima volta – almeno per il momento – in cui avrebbero visto Link inserito in una formula vincente che ormai perdurava da oltre due decenni. Sei anni dopo sarebbe stato infatti il turno di Breath of the Wild, capace di rimettere in discussione le fondamenta stesse della serie e ridefinire l’intero panorama videoludico. Mentre ne aspettiamo l’atteso seguito, Nintendo decide di riproporre l’ultima grande avventura di Link pre-BotW in una versione remaster denominata didascalicamente The Legend of Zelda: Skyward Sword HD.
Un consiglio per chi si è avvicinato alla serie con BotW, ma non solo: prima ci rendiamo conto che il gioco in esame non è Breath of the Wild, e prima saremo in grado di apprezzare quello che SSHD ha da offrire. Nonostante Nintendo abbia cercato di “venderlo” come un precursore di alcuni elementi che sarebbero poi integrati nell’ultimo capitolo della serie (l’utilizzo della vela paracadute, la barra del vigore che si consuma correndo o arrampicandosi, la possibilità di creare oggetti mescolando ingredienti), siamo di fronte a due mondi completamente diversi. In tutti i sensi.
Se l’elemento che forse più ha sorpreso e conquistato in BotW è la possibilità di vagare per Hyrule liberamente senza seguire un percorso predefinito, in SSHD ritroviamo invece quella linearità che forse iniziava a farsi sempre più stretta per alcuni giocatori. Eppure, sembrerà strano a dirsi, ma in un periodo storico in cui ormai i vasti open world la fanno da padroni, tornare a un mondo di gioco più contenuto e ad una scansione più lineare può essere persino un’esperienza rinfrescante. Senza cadere in facili nostalgismi, se come formula ha funzionato per più di vent’anni, un motivo ci dovrà pur essere. Sempre però se ben consapevoli di quello cui stiamo per giocare, sospendendo ogni confronto con meccaniche oggettivamente più moderne.
Ciononostante, Nintendo ha pensato a diverse migliorie per venire incontro ai giocatori d’oggi. In primis, una veste grafica migliorata: forse un cambiamento meno eclatante rispetto a quanto avevamo visto con le versioni in HD di Twilight Princess e Wind Waker uscite su Wii U, ma già solo il (doveroso) passaggio a 60 fps rappresenta un passo avanti più che significativo, con rallentamenti quasi assenti. Poi, se preferite le atmosfere più cupe di TP o il colorato cel chading di WW, è questione di gusti soggettivi: personalmente, il character design di SS non è tra i miei preferiti, ma i toni acquarellati e luminosi rendono il mondo di gioco molto bello alla vista, con uno stile che in fondo è invecchiato piuttosto bene.
Lo stesso non si sarebbe potuto dire per il ritmo di gioco, se non fossero stati apportati alcuni accorgimenti. Il gioco inizia con un video introduttivo nel quale ci viene spiegato la genesi di Oltrenuvola, un mondo sospeso in cielo dopo che la Dea delle leggende ha deciso di salvare l’umanità dalle forze oscure che hanno invaso la Terra. Le prime fasi di gioco continuano a svolgersi con un po’ di lentezza, ma rispetto all’originale sono stati eliminati diversi dialoghi superflui, molti dei quali costituiti da tutorial ridondanti. In maniera simile, le descrizioni degli oggetti raccolti non compaiono più ad ogni riavvio del file di salvataggio, e la maggior parte dei dialoghi possono essere velocizzati, senza dover star dietro alla velocità (o per meglio dire, lentezza) dell’originale. E poi, praticamente tutte le cutscene possono essere addirittura saltate completamente già dalla prima partita, nel caso giocatori veterani volessero subito concentrarsi sul gameplay. Se aggiungiamo tempi di caricamento più veloci in generale, dal lato tecnico possiamo dire che il lavoro fatto da Nintendo è stato più che buono.