Nonostante il fascino indiscutibile di Stray, il suo gameplay presenta alcune limitazioni che potrebbero non incontrare i gusti di tutti. La semplicità delle dinamiche interattive, per quanto funzionale al tono del gioco, rischia di risultare troppo essenziale, specialmente per i giocatori abituati a esperienze più complesse o sfidanti. Le fasi platform sono rigidamente guidate, eliminando qualsiasi margine di errore e, di conseguenza, la sensazione di controllo totale che molti associano a questo genere. Allo stesso modo, gli enigmi ambientali, pur piacevoli, raramente rappresentano una vera sfida intellettuale, basandosi più sulla scoperta che sulla risoluzione di problemi intricati. Eppure, il tutto funziona in maniera ottimale. Queste scelte, infatti, non sono da considerarsi carenze progettuali, ma piuttosto una riflessione della natura profondamente intimista dell’opera. BlueTwelve Studio ha deliberatamente costruito un’esperienza in cui il gameplay è subordinato alla narrativa e all’immersione. La linearità delle interazioni e l’assenza di complessità meccaniche riflettono il desiderio degli sviluppatori di mettere al centro l’atmosfera e il viaggio emotivo del giocatore. Questa semplicità consente di mantenere un ritmo calmo e riflessivo, coerente con il punto di vista del protagonista e con il tono malinconico della storia. In definitiva, Stray non cerca di essere un titolo dalle dinamiche complesse o particolarmente innovative, ma un’esperienza in cui la connessione emotiva con il mondo e i suoi abitanti è il vero fulcro, anche a costo di sacrificare un po’ di varietà e profondità sul lato interattivo.
Dal punto di vista stilistico, Stray si distingue per una direzione artistica affascinante che mescola atmosfere cyberpunk con dettagli che evocano un senso di abbandono malinconico. Ogni quartiere della città è ricco di texture, luci al neon e piccoli dettagli che raccontano storie senza bisogno di parole, rendendo il mondo vibrante e vivo. A questa estetica si accompagna un comparto sonoro eccellente: la colonna sonora di Yann Van Der Cruyssen sottolinea ogni momento con una miscela di melodie elettroniche atmosferiche e accenti emotivi, mentre i suoni ambientali – il fruscio dei cavi elettrici, il miagolio del protagonista, il ronzio dei robot – contribuiscono all’immersione. La versione per Nintendo Switch, purtroppo, non raggiunge le vette tecniche delle edizioni originali p, offrendo una riduzione evidente nella qualità delle texture e della risoluzione, con un frame rate che oscilla attorno ai 30 FPS, specialmente durante le fasi più frenetiche o in aree più ricche di dettagli, facendo venire un po’ meno il sinuoso senso di fluidità che le pur ottime animazioni del gatto fanno intravedere. Anche la gestione delle luci e delle ombre risulta meno raffinata, smorzando parzialmente l’effetto “wow” visivo che caratterizzava le versioni precedenti. Tuttavia, BlueTwelve Studio ha fatto un ottimo lavoro nell’ottimizzare il gioco per l’hardware della console, mantenendo intatti il fascino artistico e l’esperienza narrativa. Dove Stray brilla su Switch è nella possibilità di godere del titolo in modalità portatile. L’ibridità della console di Nintendo esalta il senso di intimità del gioco: esplorare la città cyberpunk mentre si è in viaggio o comodamente sul divano rende l’esperienza ancora più personale e coinvolgente, soprattutto se fruito tramite apposite cuffie. Sebbene i compromessi tecnici siano evidenti, la portabilità compensa queste mancanze, offrendo una nuova e apprezzabile modalità di fruizione che avvicina Stray a un pubblico ancora più ampio.
La recensione
Stray si afferma come un’esperienza unica nel panorama videoludico, capace di fondere un mondo cyberpunk decadente e narrativamente ricco con un gameplay che punta tutto su esplorazione e immersione. Pur con i suoi limiti in termini di sfida e complessità, le sue dinamiche semplici si rivelano perfettamente funzionali alla visione intimista degli sviluppatori, che mettono al centro emozioni e atmosfera. La versione per Nintendo Switch presenta compromessi tecnici evidenti, ma riesce comunque a preservare la magia del titolo, arricchendola con la versatilità della modalità portatile. Stray non è solo un gioco, ma un viaggio emozionale e artistico che dimostra come l’innovazione possa risiedere nella semplicità, anche a costo di alienare chi cerca qualcosa di più strutturato.