Xbox Series S: A Quiet Place: The Road Ahead: la recensione

Shhhh...non fate rumore, se volete sopravvivere..!

Il videogame italiano: a che punto è la nostra industria, dopo decenni di amore spassionato verso questo mezzo di comunicazione e intrattenimento digitale da parte di milioni di appassionati, senza ancora una struttura però professionale che possa spingere, sorreggere e guidare tale passione verso lo sviluppo di un tessuto lavorativo solido e futuribile nell’ambito impiegatizio o imprenditoriale? Ebbene, si potrebbe dire che la nostra realtà sia ancora agli albori, ma al contempo i passi avanti sono tanti ed evidenti, nonché in grado di anticipare sviluppi futuri sempre più concreti grazie ad una serie di realtà lavorative fattuali, in ambito di formazione prima, ma anche di sbocchi professionali poi. Se noi amanti di Nintendo abbiamo toccato con mano progetti che fino a qualche anno fa sembravano usciti più che altro dalle fantasticherie di un bambino, come nel caso di Mario + Rabbids (un team italiano che gestisce l’idraulico baffuto più famoso del mondo, permettendosi per altro tutte quelle libertà?!) non possiamo non citare lo slancio creativo (nonché tecnico) di una Caracal Games in grado di ergersi ad highlight di un Nintendo Direct Partner Showcase (lo avete visto Star Overdrive?!), o l’audacia imprenditoriale di una Stormind Games. Parliamo di una realtà siciliana in grande espansione, con molte possibilità di lavoro da remoto, che sorretta dall’esperienza internazionale di alcune sue figure chiave ha saputo portare avanti una progettualità impensabile fino a solo un lustro addietro. Ed è cosi che nasce A Quiet Place: The Road Ahead.

Il titolo parte dalla licenza ufficiale del famoso brand cinematografico holliwoodiano, presentando però una storia nuova e del tutto inedita, perfettamente inserita all’interno del world building di riferimento, rimanendo assolutamente fedele ed adesa ai racconti originali visti su pellicola, senza rinunciare a importanti slanci interpretativi coadiuvato dal mezzo di intrattenimento chiaramente più interattivo del videogame. I toni e le atmosfere saranno lugubri e claustrofobiche come ci si aspetterebbe, il canovaccio duro e senza pietà, descrivendo in maniera verosimile un mondo disfatto, dove l’umanità è ridotta al lumicino, come la sua speranza di sopravvivere all’estinzione, a causa dell’olocausto alieno portato dalle temibili creature ostili che danno la caccia a chiunque, per cibarsene, sfruttando l’enorme vantaggio fisico derivante dalla loro costituzione robusta, rapida e letale. L’unico difetto che le caratterizza è la totale cecità, cui sopperiscono però attraverso un udito iper sviluppato, in grado di captare qualsiasi rumore, anche il più tenue, persino da grandi distanze, identificando e individuando le prede con grandissima precisione, decise a sferrare il loro attacco assassino. Ed ecco che la civiltà come la conosciamo crolla su sé stessa, che i pochi sopravvissuti si barricano in fortini improvvisati, andando a caccia di risorse (viveri, medicinali, utensili) tenendo sempre presente però l’estrema necessità di non emetter alcun rumore: i bunker sotterranei diventano luogo ideale per rifugiati; i materassi vengono appoggiati alle pareti per attutire la propagazione del suono; la sabbia si tramuta in uno dei beni primari, offrendo l’enorme vantaggio di diminuire persino il rumore dei nostri passi, venendo utilizzata per tracciare sentieri nuovi ed inaspettati. Combattere è fuori discussione: sostanzialmente qualsiasi arma contundente, figuriamoci da sparo, finirebbe solo per attirare decine di esseri alieni pronti a macellarci, per cui l’unica soluzione consiste in una sopravvivenza muta ed ovattata. Gli sviluppatori di Stormind Games hanno avuto il grandissimo pregio di calarsi completamente all’interno di questo universo diegetico, immaginandosi circostanze ed eventi situazionali sempre coerenti e verosimili con il contesto, arrivando ad offrire un’esperienza interattiva capace non solo di mantenere sempre attiva la sospensione dell’incredulità, ma giocando su numerose leve organizzate organicamente tra loro per immedesimare il fruitore al massimo all’interno del mondo di gioco.

In questo complesso quadro post apocalittico, vestirete i panni di una sopravvissuta, afflitta da asma e per di più incinta da poche settimane, impaurita ma decisa a tutto pur di sopravvivere e far sopravvivere, con sé, anche il bimbo che porta in grembo, frutto della relazione amorosa con l’amore della propria vita, portatole via proprio davanti agli occhi durante la prima missione introduttiva del gioco (non lo consideriamo uno spoiler, facendo parte sostanzialmente del tutorial che apre l’avventura). Davvero ottimo il lavoro svolto in fase iniziale per trascinarvi davvero al centro dell’azione: da un lato i primissimi passi del racconto si svolgono prima dell’invasione aliena, ma si rivelano importanti per insegarvi le azioni principali a vostra disposizione, per poi catapultarvi qualche mese dopo, in piena crisi emergenziale. La prima missione si svolgerà in un ranch, dove cercherete in coppia con il vostro partner, di recuperare cibo e batterie per l’ospedale gestito da vostro padre, ormai a corto di risorse. La pioggia torrenziale gioca a vostro favore, ovattando i rumori generati durante l’esplorazione di questo edificio, nel quale potrete però allenare ulteriormente le diverse possibilità di interazione con l’ambiente: camminare sui sentieri di sabbia, scavalcare ostacoli con estrema lentezza, aprire porte o chiavistelli dosando con sensibilità le levette analogiche del vostro controller, accucciarvi per far ancora meno rumore o passare in cunicoli particolarmente stretti e via discorrendo. L’introduzione alle dinamiche di gioco è svolta, sostanzialmente, con una dinamica implicita, giocata e interattiva, ponendosi al centro dell’esperienza in maniera perfettamente integrata e aumentando tantissimo il senso di immedesimazione all’interno di un contesto che saprà catturarvi, ne siamo certi, tanto sul versante narrativo quanto sotto il profilo ludico.

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