Xbox Series S: Kingdom Come Deliverance II: la recensione

Se vi piacciono le avventure epiche, le mappe ricche e sconfinate, i giochi profondi e ricchi di cose da fare...fermatevi qui. Kingdom Come Deliverance II ha tutte le carte in regola per diventare uno dei titoli top del 2025.

Una delle scelte vincenti di Warhorse Studios è stata quella di mantenere la forte componente storica. Molti degli eventi del gioco sono ispirati a fatti realmente accaduti, così come alcuni dei personaggi che incontriamo. Anche i dialoghi sono ricercati, con un linguaggio che suona autentico e credibile per l’epoca. Ci capiterà più volte di essere insultati passeggiando per un villaggio solo per il nostro aspetto trasandato piuttosto che per il nostro livello di igiene, così come i saluti con personaggi più altolocati saranno decisamente più a tono. Uno degli elementi distintivi di Kingdom Come: Deliverance II è l’enorme importanza dei dialoghi e della componente narrativa. Ogni NPC ha una propria agenda, un’opinione su Henry e un livello di fiducia che può cambiare in base alle scelte fatte. Il sistema testuale è profondamente legato alla crescita del personaggio. Le opzioni di dialogo disponibili non sono fisse, ma variano in base alle abilità sviluppate.  Se il nostro Henry ha migliorato la propria persuasione, sarà più convincente nei discorsi. Se invece ha investito in intimidazione, potrà risolvere i conflitti con minacce più efficaci. Come anticipato l’aspetto conta eccome. Un Henry ben vestito e pulito sarà preso più sul serio rispetto a uno coperto di sangue e sudore. Allo stesso tempo anche la reputazione gioca un ruolo chiave. Se si è noti per essere un ladro o un assassino, molti NPC si chiuderanno a riccio nei dialoghi, se non addirittura cercheranno di aggredirci fisicamente. Ed infine occhio a darsi troppo alla bella vita perché l’uso di alcol o composti di varie erbe può alterare le conversazioni. Essere ubriachi può rendere più coraggiosi (o più stupidi), influenzando le risposte date. La buona condotta è da intendersi proprio alla lettera, ci sono infatti comportamenti “borderline” che non saranno comunque accettati dalla cittadinanza e dalle guardie. Intrufolarsi nelle case altrui, pur senza rubare niente, piuttosto che passeggiare di notte senza una torcia in mano, ci causeranno sospetti ed in caso di crimini nei dintorni saremo ricercati come primi possibili delinquenti. In realtà anche comportarci in modo amichevole può avere il suo rovescio della medaglia. Ad esempio un buon’uomo incontrato nei pressi di Zhelejov mi ha offerto di brindare alla salute del figlio appena nato, tutto molto bello…peccato che era tutta una farsa per drogarmi e derubarmi (!). Svilupperete una sorta di sesto senso anche per queste situazioni, non disperate.

La vita non consiste, per fortuna, solo di sofferenze ma anche di qualche svago. Potremo visitare le taverne locali e farci un bicchiarino o due con i locali, alla ricerca di preziose informazioni; aiutare il maniscalco locale nel creare nuove armi o darci al punto croce per creare nuovi abiti; potremo lanciarci in qualche partita a dadi o farci inserire nel torneo di lotta. Queste ultime attività è quasi riduttivo chiamarle side-quest, dato che saranno talmente accattivanti da distoglierci per parecchio tempo dalle attività principali. Il sistema di combattimento, soprattutto all’inizio, è piuttosto ostico, difficilmente padroneggiabile. Anche qui gli scontri non puntano alla spettacolarità, quanto alla brutalità e alla efficacia. Il combat system è basato su attacchi direzionali, schivate, parate e contrattacchi, il tutto facendo attenzione alla gestione della stamina, pena il rischio di rimanere sfiancati ed esposti agli attacchi nemici. Dovremo puntare il nostro colpo al fianco destro/sinistro, alla testa o alle parti basse, notando bene quale sia la zona più esposta del nostro nemico. Le possibilità di approccio anche qui sono molteplici; di fronte a nemici ben skillati potrebbe valere la pena di portare avanti la via del dialogo piuttosto che un combattimento frontale, piuttosto che addirittura aspettare la notte e provare ad assassinare il nemico nel sonno. La progressione del personaggio segue il principio del diventi bravo in ciò che fai. Non ci sono livelli o punti esperienza da assegnare manualmente: più combattiamo con una spada, più miglioriamo con essa; più interagiamo con le persone, più le nostre abilità sociali si affinano.

Visivamente, Kingdom Come: Deliverance II è un piacere, offrendo ambientazioni incredibilmente dettagliate, texture realistiche e un sistema di illuminazione che rende ogni alba e tramonto mozzafiato. Le città sono più animate e credibili, con mercanti, artigiani e contadini che si muovono seguendo routine più sofisticate rispetto al passato. Anche gli interni sono migliorati: le case sembrano vissute, con arredi, cibo e strumenti sparsi ovunque, aumentando la sensazione di trovarsi in un mondo reale. Altro aspetto in cui il gioco brilla è il comparto sonoro.  Nonostante manchi una localizzazione in italiano, i dialoghi sono perfettamente recitati e facilmente comprensibili. Il linguaggio, il tono e l’accento dei personaggi sembrano autentici per il periodo storico, senza risultare forzati. Ma la cosa davvero goduriosa sono i piccoli dettagli, quelli che quasi non ti accorgi, come il rumore della balestra quando viene caricata, la crudezza degli headshot, o il modo colorito con il quale i nemici ci appelleranno durante un combattimento. Come ogni buon GDR non può mancare un sistema di progressione del personaggio, e Kingdom Come Deliverance II non ne è esente. Come accennato non abbiamo classi o punti esperienza da spendere arbitrariamente, ma un sistema di apprendimento che premia l’uso delle abilità. Se Henry usa spesso la spada, migliorerà nella scherma. Se passa molto tempo a cavalcare, diventerà un fantino più esperto. Se utilizza il carisma nei dialoghi, svilupperà la persuasione.

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