THE OUTER WORLD – Benvenuti a un nuovo appuntamento dedicato alla nostra rubrica intitolata “The Outer World”, una finestra nuova per Switchitalia, con vista sui mondi videoludici che si espandono fuori dalle consuete e familiari mura dell’universo Nintendo. Se volete più dettagli sulla nostra iniziativa, vi rimandiamo all’articolo introduttivo con cui ve la presentiamo, sospinti dalla curiosità esplorativa tipica degli amanti dei videogiochi. Quest’oggi ci catapultiamo nella Boemia medioevale, un tempo di conflitti brutali ma anche di epiche gesta cavalleresche. Partiamo con la lancia in resta! E’ il momento di Kingdom Come Deliverance II
Sappiamo bene come, pur come i dovuti distinguo in termini di realismo, molti videogiochi siano in grado di catapultarci in mondi immaginari con livelli di immedesimazione altissimi. Personalmente ricordo ancora con grande piacere la fredda isola di Skellige in The Witcher 3, le lande desolate e malsane di Fallout, i tramonti malinconici di Ghost of Tsushima o le cavalcate epiche di Red Dead Redemption. Perché questa premessa? Perché Kingdom Come: Deliverance fu, a suo tempo, in grado di stupire per l’attenzione maniacale ai dettagli storici e per un gameplay volutamente ostico e poco accomodante, andando ad inserirsi nel novero di big citato poco fa. Ossia in grado di posizionarsi di buon diritto tra quegli open world epici, in grado di rapire completamente il giocatore e trascinarlo in un’altra dimensione, una dimensione (in questo caso) fatta di violenza, sporcizia, brutalità, ma anche eroismo e valori cavallereschi. L’opera di Warhorsa Studios ebbe, tra gli altri, il merito di arrivare quasi a fari spenti, ma comunque con estrema forza e convinzione all’interno di un segmento senza dubbio non facile.
In Kingdom Come: Deliverance II, seguito del titolo del 2018, sempre creato da Warhorse Studios, gira tutto intorno al realismo, alla crudeltà della vita: nessun incantesimo, nessun sistema di combattimento semplificato, ma una Boemia del XV secolo viva, sporca, complessa e affascinante. È bene infatti partire subito con un distinguo per evitare a chi si approccia per la prima volta a questo titolo delle brucianti delusioni, qui non si regala niente, la curva di apprendimento è particolarmente ostica, soprattutto nelle prima ore di gioco. Scordatevi infatti razzie impunite o un comportamento troppo arrogante o persino un livello di igiene per così dire troppo “rilassato”. Tutto questo è si possibile, ma siate pronti a pagarne il prezzo. Giusto per citare la mia prima ora di gioco sono stato messo alla gogna dal balivo per aver rubato un cavallo, pestato dagli abitanti di un villaggio per aver rubato (letteralmente) due mele e ucciso brutalmente da due banditi incontrati per caso, reo di aver risposto in maniera piccata ad una loro battuta sul mio odore. Ecco, quando parlavo del realismo è proprio questo che intendo, il nostro Henry dopo una giornata a girovagare puzzerà, attirando attenzioni indesiderate, il cibo nella nostra borsa (se non messo ad essiccare o ad affumicare) marcirà diventando inutilizzabile, armi o vestiti rubati attireranno attenzioni non volute da parte di NPC incapaci di darsi i fatti propri e così via. La fame, la sete e la stanchezza saranno dei fattori, non dei meri elementi numerici decorativi.
Il gioco riprende esattamente da dove il primo Kingdom Come: Deliverance si era interrotto. La Boemia è ancora un regno in subbuglio, con fazioni che lottano per il potere, e il nostro protagonista, Henry di Skalitz, semplice figlio di un fabbro, fedele aiutante del borioso Sir Hans Capon, si ritrova nuovamente coinvolto in eventi più grandi di lui. La Boemia del XV secolo è nel caos a causa della guerra civile tra i sostenitori del re legittimo e quelli del nuovo sovrano insediatosi in modi non del tutto chiari. Henry e Sir Hans Capon partono, con un drappello di cavalieri, per una missione diplomatica verso il castello di Trosky per cercare di intessere collaborazioni pacifiche con il Lord locale, ma vengono attaccati nei pressi di un laghetto dove si erano accampati. Dopo l’imboscata, si ritrovano senza risorse, o meglio letteralmente in mutande e malconci, e lontani da ogni aiuto, costretti a cavarsela da soli in una terra devastata dal conflitto. Da qui parte il viaggio di Henry, che dovrà ricostruire la propria posizione, affrontare nemici e intrighi, e scoprire nuovi segreti sulla guerra in corso. Le scelte del giocatore influenzano il destino di Henry e l’esito della sua storia, tra combattimenti, missioni e decisioni morali che plasmeranno il futuro del regno. In buona sostanza la nostra scalata ci vedrà partire, letteralmente, dall’essere nudo, sporco e debole, fino a poter diventare un cavaliere con tanto di armatura, cavallo e ricchezze.