Tales of Graces F Remastered: la recensione

Asbel, il primogenito del lord of Lhant, della lontana terra di Windor, incontra un giorno una ragazza. Sola su un prato fiorito, la fanciulla sembra aver perso la memoria. Asbel la chiamerà Sophie. E da bambino, insieme a lei, giurerà eterna amicizia a Richard, principe di Windor.

La serie Tales Of rappresenta un pilastro fondamentale nel panorama dei JRPG, una saga che ha saputo ritagliarsi uno spazio unico grazie al suo approccio più dinamico rispetto ai titoli più strategici del genere, come Final Fantasy o Dragon Quest. Nata nel 1995 con Tales of Phantasia su Super Famicom, la serie ha conquistato i fan giapponesi con la sua miscela di combattimenti in tempo reale, storie emozionanti e un cast di personaggi memorabili, sviluppandosi negli anni su numerose piattaforme. Tra i momenti di svolta più significativi, non possiamo non citare Tales of Symphonia su Nintendo GameCube, che nel 2003 ha rappresentato il punto di ingresso ideale per molti giocatori occidentali. Il suo successo è stato tale da spingere Bandai Namco ad ampliare ulteriormente il suo mercato, portando il franchise su console PlayStation, Xbox e PC, consolidandosi anche al di fuori del Giappone. Con Symphonia, la saga ha dimostrato che un JRPG non deve necessariamente seguire la tradizionale formula a turni per ottenere il favore del pubblico globale. Il suo Linear Motion Battle System (LMBS), incentrato su combattimenti in tempo reale con combo fluide e abilità spettacolari, ha reso i confronti con i nemici una delle esperienze più gratificanti del genere. La serie è sempre stata caratterizzata da trame articolate, spesso incentrate su temi morali e sociali, e da un’estetica anime che ha saputo catturare tanto gli appassionati quanto i neofiti. A livello di vendite, il successo della saga è rimasto costante, ma il picco di prestigio è arrivato con il passaggio alla generazione HD su PlayStation 3, dove titoli come Tales of Vesperia e i successivi capitoli hanno raggiunto una qualità visiva e tecnica capace di competere con le altre grandi produzioni del periodo. Nonostante una concorrenza spietata e l’evoluzione del genere verso esperienze sempre più cinematografiche, Tales Of ha continuato a offrire un gameplay che premia l’abilità e la strategia, distinguendosi per l’intreccio tra esplorazione, narrativa e combattimenti. Una formula che, pur evolvendosi nel tempo, è rimasta fedele alle sue radici, rendendo la saga un punto di riferimento per chi cerca azione e profondità nei JRPG.

Il viaggio di Tales of Graces nel panorama dei videogiochi è un riflesso perfetto delle sfide e delle dinamiche che hanno caratterizzato il supporto delle terze parti al Nintendo Wii. Originariamente rilasciato in Giappone nel 2009, questo capitolo rappresentava un chiaro tentativo di Bandai Namco di capitalizzare l’enorme base installata della console, che con il suo successo straordinario aveva conquistato milioni di giocatori, molti dei quali però provenivano da un’utenza più casual. L’intento era ambizioso: portare un’esperienza JRPG profonda e tecnica su una piattaforma dominata da titoli accessibili e family-friendly, con la speranza di intercettare una nicchia di appassionati desiderosi di un’offerta più hardcore. Dal punto di vista ludico, Graces non mancava di qualità. Il sistema di combattimento, il Style Shift Linear Motion Battle System (SS-LMBS), rappresentava un’evoluzione del tradizionale combat system della serie, con una maggiore enfasi sulla fluidità delle combo e sull’adattabilità delle strategie in tempo reale. Tuttavia, nonostante l’innovazione e l’appeal di un’estetica vivace, Tales of Graces non riuscì a raggiungere il successo commerciale sperato, vendendo al di sotto delle aspettative. La spiegazione principale si trovava nella natura della base di giocatori del Wii, che privilegiava esperienze brevi e intuitive rispetto ai giochi più impegnativi e narrativi.

Questo risultato spinse Bandai Namco a rivedere la propria strategia per il franchise. La risposta arrivò con Tales of Graces F, una versione migliorata e ampliata del gioco originale, lanciata su PlayStation 3 nel 2010. Con questa mossa, la saga ritrovò il favore di un pubblico più affine ai suoi valori di gameplay, grazie a una piattaforma che offriva una maggiore penetrazione tra gli appassionati di JRPG. Fu un momento di svolta, non solo per il capitolo in sé, ma per l’intera direzione del franchise, che da quel momento in poi si concentrò quasi esclusivamente sulle console Sony e, in misura minore, su Xbox e PC. Oggi, con il rilascio della remaster su Nintendo Switch, Tales of Graces F rappresenta uno dei segnali di un rinnovato interesse di Bandai Namco verso l’hardware Nintendo. Sebbene al momento si tratti esclusivamente di porting in alta definizione di episodi del passato, questo ritorno della serie sulle console della casa di Kyoto potrebbe essere il preludio a un futuro in cui anche i capitoli inediti trovino spazio su Switch 2, una piattaforma che promette di combinare la portabilità con una potenza sufficiente a ospitare produzioni tecnicamente più ambiziose. D’altronde i risultati di vendita di operazioni commerciali simili, tanto con Symphonia quanto con Abyss, hanno già dimostrato un interesse verso il brand piuttosto caldo da parte dell’utenza Switch odierna, e crediamo che anche per Graces F accadrà la stessa cosa: sarebbe ironico, ma in fondo simbolico, che proprio questo capitolo specifico possa definitivamente convincere Bandai-Namco a rivedere le sue politiche commerciali a favore di Nintendo, dopo che sempre lui avevano segnato l’inizio di una direzione diametralmente opposta.

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