Tuttavia l’aspetto che, sin dai trailer, aveva rubato la mia attenzione era quello dei combattimenti navali. Le battaglie navali offrono una dimensione d’azione completamente nuova. A bordo del vascello Goromaru, esploreremo vasti oceani alla ricerca di fari, isole del tesoro e fronteggiando equipaggi nemici pronti a farci la pelle. Potremo gestire sia il fuoco dei cannoni, stando attenti a posizionarci nel posto giusto con il dovuto tempismo, sia il momento dell’abbordaggio sul ponte, dove la mobilità e l’uso strategico dell’ambiente diventano essenziali. Una volta indebolita la nave nemica, l’arrembaggio si trasforma infatti in un frenetico scontro corpo a corpo, che permettono di guadagnare fama e ricchezze. L’innovazione tattica dei combattimenti marittimi, pur non raggiungendo i livelli di simulatività di un Assassin’s Black Flag, risulta divertente, mantenendo perfetto l’equilibrio tra il mood scanzonato del gioco e l’adrenaliba del combattimento marittimo. Tuttavia a onor del vero, dopo un pò l’esplorazione e la battaglia via mare finisce per risultare un pò ripetitiva. A livello di contenuti l’offerta viene ulteriormente ampliata dagli immancabili mini giochi. In perfetto stile Yakuza, anche Pirate Yakuza in Hawaii non si limita alla narrazione principale, ma offre una vasta gamma di attività secondarie che arricchiscono il gameplay. Alcuni di questi sono talmente accattivante che talvolta sono in grado di distogliere l’attenzione dalle attività principali. Tra le proposte troviamo gare di ballo, sfide di karaoke, giochi d’azzardo, coltivazione di piante da orto, prenderci cura di un piccolo zoo, cucinare le nostre pietanze preferite, darci da fare nelle vesti di battitore di baseball e molto altro.
Graficamente il lavoro svolto è di alto livello, in linea con le ultime realizzazioni sul brand. Le cutscene sono davvero godibili, con quel mix di grafica colorata e volutamente eccessiva nei tratti dei personaggi, talvolta quasi caricaturali. I personaggi come detto sono tutti molto ben riconoscibili e distinti per tratti caratteriali, oltretutto in evoluzione nel corso stesso della storia. Ad esempio il piccolo Noah, con il desiderio represso di vedere il mondo fuori della sua isoletta natìa, o suo padre John Rich anch’esso intrappolato tra l’istinto paterno e la voglia di solcare i mari in cerca di tesori. Non mancano cameo sorprendenti come quello della stella della AEW Samoa Joe, wrestler meglio noto come la “samoan submission machine”, che presta voce e fattezze al re dei pirati Raymond Law. La colonna sonora alterna brani ispirati al rock giapponese e ai ritmi tropicali, creando un mix sonoro originale che si sposa perfettamente con l’ambientazione esotica. Like a Dragon: Pirate Yakuza in Hawaii è un titolo senza dubbio ambizioso e coraggioso. Il tentativo di portare la malavita giapponese a vestire i panni sfarzosi dei pirati dei caraibi, sebbene un pò forzato in alcuni momenti, è riuscito molto bene. La trama si fa seguire grazie ad un mix accattivante di classico mood Yakuza e integrazioni piratesche, visivamente la realizzazione è pregevole così come il cast di personaggi, credibili e profondi quanto basta. Ben fatto, salpiamo per l’isola del tesoro!
La recensione
Like a Dragon: Pirate Yakuza in Hawaii è un titolo al quale non mancano personalità e carisma. Distaccarsi così tanto dalle ambientazioni della saga non era un esperimento semplice da portare in porto, ma SEGA ci è riuscita molto bene. Nonostante in alcuni momenti la fusione tra il mondo della Yakuza e quello dei pirati appaia un pò forzata. e nonostante qualche tentennamento nell'attesissima modalità battaglia navale, Yakuza Pirate riesce a intrattenere alla grande per le sue circa 15-20 ore. Se a questo aggiungiamo l'enorme mole di contenuti collaterali, minigiochi e side-quest, abbiamo materiale per divertirci per molto tempo con Goro e compagni.
Mai giocato ad un episodio della saga, questo sembra uno spin off simpatico
Fuori di testa! Haha