Mad Experiment 2: Escape Room: la recensione

In prima persona, esplora e raccogli indizi che ti aiuteranno a risolvere gli enigmi della stanza. Man mano che risolvi gli enigmi, scoprirai frammenti di storia e ti avvicinerai all'uscita.

Negli ultimi anni, il concetto di escape room ha vissuto una vera e propria esplosione, trasformandosi da esperienza di nicchia a fenomeno globale. Nati come sfide dal vivo in cui gruppi di persone devono risolvere enigmi per “evadere” da una stanza a tema, questi giochi hanno rapidamente trovato spazio anche nel mondo dei board game, con titoli che ricreano l’esperienza in formato da tavolo. Il passo successivo era inevitabile: anche il panorama videoludico ha abbracciato il genere, declinandolo in esperienze che spaziano dalla realtà virtuale a produzioni più tradizionali. Titoli come The Room e Escape Simulator hanno dimostrato il potenziale di questo format, offrendo enigmi ambientali curati e una forte componente narrativa. In questo contesto si inserisce Mad Experiments 2: Escape Room, un progetto che porta su Nintendo Switch un’esperienza che promette di coniugare l’immediatezza dell’escape room classica con una narrazione più strutturata e un comparto tecnico pensato per il gioco in singolo o in cooperativa.

Mad Experiments nasce nel 2020 con il primo capitolo, sviluppato da PlayTogether Studio, con l’intento di portare l’esperienza delle escape room digitali su PC e console. Il titolo proponeva una formula ispirata ai giochi dal vivo: i giocatori, da soli o in compagnia, dovevano esplorare ambienti intricati, raccogliere indizi e risolvere enigmi logici entro un tempo limite. Nonostante l’idea intrigante, il primo Mad Experiments ricevette una risposta mista da parte di pubblico e critica. Gli enigmi ben strutturati e l’atmosfera curata furono apprezzati, ma la breve durata e la mancanza di una narrativa solida lasciarono alcuni giocatori insoddisfatti. Inoltre, alcuni elementi del gameplay risultavano legnosi, con un’interazione ambientale limitata e un design che, seppur ispirato, mancava di varietà. Il titolo riuscì comunque a costruirsi una fanbase fedele, spingendo lo studio a lavorare su un sequel con l’obiettivo di espandere e rifinire le meccaniche già proposte, rendendo il tutto più coinvolgente e migliorando le criticità del primo episodio.

Con Mad Experiments 2: Escape Room, PlayTogether Studio riprende l’impianto del primo capitolo e cerca di ampliare la componente narrativa, inserendo un contesto più definito per giustificare le dinamiche di gioco. Il giocatore si ritrova nuovamente all’interno del misterioso Istituto del Professor Cheshire, un luogo che cela esperimenti tanto ambiziosi quanto inquietanti. Il protagonista dovrà risolvere una serie di enigmi ambientali per scoprire la verità dietro le stanze elaborate di questa prigione mentale, mentre si dipana il mistero legato a Hildegarde, la figlia del professore, il cui destino è profondamente intrecciato agli eventi del gioco. Rispetto al primo episodio, il contesto narrativo appare più curato, con una maggiore attenzione ai dettagli e una costruzione dell’atmosfera più efficace. Tuttavia, se da un lato questo capitolo riesce a coinvolgere maggiormente il giocatore nel suo universo, dall’altro la trama rimane ancora accessoria, servendo più come pretesto per le escape room piuttosto che come vero e proprio motore dell’esperienza. Lodevole il tentativo di aggiungere spessore alla storia, ma chi cerca una narrazione forte e memorabile potrebbe comunque rimanere deluso.

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