Ci sono filoni di sviluppo che, pur presentando sin dalle loro origini elementi fortemente distintivi e la capacità di legare a sé per decenni l’amore degli appassionati, non sono mai riusciti a sfondare presso un vero e proprio pubblico di massa, incapaci di raggiungere quel richiamo commerciale e quella cassa mediatica troppo spesso riservata a un novero limitato di progetti appartenenti a una cerchia per molti aspetti sin troppo ristretta. Soprattutto quando la concorrenza nasce in casa, come nel caso di Romancing SaGa, schiacciato nel corso dei lustri da due veri e propri colossi dell’industria come Final Fantasy e Dragon Quest, emblemi ciascuno di una delle due metà del cielo Square-Enix che, proprio nella fusione delle due preesistenti aziende di sviluppo software giapponese, hanno continuato a rafforzare il proprio ruolo di “million seller“, finendo per privare del necessario ossigeno (di budget, talenti ed investimenti), molte altre saghe “minori”, seppur ricche di spunti notevolmente interessanti. Eppure, quella di cui parliamo oggi è una serie di giochi di ruolo sviluppata proprio da Square, famosa per le sue meccaniche di gioco non lineari e il sistema di evoluzione dei personaggi piuttosto unico; un brand iniziato ai tempi d’oro del Super Famicom negli anni ’90, con Romancing SaGa (1992) come primo titolo, che ha saputo distinguersi dagli altri prodotti di genere dell’epoca per la sua enfasi sull’esplorazione libera e la capacità di modellare la storia in base alle scelte del giocatore. Il tutto condito da un altro aspetto, tra i più amati dai fan, legato al sistema “Glimmer” o “Spark”, dove i personaggi apprendono abilità casualmente durante il combattimento, introducendo una sorta di componente casuale piuttosto intrigante. Col passare del tempo, il franchise ha però faticato un po’ ad evolversi, arrivando sulle console più moderne quasi esclusivamente con remake e spin-off, privandolo di quello slancio di modernità di cui forse necessiterebbe per avvicinarsi con più convinzione allo scenario di mercato contemporaneo. Detto questo, anche nella botte piccola spesso si può trovare il vino buono, ed ecco perché accogliamo a braccia aperte il progetto lanciato oggi da Square-Enix per Nintendo Switch.
Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven Heroes è il secondo capitolo della serie Romancing SaGa, uscito originariamente per Super Famicom nel 1993. È diventato un classico di culto per la sua trama unica, il sistema di gameplay non convenzionale e il suo approccio molto particolare alla progressione del gioco. La storia ruota intorno alla dinastia imperiale di Avalon e segue un imperatore che deve affrontare la minaccia dei Sette Eroi, antichi eroi diventati corrotti e malvagi. Diverse sono le sue caratteristiche peculiari: prima di tutto, il sistema di dinastia e successione, che mette il giocatore protagonista non nei panni di un singolo personaggio, ma di una intera linea di imperatori. Ogni volta che un imperatore muore o abdica, il giocatore sceglie un nuovo successore tra diversi candidati, ognuno con abilità e caratteristiche diverse: questo crea una sorta di storia dinastica, dove ogni generazione contribuisce a far crescere il regno, nel corso dei decenni. Questo aspetto è legato a doppio filo poi con il concetto di crescita non lineare del mondo di gioco: il tempo trascorre tra una generazione e l’altra, cambiando anche drasticamente il mondo e introducendo nuove sfide. Alcune aree e missioni diventano disponibili solo in determinati periodi storici, mentre altre scompaiono, influenzando lo svolgimento della trama in maniera molto dinamica. Infine, non possiamo non citare il sistema Glimmer, tramite cui ciascun personaggio può imparare in modo casuale durante il combattimento diverse abilità, introducendo elementi a sorpresa in maniera repentina e inaspettata, senza intaccare (ma anzi, andando ad aumentare) il livello di approccio strategico al combattimento. Tra sistema di classi e personalizzazione improvvisa dei vari combattenti, sarà sempre necessario porre grande attenzione a decisioni e approcci, anche in maniera creativa, per superare le avversità. Ora queto prodotto piuttosto singolare decide di tornare, tirato a lucido su Nintendo Switch.
Partite per un’incredibile avventura ambientata in un’epoca passata: qui alcuni guerrieri conosciuti con il nome di Seven Heroes hanno combattuto per salvare l’umanità. Ma le lodi si sono tramutate in maledizioni quando gli altri Ancient hanno iniziato a temere il loro potere e li hanno banditi in un’altra dimensione. Le loro buone azioni sono sopravvissute nelle leggende tramandate nei secoli, ma al loro ritorno dall’esilio l’umanità scopre con sgomento quanto l’esperienza li abbia corrotti: adesso bramano solo di vendicarsi su chi ha fatto loro un torto. Il giocatore dovrà vestire i panni dell’imperatore di Avalon mentre legioni di nemici invadono questi territori sotto gli ordini dei Seven Heroes, difendendo l’impero, espandendo il regno e sconfiggendo i rancorosi avversari, per salvare il mondo. L’intricata e ricca trama non subisce grandi variazioni, in questa incarnazione moderna, ma non per questo l’esperienza di gioco non va ad arricchirsi rispetto al passato, approdando su Switch: diverse, infatti, sono le novità e le migliorie rispetto alla versione originale per Super Famicom, anche al di là dell’ovvio rifacimento grafico. Innanzitutto, sono state aggiunte nuove classi rispetto a prima, ampliando le possibilità di personalizzazione del party di combattenti: alcune delle classi extra includono Ninja e Onmyoji, in grado di offrire abilità e stili di combattimento inediti e oggettivamente diversificati. Lungo il corso dell’avventura troverete poi nuovi dungeon opzionali e alcuni boss extra: contenuti aggiuntivi in grado di alzare l’asticella dela difficoltà, ma allo stesso tempo di offrire lo spunto per migliorare e ampliare le risorse o abilità disponibili per la costumizzazione dei vostri guerrieri. Meno strutturali ma altrettanto benvenuti sono poi i dettagli legati agli aspetti così detti “QoL“, finalizzati a migliorare l’esperienza utente: da un lato il sistema di autosalvataggio, nonché gli slot di salvataggio multipli; dall’altro il sistema di obiettivi/trofei che offre motivazioni extra per esplorare tutte le possibilità offerte dal gioco, sperimentando al massimo. Senza dimenticare inoltre il miglior bilanciamento dei livelli di difficoltà: alcuni boss e situazioni di gioco sono stati bilanciati per offrire un’esperienza più gestibile e meno punitiva rispetto all’originale, pur senza intaccare un titolo che resta in ogni caso ancora impegnativo, visto che selezionando il livello “Hard (Classic) sarà di base possibile ripercorrere il tutto come nel titolo originario del 1993 (laddove invece Casual e Normal andranno incontro ad esigenze di tipo diverso).