Chained Echoes: la recensione

Segui un gruppo di eroi mentre esplora una terra piena zeppa di personaggi affascinanti, paesaggi fantastici e nemici feroci, in uno dei giochi più belli degli ultimi anni



Chained Echoes è stato uno dei più sorprendenti esordi del panorama indie degli ultimi anni, pubblicato il 9 dicembre 2022 per PC, Xbox One, Xbox Series X|S, PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch. Sviluppato quasi interamente da un singolo sviluppatore, Matthias Linda, il gioco ha immediatamente catturato l’attenzione grazie al suo richiamo ai grandi classici JRPG degli anni ’90, unendo pixel art di altissima qualità a un gameplay stratificato e narrativamente denso. L’accoglienza della critica è stata entusiastica: con una media voto che si attesta su 9/10 su molteplici piattaforme e una valutazione “Estremamente Positiva” su Steam, il titolo ha raggiunto un pubblico di appassionati del genere, superando le 500.000 copie vendute nel suo primo anno di vita. L’annuncio del DLC “Ashes of Elrant”, previsto per il 2025, riporta il gioco sotto i riflettori, offrendoci l’occasione perfetta per esplorare le qualità che hanno reso indimenticabile la sua versione originale.

Le produzioni indipendenti rappresentano oggi una delle realtà più vibranti e creative del panorama videoludico. Lontane dalle logiche di mercato che spesso limitano i grandi publisher, le opere indie sono capaci di osare, esplorando generi di nicchia, stili visivi unici e narrative audaci. Questo approccio non è solo una scelta estetica, ma una necessità: quando un gioco nasce dalla visione di un singolo sviluppatore, come accaduto con Chained Echoes, è inevitabile che rifletta un’impronta personale, un’autenticità che risuona con il pubblico. Matthias Linda, l’artefice di questo JRPG moderno, ha dimostrato che la passione e il talento possono sfidare anche i colossi dell’industria. Non è però l’unico caso: basti pensare a Stardew Valley, il simulatore di vita rurale che ha consacrato Eric Barone, oppure a Undertale, il capolavoro di Toby Fox che ha ridefinito il concetto di interazione narrativa. Questi titoli non solo hanno raggiunto un successo commerciale straordinario, ma hanno anche dimostrato che la libertà creativa può generare esperienze memorabili, toccando corde che le produzioni mainstream raramente osano sfiorare. In un’epoca dominata da budget milionari e team sterminati, l’esistenza di giochi come Chained Echoes è una ventata d’aria fresca, una celebrazione della creatività individuale e della passione per il medium.

La cornice narrativa di Chained Echoes rappresenta uno degli aspetti più riusciti dell’intera esperienza, grazie a un world building che fonde sapientemente elementi classici del genere JRPG con soluzioni fresche e originali. Ambientato nel continente di Valandis, un mondo dilaniato da conflitti secolari tra tre regni rivali, il gioco ci catapulta in una storia epica di pace precaria e intrighi politici. Sebbene gli archetipi narrativi siano familiari, Chained Echoes si distingue per la sua capacità di sovvertirli, evitando una narrazione prevedibile e regalando colpi di scena che tengono il giocatore sempre sulle spine. I personaggi sono un altro punto forte: Glenn, il protagonista tormentato dal passato e dalla responsabilità del futuro, guida una compagnia variegata e ben caratterizzata che include personaggi come Kylian, idealista e ambiguo, e Lenne, una principessa in fuga dalle convenzioni del suo ruolo. Le dinamiche tra i membri del gruppo evolvono organicamente, permettendo di esplorare temi profondi come il peso delle scelte e il sacrificio personale. Le location, come la metropoli tecnologica di Farnsport o le lande desolate di Rohlan Fields, sono ricche di dettagli e sprizzano vita grazie a una pixel art di rara qualità. Ogni luogo racconta una storia: dalle cicatrici lasciate dalla guerra al contrasto tra antiche rovine e tecnologie avanzate, il mondo di Valandis appare vivo, stratificato e credibile. La narrativa si distingue inoltre per il modo in cui intreccia questioni politiche e umane, dando al giocatore non solo una grande avventura, ma anche una riflessione sulle complessità del potere e della guerra. Un racconto che, a distanza di tempo, continua a essere citato come uno degli elementi più apprezzati di questa produzione.

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Commenti 1

  1. Nuas82 says:

    Se non lo avete ancora giocato, è un gran bel modo di chiudere l’anno!

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