Il panorama dei videogiochi per “cellulare” non è più quello di una volta: sono ormai diversi anni, infatti, che la potenza computazionale dei device mobile da un lato, e l’abitudine sempre più diffusa a fruire qualsiasi tipo di contenuto multimediale tramite di essi hanno cambiato tanti aspetti della produzione, della distribuzione e, appunto, anche della fruizione di veri e proprio titoli di intrattenimento digitale interattivo indirizzati a questa tipologia “non dedicata” di hardware. Se è vero che gli store digitali tanto di Apple quanto Android siano governati per la maggior parte da titoli superficiali, spesso infarciti di tonnellate di acquisti in-app e dalle dinamiche specificamene pensate per sfruttare una giocabilità mordi&fuggi a crescita progressiva, al fine di catturare l’attenzione distratta di milioni di persone, è anche vero che sempre più spesso vediamo produzioni strutturare in maniera più convinta e convincente sbarcare su questi lidi, vuoi anche per iniziative (onestamente piuttosto lodevoli) come Apple Arcade (per altro operanti in maniera tale da risultare vantaggiosi anche per i possessori di console, come abbiamo avuto più volte modo di sottolineare). Pensiamo ad esempio al recente approdo su iPhone 15 Pro di progetti del calibro di Resident Evil Village, Residen Evil 4 Remake, Death Stranding e Assassin’s Creed Mirage, ancora non gestibili ad esempio su una piattaforma dedicata al gaming, come la vostra Nintendo Switch, giusto per capire quale sia il panorama attuale dell’industria nel suo complesso. In un contesto così ampio da abbracciare l’ultimo degli endless runner tanto quanto titoli tripla AAA dei più prestigiosi publisher a livello mondiale, si insinuano poi (spesso con qualità, a volte con furbizia commerciale) anche titoli intermedi, portatori di chiare visioni ludiche in grado di soddisfare i palati di una determinata tipologia di pubblico, soprattutto quando si lanciano nel salto del guado che li separa da fanbase molto ricettive, come quella appassionata dei prodotti della casa di Kyoto. Come nel caso di Forgotten Memories.
Forgotten Memories è un videogioco horror sviluppato da Psychoz Interactive per iOS e altre piattaforme simili. È noto per il suo stile ispirato ai classici survival horror come Silent Hill e Resident Evil. Il titolo segue le vicende di Rose Hawkins, un’investigatrice che si risveglia in un ospedale abbandonato mentre cerca una ragazza scomparsa. L’atmosfera è particolarmente curata, con elementi psicologici e scenari inquietanti che ricordano molto i tipici stilemi del genere di appartenenza, nelle sue incarnazioni dei primi anni 2000. Fino ad oggi è stato ben accolto e particolarmente apprezzato proprio per un gameplay basato sulla cura degli elementi tensivi e dell’atmosfera piuttosto che su facili jump scare, un approccio che lo rende unico e fresco, paradossalmente guardando al passato, rispetto ad altri giochi horror più recenti. La trama, forse non originalissima ma ben raccontata in più di un frangente, vi mette nei panni di questa determinata detective della polizia che si ritrova intrappolata in una rete di eventi enigmatici mentre indaga su uno strano caso. Risvegliandosi in un luogo inquietante e sconosciuto, incontrerà Noah, una donna misteriosa e sorprendente che le offre un accordo. Questa precaria alleanza promette di aiutare Rose nelle sue indagini, ma non senza un costo da pagare…rivivere gli orribili ricordi dimenticati di questo luogo non sarà un’esperienza psicologicamente leggera, né per la protagonista, né per il fruitore!
Come accennato a livello tanto di atmosfere quanto di struttura il titolo si ispira ai due brand d’eccellenza di Capcom e di Konami (per altro tornati entrambi alla ribalta delle cronache contemporanee proprio grazie al recupero di certe caratteristiche tipiche di allora, grazie all’operazione dei remake, spesso recensiti anche qui, sulle pagine di Switchitalia, grazie alla nostra rubrica The Outer World): parliamo quindi di un survival horror in terza persona che combina esplorazione, riflessione, enigmi, azione e sopravvivenza in cui il gameplay è incentrato sulla meccanica base di suscitare paura nel fruitore, senza necessariamente nemmeno minacciarlo in maniera concreta, in diverse delle situazioni tensivi che si verranno a creare a schermo. L’esperienza di gioco riesce però a uscire dai vincoli costruttivi di allora grazie a una inquadratura moderna, a un’azione di gioco fluida e al sapiente mix di narrazione profonda anche a livello psicologico ed esplorazione inquietante. Pur non rasentando i picchi delle maggiori produzioni per console dedicate, possiamo comprendere il tenore complessivo dell’opera pensando ad altri titoli disponibili sempre per Switch, come Daymare 1994 o Tormented Souls: produzioni forse non raffinate o perfette, ma ben più che semplici lettere d’amore al genere di appartenenza: la giocabilità si rivela impegnativa, ma adattabile grazie a più livelli di difficoltà selezionabili; presenta un discreto livello di rigiocabilità, grazie a vari elementi sbloccabili, alla presenza di risultati e classifiche che giudicheranno il vostro comportamento; i controlli funzionali e l’assoluta mancanza di acquisti in-app o altre bizzarre pratica da mobile sapranno offrirvi un pacchetto completo, che anche su iOS era in ogni caso percepito come prodotto premium, fatto e finito. Insomma, preparatevi a muovervi nei meandri di location oscure e paurose, a incontrare stranezze inspiegabili e spesso ostili, a gestire le vostre risorse per provare a sopravvivere, incuriositi anche da ganci narrativi non troppo banali.