Il genere Musou, reso celebre dalle saghe Dynasty Warriors e Samurai Warriors, ha attraversato diverse fasi di trasformazione negli ultimi anni, cercando di adattarsi a un mercato in continua evoluzione. Se un tempo bastava l’idea di massacrare orde di nemici con attacchi spettacolari per catturare l’attenzione del pubblico, oggi il genere ha dovuto reinventarsi attraverso collaborazioni con franchise popolari e sperimentazioni strutturali. Titoli come One Piece: Pirate Warriors, Fist of the North Star: Ken’s Rage e Fire Emblem Warriors hanno dimostrato come il brand potesse trovare nuova linfa vitale attraverso licenze di successo, mentre Hyrule Warriors: Age of Calamity ha saputo sfruttare l’appeal di The Legend of Zelda per portare il genere a un pubblico più ampio. Tuttavia, non tutte le sperimentazioni hanno avuto successo. Dynasty Warriors 9 ha tentato il salto nell’open world, ma con risultati poco convincenti, a causa di un mondo vasto ma vuoto e di una struttura di gioco che non riusciva a mantenere il ritmo serrato e spettacolare tipico della serie. Questo ha spinto Koei Tecmo a un parziale reboot con Dynasty Warriors Origins, cercando di recuperare il feeling originale della saga. Ora, con Warriors: Abyss, la casa giapponese tenta ancora una volta di diversificarsi, abbracciando la struttura roguelite e ambientando l’azione in un contesto infernale, nella speranza di dare nuova linfa a un genere che ha sempre bisogno di innovarsi per restare competitivo.
Negli ultimi anni, Koei Tecmo ha saputo costruire un rapporto sempre più stretto con Nintendo, trovando proprio nella casa di Kyoto il partner ideale per rilanciare la formula Musou e renderla appetibile a un pubblico più vasto. Già ai tempi di Hyrule Warriors su Wii U, la collaborazione aveva dato segnali promettenti, con il titolo che superò il milione di copie vendute, dimostrando come il genere potesse funzionare anche al di fuori delle sue radici tradizionali. Tuttavia, è stato con Nintendo Switch che il sodalizio tra le due aziende ha raggiunto il suo apice: Fire Emblem Warriors ha trovato un’accoglienza positiva, mentre il sequel Fire Emblem Warriors: Three Hopes si è rivelato un million seller, confermando l’efficacia dell’integrazione tra gameplay strategico e action frenetico. Il vero punto di svolta è stato però Hyrule Warriors: Age of Calamity, che ha frantumato ogni record diventando il Musou più venduto di sempre, grazie all’appeal di The Legend of Zelda e a un’operazione narrativa ben congegnata. Questo successo ha consolidato la posizione di Koei Tecmo nel panorama Nintendo, portando la compagnia a identificare Switch come piattaforma di riferimento, al punto che Samurai Warriors 5 è stato sviluppato con lo stile artistico in cel-shading anche per adattarsi meglio all’hardware della console. Tutto ciò ha creato un clima di sperimentazione continua, spingendo Koei Tecmo a osare con nuove varianti della formula. In questo contesto nasce Warriors: Abyss, un titolo che prova a rimescolare le carte introducendo meccaniche roguelite e un’ambientazione infernale, una scelta che potrebbe derivare proprio dalla fiducia acquisita negli ultimi anni grazie alle collaborazioni con Nintendo. Con la prossima console all’orizzonte, è probabile che questa partnership continui a rafforzarsi, portando nuove variazioni sul tema e progetti sempre più ambiziosi.
Warriors: Abyss abbandona le tradizionali ambientazioni storiche della serie per immergere i giocatori in un mondo infernale ispirato all’immaginario dell’aldilà dell’Asia orientale. Qui, il protagonista viene evocato da Enma, il Re degli Inferi, con l’incarico di sconfiggere Gouma, un’entità malvagia che ha infestato il regno ultraterreno. Il viaggio attraverso i quattro livelli dell’inferno diventa quindi un pretesto per riportare in azione oltre 100 personaggi storici e leggendari della saga Warriors, che i giocatori possono reclutare per affrontare orde di nemici e boss spietati. Nonostante l’ambientazione ricca di spunti visivi e l’idea intrigante di un purgatorio bellico in cui eroi del passato si uniscono in un’ultima, disperata battaglia, la narrazione fatica a emergere con forza. Il canovaccio si rivela presto debole, servendo più che altro come giustificazione per l’azione frenetica. I dialoghi e le interazioni tra i personaggi sono presenti, ma poco approfonditi, e chi spera in un intreccio narrativo solido resterà probabilmente deluso. Ciò che invece funziona è l’implementazione delle meccaniche roguelite anche nella progressione narrativa, richiamando in parte l’approccio di Hades: ogni fallimento e ogni nuova run offrono piccole varianti alla storia, con nuovi dettagli sul mondo e sui protagonisti che si sbloccano gradualmente, incentivando la rigiocabilità. Tuttavia, rispetto al capolavoro di Supergiant Games, Warriors: Abyss si limita a suggerire elementi di background, senza mai approfondire realmente la psicologia dei suoi personaggi o la mitologia che permea il suo inferno. Un’occasione sprecata per rendere più memorabile l’esperienza, che resta comunque interessante per chi cerca un Musou con un’ambientazione più originale del solito.