THE OUTER WORLD – Benvenuti a un nuovo appuntamento dedicato alla nostra rubrica intitolata “The Outer World”, una finestra nuova per Switchitalia, con vista sui mondi videoludici che si espandono fuori dalle consuete e familiari mura dell’universo Nintendo. Se volete più dettagli sulla nostra iniziativa, vi rimandiamo all’articolo introduttivo con cui ve la presentiamo, sospinti dalla curiosità esplorativa tipica degli amanti dei videogiochi.
Quanto è strano il mondo dei videogame odierno: concordate? Anche solo restando nell’ambito di questa generazione, o addirittura all’interno dei confini delle vostre Nintendo Switch, ne sono successe di cose impensabili fino a poco tempo fa, un po’ grazie al successo della console della casa di Kyoto, un po’ a causa della contemporanea contrazione potenziale del mercato, un po’ per la presa di coscienza da parte di tanti sviluppatori dell’anomalia rappresentata dal marchio della Grande N nel panorama tutto dell’industria. Resta il fatto che abbiamo visto sbarcare sull’hardware ibrido di Nintendo prodotti difficilmente ipotizzabili prima del suo lancio: i numerosi, maturi e potenti titoli Bethesda; i convinti e convincenti progetti di Nippon Ichi ad aprire la strada a svariate IP mai viste prima in questi lidi, come la serie Atelier di GUST o le svariate saghe di Falcom; addirittura gli inaspettati giochi di un concorrente diretto come Microsoft, persino prima del pivot aziendale completo avvenuto pochi mesi fa. Ma, partendo dalla posizione di mercato da sempre forte se non preponderante e dalla natura autoreferenziale del suo business model, a stupire più di ogni altra cosa è senza dubbio stata Sony: sì, perché anche questo altro colosso del videogame non è stato affatto esente dal supportare proprio la console della rivale diretta, con diversi progetti (come abbiamo avuto modo di elencare qualche settimana addietro). Ma se nel caso di MLB The Show c’è dietro anche la spinta del licenziante; se nel caso di Freedom Wars il tutto è giustificato dalla volontà degli sviluppatori originari di rilanciare una IP non più attiva per la casa madre; se nel caso di Demon Slayer, Fate o The Hundred Line il tutto nasce dalla spinta multipiattaforma di Aniplex…quando si parla di LEGO: Horizon Adventures la questione è un po’ diversa.
Stiamo infatti parlando di un progetto ufficialmente ispirato a una delle IP single player più rappresentative di Sony in ambito first party degli ultimi lustri, lanciata in pompa magna e con grande riscontro tanto di pubblico quanto di critica su PlayStation4 e, successivamente, su PlayStation5, con la forte ambizione di diventare una così detta licenza tentoplole, in grado anche di travalicare i semplici confini delle produzioni specifiche: da lì, ecco arrivare il progetto VR a sostegno del visore proprietario, cercando di sfruttare l’amato mondo di gioco costruito in occasione del primo lancio, piuttosto che i set LEGO per entrare nel settore dei giocattoli e, chissà, riuscire a far innamorare di questo universo diegetico anche fasce di età più giovani. Ed è presumibilmente da lì che nasce la volontà di espansione che soggiace al progetto attualmente trattato nella nostra recensione odierna. Un progetto videoludico che parte dal connubio tra il colosso dei building set di base danese e l’azienda giapponese, per finire…sui lidi nientemeno che di Nintendo. Una scelta in fondo anche comprensibile, visto l’enorme successo trovato negli anni proprio dalle progettualità di intrattenimento digitale a mattoncini su console della Grande N, ma senza dubbio stupisce come proprio Guerrilla Games abbia spinto per poter supervisionare il progetto anche in ottica multipiattaforma, non limitando il progetto all’interno dei confini PC (ambiente verso il quale ormai Sony è ben al di là del periodo esplorativo), decidendo di trasportarlo anche su Nintendo Switch. L’intenzione è chiara, ed è quella di fare di Horizon un brand sempre più in espansione, travalicando il pur vasto orizzonte dell’ecosistema first party e abbracciando in piena consapevolezza le potenzialità commerciali dell’acerrimo nemico di Kyoto.
