Forse il modo migliore per inquadrare Sorry We’re Closed è vederlo come un’esperienza affascinante, ma non per tutti. Nonostante il suo stile unico e la forte impronta autoriale, il gioco non è un titolo esente da critiche. Uno dei problemi principali è il ritmo, spesso altalenante, con momenti di grande tensione alternati a sezioni più ripetitive, dove il gioco sembra impantanarsi in meccaniche poco incisive. La sua struttura di visual novel interattiva, unita a fasi di esplorazione criptiche, può risultare frustrante, specialmente quando il design dei livelli diventa labirintico e poco intuitivo. Anche la narrazione, per quanto affascinante, tende a essere eccessivamente ermetica, lasciando il giocatore con più domande che risposte. Se da un lato questo approccio può risultare intrigante per chi ama le atmosfere surreali e disturbanti, dall’altro rischia di alienare chi cerca un racconto più coeso e leggibile. Nonostante queste criticità, Sorry We’re Closed riesce comunque a rapire il giocatore, proprio perché si rifiuta di aderire a formule più collaudate e commerciali. È un’opera che punta più sull’esperienza sensoriale che sulla giocabilità pura, e in questo riesce a ritagliarsi un’identità ben definita.
Sul versante tecnico, Sorry We’re Closed sfugge alle classiche metriche di valutazione. Non è un titolo che punta sulla complessità poligonale, né sulla ricchezza di texture o effetti avanzati, ma su uno stile artistico fortemente espressivo e distintivo, che lo rende immediatamente riconoscibile. Il suo approccio visivo richiama influenze che spaziano dal tratto esagerato e grottesco de Le Bizzarre Avventure di JoJo, alle atmosfere cupe e surreali di Shin Megami Tensei, fino alla spigolosità estetica e cromatica di Killer 7. L’uso dei colori è estremo e contrastato, contribuendo a dare al mondo di gioco un aspetto quasi allucinato, dove ogni scena sembra scolpita in un incubo psichedelico. Dal punto di vista prettamente tecnico, il gioco si mantiene su una risoluzione adeguata, con tempi di caricamento accettabili e una fluidità sufficiente per il genere, senza scossoni né particolari rallentamenti. Tuttavia, il vero fulcro dell’esperienza rimane l’impatto visivo e atmosferico, che sovrasta qualsiasi considerazione su dettagli più convenzionali. Qui non contano la definizione delle texture o la modellazione dei personaggi, ma l’arte e il mood, che riescono a catturare l’attenzione e a dare al gioco una forte personalità.
La recensione
Sorry We’re Closed è un’esperienza horror surreale che punta più su stile e atmosfera che sulla pura giocabilità. Con un world building folle e provocatorio, una narrazione criptica e un gameplay che alterna esplorazione, combattimento e visual novel, il titolo si distingue per originalità, ma soffre di ritmo altalenante e interazioni limitate. Tecnicamente minimalista, si fa notare per un forte impatto estetico, ispirato a JoJo, Shin Megami Tensei e Killer 7. Non per tutti, ma affascinante per chi cerca qualcosa di diverso.