Star Overdrive: la recensione

Unisciti a Bios bloccato su un lontano pianeta alieno con il suo Hoverboard e aiutalo nella ricerca della sua amata risolvendo in modo creativo i rompicapi e combattendo nemici formidabili.

Nel panorama contemporaneo dello sviluppo indipendente su console, la creatività è divenuta uno degli asset più forti dell’intera industria. Grazie a tool di sviluppo sempre più accessibili, a store digitali dalle barriere d’ingresso ridotte e a strategie di comunicazione diretta con l’utenza (via social o crowdfunding), i piccoli studi possono oggi concretizzare visioni un tempo impensabili. Questa rivoluzione ha portato a un’esplosione quantitativa di titoli, ma non solo: in molti casi ha favorito anche un’evoluzione qualitativa, con produzioni capaci di influenzare anche i grandi publisher. Tuttavia, dentro questa libertà espressiva si sono formati filoni consolidati che, nel tempo, hanno portato una sorta di standardizzazione. Metroidvania, rogue-lite, pixel art e citazionismo retrò sono diventati quasi una formula “di comodo”, replicata in numerosi progetti indipendenti, spesso incapaci di uscire da schemi rodati. Ma è proprio in questo contesto che titoli capaci di sorprendere, anche solo per ambizione e formato, riescono a distinguersi.

Parallelamente, negli ultimi anni, l’industria videoludica italiana ha vissuto un’espansione lenta ma continua, alimentata dal coraggio e dalla visione di team capaci di coniugare passione e competenza tecnica. Studi come Stormind Games hanno saputo imporsi anche a livello internazionale con progetti ambiziosi, come l’ottimo A Quiet Place, ispirato alla celebre saga cinematografica, dimostrando una crescente padronanza nella produzione di titoli ad alto impatto narrativo e tecnico. Allo stesso modo, è impossibile non citare l’esperienza milanese guidata da Davide Soliani, capace con Mario + Rabbids di ottenere uno dei crossover più riusciti e acclamati dell’ultima generazione, unendo due mondi apparentemente inconciliabili. In questo panorama spicca anche Caracal Games, studio romano che ha già lasciato il segno con Moon Escape per passione e stile retrò, ma anche per competenza tecnica e di design grazie al porting su Switch di Downward Enhanced Edition. Ed è proprio su Switch che il team torna ora con un progetto originale: Star Overdrive, frutto di tre anni di lavoro e interamente pensato per sfruttare le peculiarità della console ibrida Nintendo e dei suoi utenti.

Star Overdrive ci catapulta su un pianeta alieno dominato da rovine ciclopiche, tecnologie dimenticate e un ecosistema affascinante quanto ostile. In questo mondo sospeso tra il mistico e il post-apocalittico, il giocatore veste i panni di un giovane rider, un solitario ribelle armato non di spada o fucile, ma di una tavola da hoverboard ipertecnologica che gli consente di spostarsi a velocità vertiginose, su un vasto pianeta alieno da esplorare liberamente. Il contesto narrativo è volutamente lasciato sfumato, privilegiando l’immedesimazione del giocatore nel ruolo dell’avatar protagonista, impegnato in un viaggio dinamico e stilizzato all’interno di un mondo sci-fi vivo e reattivo. La trama, più ambientale che testuale, si svela attraverso l’esplorazione di rovine misteriose, enigmi ambientali, nemici da affrontare e tecnologie da scoprire, senza disdegnare però importanti snodi nel dipanarsi del canovaccio, sapientemente disseminati lungo il corso dell’avventura. In generale, possiamo affermare come l’esperienza sembra costruita soprattutto attorno a un racconto implicito, suggerito dal design del mondo, dai potenziamenti disponibili e dalle abilità dell’hoverboard avanzato, personalizzabile dal giocatore. Il tutto sostenuto da un’estetica evocativa, incentrata su architetture monumentali, panorami alieni e un’atmosfera avventurosa e contemplativa, che lascia spazio all’immaginazione. Il racconto alterna momenti di scoperta e introspezione a sequenze più dinamiche, affrontando temi come il controllo, la libertà e l’identità. Un canovaccio ben costruito, che sa quando sorprendere e quando lasciare spazio all’esperienza del giocatore.

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