Yakuza Kiwami : la recensione

Il mondo della malavita ci mostra tutti i suoi lati, anche quello più emozionante, vestendo i panni eleganti ma insanguinati di Kiryu!

C’era una volta un visionario, chiamato Yu Suzuki, che dall’alto delle sue intuizioni creò il videogioco più ambizioso di sempre, purtroppo previsto in esclusiva per la console più di nicchia della storia di questo mezzo di intrattenimento digitale interattivo di massa. Parliamo del progetto Shenmue, sviluppato per SEGA Dreamcast, il prodotto che segnò l’uscita di scena dello storico avversario di Nintendo da mercato hardware, verso il quale però la casa di sviluppo giapponese decise di instillare ogni goccia possibile di sudore, inventiva, creatività e budget possibili, conscia del fatto che quella sarebbe stato il canto del cigno dal punto di vista produttivo, in ambito console. Furono proprio i vertici aziendali a richiedere ai propri team di dare tutto, uscendo dagli schemi di qualsiasi logica di profittabilità, dal solco della tradizione, dalle consuete dinamiche progettuali, solo ed esclusivamente per offrire ai propri appassionati il meglio, prima di dirsi addio. Fu da questo notevole impulso profondamente giapponese che scaturirono titoli indimenticabili, come Jet Set Radio, Phantasy Star Online, Sonic Adventure, Power Stone, Samba de Amigo, Crazy Taxy, Virtua Tennis o, appunto, la saga di Shenmue. Un’epopea in grado di anticipare il concetto di open world già nell’ormai lontanissimo 1999 (era il secolo scorso!), con tutti i vincoli tecnici possibili, ma capace di settare realmente nuovi standard dal punto di vista esplorativo, grazie alla capacità di ricreare con dovizia di particolari intere aree urbane, ampiamente esplorabili e, soprattutto, caratterizzate da un livello estremo di realismo anche in termini di NPC: ben prima dello sviluppo endemico dell’AI anche in ambito di intrattenimento, infatti, il team fu capace di programmare delle routine di comportamento per tutti gli NPC che vivevamo realmente la propria quotidianità nei quartieri frequentati dall’avatar protagonista, lungo un ciclo di giorno/notte per altro altrettanto verosimile, con un effetto di immedesimazione all’interno del mondo di gioco che, all’epoca, non aveva assolutamente eguali. Il prevedibile, se non addirittura previsto, insuccesso commerciale dell’opera non fu del tutto inutile, comunque, visto che seppe gettare le basi per quella che, a conti fatti, è diventata oggi una delle saghe di maggior successo della nuova era SEGA, quella incentrata solo ed esclusivamente sullo sviluppo software, per altro spesso pienamente multipiattaforma: si tratta, giustamente, di Yakuza – Like a Dragon.

Dopo le tribolazioni del poetico ma effimero Shenmue, infatti, la casa di sviluppo giapponese ha saggiamente deciso di non gettare alle ortiche tutto il mostruoso lavoro svolto per realizzate l’intelaiatura e lo scheletro di quelle esperienze, ma di convertirlo cambiandogli radicalmente pelle. Ecco allora che le scorribande in piccoli quartieri o paesi vengono trasportati di forza nella megalopoli simbolo della nazione; che oscuri e misteriosi maestri di arti marziali assumono il rango di delinquenti professionisti; che l’immacolato eroe di periferia diventa lui stesso un malvivente, per quanto sorretto dall’onore di un codice etico persino fuori luogo. Tradotto, entriamo prepotentemente nel violento, ma per molti versi affascinate, mondo della criminalità organizzata giapponese. Il tutto mantenendo però l’alternanza tra esplorazione dei dettagliati vicoli cittadini e momenti di battaglia a suon di ceffoni, ricalcando le strutture di lotta del famoso Virtua Fighter, nato sempre e comunque dalla stessa mente dello stesso grande game designer. Nel caso specifico, Yakuza Kiwami è il remake del primo gioco Yakuza per Playstation 2. La reinterpretazione grafica del capitolo d’esordio per questo brand è stata originariamente pubblicata su PS3 nel 2016 e abbina le meccaniche di combattimento incredibilmente ben calibrate di Yakuza 0 con l’iconica storia di Yakuza 1, concentrando l’attenzione del fruitore attorno all’ascesa di Kiryu dal rango di semplice assoldato alla mafia loca, al suo status di vera e propria leggenda della malavita organizzata giapponese. Un titolo eccellente per entrare a piedi uniti in quella che ormai è una serie di lunga data, capace di contare ad oggi svariati episodi anche molto diversi tra loro per gameplay e ambientazione storica, sperando ovviamente che possa essere il primo di molti progetti a marchio Yakuza ad arrivare sulle piattaforme Nintendo. La serie debutta infatti per la prima volta su Nintendo Switch™ proprio con questa incarnazione, non a caso lanciata in concomitanza con l’uscita sulla piattaforma streaming di Amazon Prime Video dell’omonima serie tv: una sinergia perfetta, che consentirà ai possessori della console ibrida della casa di Kyoto di scoprire le perigliose disavventure di Kiryu, rimanendone senza dubbio coinvolti. Dopo aver passato 10 anni in carcere per un crimine non commesso, vi ritroverete sull’orlo di una guerra tra clan della yakuza che vi lancerà in un intenso viaggio d’amore, umanità e tradimento sullo sfondo di un animato distretto a luci rosse nel Giappone moderno.

Pur modificando enormemente atmosfere, toni e contesto narrativo, quindi, i primi titoli di Yakuza ripercorrono le medesime caratteristiche strutturali introdotte anni addietro da Shenmue, tra le quali spicca senza dubbio un sistema di combattimento molto profondo, per un gioco open world con stilemi action: il motivo è presto detto e risiede davvero nella mente comune ai progetti citati, capostipite anche del famoso picchiaduro a marchio SEGA, reso famoso tanto dalle sale giochi, quanto da Saturn e Dreamcast. Ecco allora che, girovagando per le strade e i vicoli di Karumocho capiterà ogni due per tre di imbattersi in malintenzionati o farabutti, coi quali sarà necessario cercare di regolare i conti alla vecchia maniera e cioè sporcandosi le mani. Nel dettaglio, in Kiwami il vostro protagonista sarà armato soltanto dei proprio pungi o quasi (potendo avvantaggiarsi anche dell’uso di oggetti vari, spari per l’ambiente circostante), ma non certo in maniera dilettantistica. Anzi: Kiryu saprà padroneggiare ben 4 diversi stili di combattimento, offrendovi innumerevoli opzioni per dare una lezione agli sbandati o ai nemici che avranno la malaugurata idea di combattere con voi. Sarà possibile mantenersi sul semplice premendo anche un po’ a caso il pulsante di attacco, oppure espandere le proprie capacità, facendo salire di livello le skill da strada praticabili dal vostro avatar, sfruttando le numerose abilità assimilabili durante il gioco. In ogni caso, sarà sempre possibile alternare dinamicamente quattro stili di combattimento (il brutale “Lottatore”, il veloce “Impeto”, il soverchiante “Bestia”, il leggendario “Drago”), usando armi improvvisate trovate per strada per devastare orde di nemici in scontri verosimili, avvincenti e divertenti da giocare per chiunque, anche per i novizi. La soddisfazione durante gli scontri è davvero tanta…

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