Negli ultimi anni, il rapporto tra il mondo dei videogiochi e le licenze di intrattenimento tratte da anime e manga giapponesi si è consolidato come mai prima d’ora. Una relazione che affonda le sue radici negli anni ’80, con i primi tie-in arcade di serie iconiche, ma che oggi si muove su un mercato globale, spinto dall’enorme successo delle produzioni giapponesi anche in Occidente. L’esplosione di piattaforme come Crunchyroll, la distribuzione di anime originali su Netflix, e l’aumento esponenziale di fan hanno trasformato opere di nicchia in veri fenomeni pop, creando nuove generazioni di appassionati. Parallelamente, il mercato “kidult” – adulti con passioni da collezionisti – è cresciuto esponenzialmente, come dimostra l’incredibile successo dei Funko Pop!, simboli di un consumo trasversale che va oltre l’età e il pubblico originale. In questo panorama in continua espansione, i videogiochi su licenza anime hanno trovato il loro spazio naturale, trasformandosi non più in semplici adattamenti, ma in esperienze interattive capaci di valorizzare mondi narrativi ricchi e amati, come dimostrano titoli di punta rilasciati negli ultimi anni.
Quando si parla di adattamenti videoludici di licenze manga e anime, due filoni distinti emergono con forza, dominati da due colossi: Bandai Namco e Koei Tecmo. La prima ha costruito un vero impero su titoli che sfruttano con successo le meccaniche RPG, immergendo i giocatori in avventure ricche di esplorazione e crescita dei personaggi. Dai Tales of fino ai recenti Dragon Ball Z: Kakarot, Bandai ha dimostrato come il genere ruolistico sappia valorizzare l’intensità narrativa e il legame emotivo con i protagonisti. Sul versante opposto, Koei Tecmo ha sviluppato una tradizione action più immediata, mutuata dalla formula Musou dei loro celebri Warriors: combattimenti spettacolari, orde di nemici da spazzare via e un ritmo adrenalinico che lascia poco spazio alla strategia. Eppure, proprio con la serie Fairy Tail, abbiamo assistito a un cambio di rotta interessante, che sa di contaminazione tra i generi. Grazie al coinvolgimento del team GUST, già noto per la serie Atelier, l’adattamento ha virato verso dinamiche più ruolistiche senza però abbandonare del tutto l’anima action. Un mix che tenta di cogliere il meglio di entrambi i mondi: da un lato la gestione tattica e l’evoluzione del party tipiche degli RPG, dall’altro la velocità e l’impatto visivo di un gameplay carico di adrenalina. Un equilibrio non semplice da trovare, ma che sembra destinato a consolidarsi come nuova formula di successo per i tie-in a tema anime.
Fairy Tail 2 si colloca in uno degli archi narrativi più epici e ambiziosi del manga di Hiro Mashima: la saga dell’Impero Alvarez. Si tratta del culmine della serie, in cui la gilda di Fairy Tail affronta l’invasione dell’esercito guidato da Zeref e dai suoi dodici Spriggan, potentissimi avversari che mettono alla prova i protagonisti come mai prima d’ora. GUST riesce a ricreare questo arco narrativo con dinamiche interattive che valorizzano sia la tensione della guerra su larga scala sia le emozioni dei singoli scontri. La struttura del gioco permette di vivere momenti chiave della storia: dalle battaglie contro i Spriggan fino all’inevitabile resa dei conti con Acnologia, il Drago Nero dell’Apocalisse. Ogni personaggio, da Natsu a Erza, passando per Lucy e Gray, viene reso con abilità uniche e narrative personali che emergono durante il gameplay, permettendo di approfondire i loro percorsi emotivi e di crescita. Grazie alle dinamiche inserite dal team di sviluppo, l’avventura alterna esplorazione, potenziamento delle abilità e spettacolari combattimenti, dando vita a un’esperienza coinvolgente e fedele al materiale originale.