Europa: la recensione

Corri, plana e sorvola il paesaggio, risolvi i misteri tra le rovine di un'utopia decaduta e scopri la storia dell'ultimo essere umano in vita.

Nell’immenso panorama di produzioni videoludiche odierne esistono diversi generi e filoni e, a volte, è anche bello lasciarsi andare al fiume dei ricordi per cercare di ricordare quale titolo possa in qualche modo vantare il fatto di aver iniziato, anche soltanto in maniera seminale, un determinato processo creativo in grado di scavare quel famoso solco, lungo il quale molti autori successivi abbiano poi deciso di instradare le proprie creazioni di fantasia. Tra i tanti esempi, nel caso di produzioni poetiche, per alcuni forse fin troppo prive di un certo nerbo di giocabilità ma senza ombra di dubbio ricchissime di elementi artistici capaci di parlare a tanti dei nostri sensi troviamo senza ombra di dubbio le opere di Thatgamecompany: Flower e Journey hanno avuto il coraggio di esprimere stilemi agli antipodi rispetto all’intera generazione a loro contemporanea, per poi bissare anche in tempi più recenti su Nintendo Switch la ripetizione dei proprio crismi costruttivi con l’affascinate Free2Play intitolato Sky: Figli della Luce (che vi consigliamo assolutamente di provare, qualora siate possessori dell’hardware ibrido della casa di Kyoto). Approcci così flebili e delicati non sono certo comuni ed è anche per questo che siamo rimasti incuriositi e inizialmente affascinati da un piccolo titolo indie mostrato, quasi in sordina, durante uno degli scorsi Nintendo Direct, apprezzandone passo passo l’avvicinamento all’uscita sul mercato, fino al sul rilascio avvenuto finalmente pochi giorni fa. Parliamo in questo caso di: Europa.

Europa è stato sviluppato dall’ex direttore artistico di Overwatch e Diablo 3 Helder Pinto e da un piccolo team di sviluppatori da lui riunito. Si tratta chiaramente di un “passion project”, una di quella avventure in cui a volte spiriti indomiti e menti creative hanno il coraggio di lanciarsi: infatti di giorno, Helder Pinto è un artista che lavora su alcuni dei più grandi franchise di videogiochi al mondo, ma di notte…di notte, per gli ultimi 5 anni ha passato ore insonni per portare avanti l’avventura di Europa, ispirato sotto numerosi aspetti alle opere dello Studio Ghibli. Helder ha lavorato su Europa per oltre cinque anni, costruendo il gioco insieme agli amici Alex Petherick-Brian (programmazione) e Brian Horn (narrativa e filmati), avendo poi trovato la collaborazione dell’editore indipendente Future Friends Games per rilasciare il gioco sul mercato digitale della console di Nintendo. Il risultato è un titolo non perfetto, ma al contempo ricchissimo di emotività in ogni suo aspetto.

Sulla luna Europa, un lussureggiante paradiso terraformato all’ombra di Giove, un androide di nome Zee parte alla ricerca di risposte. Nei suoi panni il giocatore potrà correre, planare e volare attraverso i resti di un’utopia in rovina, cercando di scoprire la storia dell’ultimo essere umano. Il titolo è assolutamente privo di combattimenti e vi spingerà ad esplorare seguendone le atmosfere pacifiche lungo la spina dorsale di un’avventura fatta di continue scoperte alternate da numerosi momenti di introspezione e meditazione. Il costrutto ludico e interattivo è coadiuvato, nonché profondamente sostenuto dal contesto, inteso come elementi tanto narrativi quanto ambientali. Il mondo di gioco è realizzato con panorami mozzafiato tra laghi, prati e montagne da esplorare, risultando disseminato di resti di una civiltà decaduta, tutti da decifrare lentamente e in maniera quasi emergenze, non esplicita. La storia risulta raccontata tramite toni intimisti, incentrandosi sulla crescita e sul rapporto dell’umanità con la natura, ed è in questo doppio filo tra la storia e l’esplorazione che risiede la grandezza dell’opera qui analizzata: sarete continuamente sospinti a cercar di scoprire i segreti di questo mondo, risolvendo enigmi e superando i pericoli nascosti che si celano tra le rovine stesse, ma sempre senza una pressione esterna predeterminata, muovendovi piuttosto secondo un traversing libero che permette di planare serenamente da uno slancio all’altro, accumulando potenza e impulso nel tempo.

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