THE OUTER WORLD – Benvenuti a un nuovo appuntamento dedicato alla nostra rubrica intitolata “The Outer World”, una finestra nuova per Switchitalia, con vista sui mondi videoludici che si espandono fuori dalle consuete e familiari mura dell’universo Nintendo. Se volete più dettagli sulla nostra iniziativa, vi rimandiamo all’articolo introduttivo con cui ve la presentiamo, sospinti dalla curiosità esplorativa tipica degli amanti dei videogiochi. Quest’oggi torniamo a occuparci di uno dei brand di maggior successo e costanza in casa SEGA: uno Yakuza che, incredibilmente, riesce ancora a stupire, cambiando protagonisti, ambientazioni e…molto altro ancora!
SEGA con la serie Yakuza ci ha abituati, nel suo lungo corso, ad avventure ricche ed articolate, in grado di addentrarci nelle losche trame della malavita giapponese, ma sempre all’interno di un Giappone oscuro, fatto di vicoli malfamati e luci al neon. Pur cambiando le epoche storiche nei suoi dieci capitoli ufficiali, senza contare diversi spin off e versioni remastered, raramente avevamo invece visto un cambio radicale come in questo Pirate Yakuza. Qui sembra che gli sviluppatori abbiano volutamente provato a distaccarsi dalle ambientazioni e dalle atmosfere dei suoi precedenti, per dare vita ad un twist davvero inaspettato. Fin dai primi istanti, il titolo si distingue per la sua capacità di stravolgere le consuete atmosfere Yakuza: al posto delle tipiche guerre tra famiglie malavitose, troviamo un racconto di caccia al tesoro in cui il nostro eroe, insieme a un giovane isolano e al suo adorabile cucciolo di tigre (o forse è un gatto?), si imbarca a bordo di una nave pirata d’altri tempi. Like a Dragon: Pirate Yakuza in Hawaii è un’avventura spensierata e audace che ci porta ben lontano dai vicoli oscuri di Tokyo per immergerci in un mondo piratesco ricco di sole, mare e tesori nascosti. Il gioco, che si configura come una sorta di coda agli eventi di Like a Dragon: Infinite Wealth, segue le peripezie di Goro Majima, un tempo noto e rispettato membro della Yakuza, che si risveglia su un’isola sconosciuta senza ricordare nulla del suo passato. Il passaggio dall’ambientazione tradizionale giapponese a quella hawaiana comporta un rinnovamento stilistico e narrativo, che permette di esplorare nuove storie e personaggi. Come vedremo se è vero che da un lato non viene tradita l’essenza dei temi classici del genere, è necessario nel giocatore un piccolo sforzo di astrazione, dato che talvolta il link con il mondo piratesco è un pò forzato.
Goro sarà affiancato da un cast quanto mai pittoresco composto in primis dal giovane Noah e dal suo tigrotto Goro, ma anche dal padre di Noah John Rich e tanti altri elementi molto ben caratterizzati. Messo insieme alla bene e meglio un equipaggio Majima decide di intraprendere una pericolosa avventura in mare aperto, in primis per recuperare la sua identità perduta, sia per esaudire il desiderio di Noah di vedere il mondo e, cosa che non guasta per cercare di recuperare un tesoro perduto. Come in ogni buona storia di pirati infatti non può mancare la caccia al tesoro: un bottino di un miliardo di dollari, nascosto 200 anni fa quando, nel 1816, la nave spagnola Esperanza fu assalita da pirati e affondata nei dintorni della mitica Madlantis, portando con sé oro e oggetti di immenso valore. In un contesto così diverso dal “solito” gioco Yakuza non potevano mancare delle innovazioni anche dal punto di vista del combat system, che riprende e amplia le meccaniche consolidate nella saga. In Like a Dragon: Pirate Yakuza in Hawaii il combattimento si declina in una moltitudine di stili e modalità che rendono ogni scontro un’esperienza unica e spettacolare. Ad esempio, lo stile “Mad Dog” permette a Majima di combinare pugni, calci e salti (novità di questo titolo) in rapidi attacchi che non solo abbattono i nemici, ma li lanciano in aria per eseguire combo a mezz’aria devastanti; in questa modalità, l’utilizzo della Madness Gauge (una sorta di barra della furia che si carica completando attacchi stilisticamente perfetti) consente di evocare dei doppelganger che si uniscono al combattimento, permettendo di scatenare attacchi combinati dal potenziale multiplo. Lo stile “Sea Dog” incarna invece lo spirito piratesco, implementando sciabole e armi da fuoco tipiche dei bucanieri. In questo caso l’indicatore della follia/madness una volta caricato ci consentirà di evocare divinità oscure fuori di testa.
Mai giocato ad un episodio della saga, questo sembra uno spin off simpatico