Reynatis: la recensione

Magia e caos si scontrano tra le strade di Tokyo

FuRyu, fedele al suo nome, è davvero una furia scatenata su Nintendo Switch e ancora una volta è pronta a portare il suo carico di stile e adrenalina sulla vostra console ibrida preferita. Non certo una novità, considerando quanto il supporto di questo team di sviluppo (fiancheggiato spesso da svariati publisher per quanto riguarda la pubblicazione e la distribuzione delle loro opere soprattutto per i mercati occidentali e cioè fuori dai confini domestici nazionali) sia sempre stato abbastanza presente e costante anche nel corso delle passate generazioni hardware della casa di Kyoto, ma è innegabile come il saltosu Switch abbia loro consentito di ampliare ulteriormente se non la quantità, di certo il respiro e l’ambizione dei loro lavori destinati al nostro pubblico di riferimento. Dai più classici RPG a turni spesso con visuale isometrica e/o un character design ultra-deformed (vuoi per la presunta bassa età dei possessori di DS o 3DS, vuoi per i limiti tecnici e in particolare di visualizzazione sui piccoli schermi doppi-tattili delle precedenti console portatili di Nintendo), si è spesso passati nel corso degli ultimi anni a produzioni dal look più maturo, dalle dinamiche più action e in generale dall’anelito in qualche modo più moderno e contemporaneo. Attenzione, non che dalle nostre parti si disdegnino progetti come il bellissimo The Legend of Legacy o il recente Trinity Trigger, ma fa sempre piacere notare una maggior diversificazione di stile, tono e atmosfera come operato da FuRyu proprio su Nintendo Switch. Ed è così che, dopo Crystar, The Caligula Effect (1 e 2), Monark o Crymachina accogliamo con curiosità e interesse anche il nuovissimo Reynatis!

Il titolo è ambientato in un universo finzionale dove il mondo reale che noi stessi conosciamo, con particolare riferimento ad alcuni iconici quartieri di Tokyo (già abbondantemente rappresentati in altri progetti videoludici, che non a caso sembra siano serviti da fonte di ispirazione in via più o meno ufficiale proprio per la realizzazione di questo titolo), si mescola con altri livelli di realtà piuttosto fantasiosi. Presumibilmente circostanziato in un futuro prossimo dove tecnologia e magia si sono ormai fuse assieme, Reynatis illustra una città soggiogata dal Rubris, una terribile droga che consuma chiunque la assuma, per poi trasformarlo in un mostro: un fardello da cui la M.E.A. (una speciale polizia composta da maghi) cerca di liberare i cittadini, tramite l’applicazione di norme restringenti e severe, tra le quali il coprifuoco notturno, vissute da una parte della popolazione anche come il pretesto per esercitare un controllo dittatoriale mirato a soffocare libertà individuale di parola ed espressione. In particolare, nonostante il mana sia diffuso e appannaggio di chiunque sia in grado di generarlo e gestirlo, ogni forma di magia è assolutamente fuori legge, finendo per emarginare coloro i quali pur essendo dotati di poteri, non rientrano nei ranghi ufficiali dei corpi di polizia. Ecco allora che a Shinjuku e Shibuya viene a crearsi una scacchiera articolata e complessa, sulla quale si muovono agenti e cittadini, maghi indipendenti e mostri, tutti in qualche modo legati a doppio filo alla distribuzione sottobanco della malefica sostanza stupefacente, di dubbia provenienza. A complicare il tutto, rendendolo però ulteriormente intrigante, troviamo poi il mondo fatato che si nasconde al di là della misteriosa nebbia che infesta le strade di Tokyo, accessibile soltanto agli stregoni più eruditi in grado di pronunciare le formule antiche nel modo corretto: all’interno di questo ambiente misterioso sono disseminati i portali che, se aperti nella loro totalità, potrebbero presumibilmente scatenare il sacro vento necessario per debellare la piaga della terribile droga, ma per raggiungere questo nobile obiettivo saranno molti gli ostacoli da superare, i ruoli da ribaltare e le regole da infrangere. La trama del gioco appare sin da subito non banale, ricca di intrecci complessi e persino imprevedibili, dove convenzioni e ideologie sono esposte da numerosi punti di vista, quasi a voler mettere in scena la complessità dei rapporti sociali, dei delicati equilibri tra le parti e delle tensioni che intercorrono tra persone e istituzioni, anche a fronte delle migliori intenzioni di ciascuna, pur non mancando la netta presa di posizione verso determinati brutalismi tanto sociali, quanto estetici. Insomma, ancora una volta gli sceneggiatori di FuRyu provano a districarsi tra tematiche complesse, legando i fili di un canovaccio forse non sempre riuscito, ma indubbiamente interessante.

Come già accennato, per esibire l’intricata trama di cui sopra il team ha scelto la ormai familiare Tokyo, concentrandosi in maniera piuttosto precisa sulla riproduzione di alcuni tra i suoi quartieri più internazionalmente (ri)conosciuti, scendendo ad un livello di dettaglio a tratti anche sorprendente, continuando anche a livello ambientale quella commistione tra reale e immaginario che caratterizza un po’ tutti gli aspetti dell’opera: ecco quindi che vi troverete a ripercorrere strade già viste, se non di persona, senza dubbio in altre saghe videoludiche, come Persona o Yakuza, senza dimenticare ovviamente The World Ends With You: una vicinanza stilistica oltre che tematica, quella con la mitica opera di Square-Enix, sottolineata in via ufficiale anche da FuRyu stessa, vista la collaborazione annunciata già prima dell’uscita con il brand nato molti anni fa su Nintendo DS, che vi metterà davanti ad alcune delle creature scaturite dalla fervida immaginazione nientemeno che di Nomura, durante le vostre scorribande. Scorribande che, alternativamente a seconda dei momenti del racconto, vi metteranno nei panni di un paio di maghi girovaghi fuorilegge, tanto quanto nell’uniforme ufficiale di alcuni agenti delle forze dell’ordine. Tendenzialmente i vostri nemici saranno per lo più sempre mostri o drogati (in procinto di trasformarsi in creature ostili), ma in alcuni frangenti le strade delle diverse fazioni impersonate dai vostri avatar finiranno per incrociarsi in maniera bellicosa. Le attività magiche non ufficiali, infatti, come abbiamo detto non sono consentite e, pertanto, al termine di ogni fase di lotta giocata dal punto di vista dei ribelli terminerà con un conto alla rovescia durante il quale dovrete cercare le diverse aree sicure sparse per la città – pena l’arrivo di un contingente di poliziotti che cercheranno di catturarvi. Il livello di sfida di questi momenti è davvero elevatissimo e causa spesso dei game over immediati, dai quali per fortuna è possibile però ricominciare in maniera rapida, per riprendere da dove vi eravate interrotti, potendo anche decidere semplicemente di saltare lo scontro, ritrovandovi sin da subito in un’area sicura dalla quale poter proseguire.

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