Mad Experiment 2: Escape Room: la recensione

In prima persona, esplora e raccogli indizi che ti aiuteranno a risolvere gli enigmi della stanza. Man mano che risolvi gli enigmi, scoprirai frammenti di storia e ti avvicinerai all'uscita.

Anche dal punto di vista della pura giocabilità il secondo episodio segue la formula tradizionale delle escape room digitali, proponendo un’esperienza in prima persona basata sull’interazione ambientale e la risoluzione di enigmi logici. Il giocatore esplora stanze chiuse, analizzando gli oggetti disponibili, raccogliendo indizi e manipolando meccanismi per sbloccare nuove aree. La gestione dell’inventario è intuitiva, permettendo di combinare oggetti e utilizzarli nei punti chiave del livello per avanzare nella storia. L’esplorazione è strutturata in una sequenza di stanze interconnesse, ognuna con il proprio set di puzzle da risolvere. Tuttavia, la varietà di ambientazioni non è particolarmente ampia e, nonostante il miglioramento rispetto al primo capitolo, alcune stanze tendono a riproporre schemi di gioco simili, limitando il senso di scoperta. Inoltre, il livello di interazione con l’ambiente, sebbene sufficiente per supportare il gameplay, risulta a volte rigido, con oggetti che non reagiscono in modo sempre coerente alle azioni del giocatore. Nel complesso, le dinamiche di gioco funzionano e offrono una sfida appagante, ma la ripetitività e la mancanza di una reale evoluzione del gameplay nel corso dell’esperienza potrebbero affaticare chi cerca un maggiore livello di varietà e innovazione.

Dal punto di vista tecnico, Mad Experiments 2: Escape Room punta a un realismo visivo pronunciato, con modelli poligonali dettagliati, texture materiche e un’illuminazione atmosferica che cerca di enfatizzare il mistero delle ambientazioni. Tuttavia, su Nintendo Switch, queste ambizioni si scontrano con i limiti hardware della console e il budget contenuto del progetto. Alcune texture appaiono sfocate o meno definite rispetto alle versioni per hardware più performanti, e gli effetti di illuminazione perdono parte del loro impatto, risultando più piatti e meno suggestivi. Nonostante queste limitazioni, il gioco sfrutta ambienti piccoli e spazi chiusi, riducendo la necessità di caricamenti complessi e mantenendo un frame rate stabile, anche nelle sequenze più interattive. Inoltre, la natura guidata dell’esperienza, con interazioni ambientali circoscritte, aiuta a mascherare le carenze tecniche, rendendo l’esperienza più godibile in modalità portatile, dove lo schermo di dimensioni ridotte attenua le imperfezioni grafiche. Nel complesso, pur senza stupire, il comparto tecnico svolge il suo compito in modo dignitoso, evitando problemi gravi e garantendo un’esperienza fluida su Switch.

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La recensione

6.5 Il voto

Mad Experiments 2: Escape Room migliora il primo capitolo con una narrazione più strutturata, enigmi ben congegnati e un comparto tecnico che, pur limitato, regge su Nintendo Switch, soprattutto in modalità portatile. Tuttavia, la trama resta accessoria, l’interazione ambientale risulta a tratti rigida e la varietà delle stanze non sempre sorprende. Il realismo grafico si scontra con i limiti hardware, ma l’esperienza resta fluida. Un titolo apprezzabile per gli amanti delle escape room, ma poco innovativo per chi cerca sfide più dinamiche.

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