A livello di gameplay, i primi due Suikoden mantengono la struttura classica dei JRPG a turni, ma si distinguono grazie a elementi unici che li rendono esperienze ancora oggi particolari e difficilmente replicabili. Il fulcro del sistema è la gestione del party, con la possibilità di reclutare fino a 108 personaggi, le leggendarie Stars of Destiny. Ognuno di essi può ricoprire ruoli diversi: combattenti attivi, supporto nelle battaglie o persino gestori di funzionalità nei quartier generali, che si espandono progressivamente grazie ai nuovi alleati. Il sistema di combattimento si articola su tre diverse modalità. Gli scontri standard seguono la formula classica a turni, con un party composto da sei personaggi, più numeroso rispetto alla media del genere. L’interazione tra i membri del gruppo è esaltata dalla presenza di attacchi combinati, che permettono di unire le forze per devastanti mosse speciali. A questo si aggiungono le Rune, il sistema magico di Suikoden, che permette di equipaggiare incantesimi in base alle capacità individuali. Oltre ai combattimenti classici, troviamo i duelli 1vs1, momenti chiave della narrazione in cui il giocatore deve leggere gli indizi lasciati dall’avversario per scegliere l’azione più efficace. Infine, ci sono le battaglie su larga scala, veri e propri scontri strategici che simulano guerre tra eserciti, un elemento distintivo che enfatizza il contesto bellico della serie. Questo mix di strategia, gestione del party e narrativa militare rende Suikoden un’esperienza diversa dai JRPG tradizionali, offrendo un ritmo variegato, dove la componente gestionale si alterna a fasi di esplorazione e combattimento. Ancora oggi, pochi titoli sono riusciti a riproporre una struttura così ambiziosa e coinvolgente, confermando la peculiarità della serie.
La remaster HD di Suikoden I & II porta con sé una serie di aggiornamenti tecnici che migliorano l’esperienza senza stravolgerne l’identità. La risoluzione è stata aumentata, portando il gioco a proporzioni widescreen per adattarsi agli schermi moderni, pur mantenendo l’opzione di visualizzazione classica per i puristi. Le sprite dei personaggi e i fondali sono stati rielaborati con un filtro più pulito, evitando l’effetto eccessivamente sfocato tipico di alcune rimasterizzazioni mal gestite. Le animazioni in battaglia risultano più fluide, con un frame rate migliorato, mentre i tempi di caricamento sono drasticamente ridotti rispetto alle versioni originali, rendendo l’azione più immediata. Dal punto di vista delle Quality of Life, sono stati aggiunti quick save, la possibilità di saltare i dialoghi, un’opzione per aumentare la velocità degli scontri e un tracker per facilitare la raccolta delle Stars of Destiny. Inoltre, il bilanciamento della difficoltà è stato leggermente ritoccato per rendere il ritmo di gioco più accessibile. Nel complesso, la remaster fa un buon lavoro nel svecchiare due classici senza snaturarli, offrendo una versione più fruibile e moderna di due dei JRPG più amati della storia.
La recensione
La valutazione tiene senza ombra di dubbio conto di un pizzico di effetto nostalgia da parte della nostra redazione, verso un certo modo di fare videogiochi oggi per fortuna non ancora dimenticato e, chissà, forse persino sul punto di riaffacciarsi sul mercato contemporaneo. Senza dubbio non ci dispiace immaginare un rilancio ufficiale di una saga che ancora oggi potrebbe avere molto da dire e da insegnare, se supportata dagli adeguati investimenti in termini di valori di produzione.
Interessante come queste vecchie glorie stanno ritornando alla ribalta.
È un bene per tutti i novelli videogiocatori