Al di là dell’elemento quantomeno singolare, se non propriamente rivoluzionario, di sviluppare una property Sony anche per console Nintendo, resta al contempo la curiosità di un progetto in ogni caso piuttosto atipico, che cerca di partire dalla serietà e dalla maturità, stilistica e narrativa, di una produzione interna che ha da sempre fatto della volontà di dialogo verso un’utenza non propriamente giovanissima il cavallo di battaglia principale, per approdare su stilemi (artistici ma anche strutturali) molto differenti: a livello infatti di direzione artistica e di cornice interattiva il titolo si inserisce di diritto nel filone ormai classico e tradizionale delle svariate produzioni videoludiche a marchio LEGO, fatta di semplicità e accessibilità, di semplificazione e collezionabilità, di giocabilità in qualche modo superficiale, accompagnata da un’estetica cubettosa, colorata e simpatica. Il prodotto qui analizzato, infatti, si presenta pad alla mano come un nuovo episodio LEGO, tematizzato per personaggi e contesto seguendo i crismi del franchise di Sony, ma risultando molto più vicino, nella somma delle sue parti, ai precedenti capitoli di intrattenimento digitale interattivo declinati nelle dinamiche del colosso danese del settore del giocattolo, che non ai seriosi, violenti ed avventurosi episodi della saga con protagonista Aloy.
È una produzione infatti adatta a tutte le età, che reinterpreta la storia di Aloy con meno violenza e più leggerezza rispetto alla serie principale, integrando creature iconiche come il Tallneck e il Thunderjaw, ricreate in forma LEGO. Il gioco permette di costruire e personalizzare, con ogni elemento basato su pezzi LEGO reali, anche se alcuni non sono mai stati prodotti in certi colori, offrendo un’avventura esplorabile tanto in modalità di gioco singolo quanto cooperativo. Il livello di difficoltà di LEGO Horizon Adventures è piuttosto accessibile e pensato per un pubblico ampio, inclusi giocatori più giovani e famiglie. Come tipico dei giochi LEGO, il focus non è tanto sulla sfida quanto sul divertimento e la creatività. Le meccaniche sono intuitive, con enigmi semplici, costruzioni rapide, e combattimenti basati su azioni base e utilizzo di oggetti creativi (come un carretto di hot dog esplosivi!). La difficoltà rimane leggera e inclusiva, offrendo una sfida minima anche per i meno esperti. A grandi linee, la struttura di gioco si potrebbe riassumere lungo alcuni assi primari: quello della costruzione, visto che la meccanica principale consiste nel costruire oggetti e strumenti con mattoncini LEGO per risolvere enigmi o affrontare i nemici; quello dei combattimenti leggeri, in cui i giocatori combattono robot iconici della serie Horizon, tradotti in versioni LEGO, utilizzando oggetti costruiti e armi semplici; quello dell’esplorazione, che presenta ambienti colorati e dettagliati in stile LEGO, con sezioni platform e aree da scoprire. Infine, non possiamo non citare l’elemento umoristico, in considerazione del fatto che la storia sia una rivisitazione semplificata della trama originale di Horizon, arricchita con momenti comici tipici dei giochi LEGO. In breve, è un’esperienza rilassata, adatta a chi cerca un gioco spensierato e divertente, più che una sfida impegnativa, risultando quindi poco intrigante per i classici utenti Sony, ma al contempo debole sul versante dell’ispirazione, per chi al contrario non sia avvezzo all’universo finzionale di Aloy.
Sotto il versante del comparto tecnico, il gioco presenta una realizzazione visiva curata e fedele allo stile LEGO, ma senza dubbio resta lontano dai fasti visivi che ci si aspetterebbe da una produzione in ogni caso marchiata dai first party Sony. Il gioco utilizza un motore grafico che simula dettagli realistici dei mattoncini LEGO, incluse piccole imperfezioni, texture lucide e linee di stampo, che ricordano l’estetica dei set fisici. Anche gli effetti ambientali, come fumo, acqua e fuoco, sono riprodotti con pezzi LEGO virtuali. L’illuminazione è ben realizzata, con riflessi accurati sulle superfici dei mattoncini, che migliorano l’immersione. Su PS5, il gioco include una modalità di alta fedeltà grafica con ombre e dettagli avanzati. Tuttavia, tanto il frame rate quanto le opzioni di miglioramento grafico non sembrano in grado di reggere il passo e il confronto con i giochi top di gamma. Buono invece l’accompagnamento audio, visto come il gioco sia completamente doppiato, con performance vocali di qualità che includono attori originali della serie Horizon. L’audio enfatizza anche l’umorismo tipico dei giochi LEGO, mentre la OST passerà per lo più inosservata. In sostanza, il gioco si distingue più per il design artistico e il dettaglio LEGO che per innovazioni tecniche o performance grafiche di punta. È una scelta ottima per chi apprezza il mondo LEGO e cerca una resa visiva fedele a quell’estetica, ma senza dubbio non particolarmente impressionante per i fanatici della resa grafica di ultima generazione.
La recensione
Fin troppo semplicistico per gli appassionati del brand Horizon, fin troppo criptico per chi al contrario non lo conosca già abbastanza per apprezzarne location e creature; l'esperimento non fallisce, ma tra il punto prezzo, la durata e la struttura in ogni caso minimalista il progetto non convince fino in fondo.