Shogun Showdown: la recensione

Goditi un'ambientazione di ispirazione giapponese con grafica pixel art...made in Italy!

Per nostra grande gioia, il made in Italy in ambito videoludico è ormai una solida realtà, per quanto i margini di crescita e miglioramento siano davvero ampi. A dimostrare come, per fortuna, siano ormai lontani i tempi delle vergognose figuracce internazionali ed istituzionali di un Gioventù Ribelle qualsiasi, infatti, ci hanno pensato tanto i grandi nomi in grado di portare le luci della ribalta dei brand e dei publisher più famosi del pianeta anche nel Bel Paese (un grazie sempiterno a Davide Soliani e a Ubisoft Milan per lo sviluppo di Mario + Rabbids di comune accordo con Nintendo e Miyamoto non glielo negherà mai nessuno), quanto i team più piccoli ma evidentemente talentuosi e capaci, come Stormind Games (attualmente al lavoro sul videogioco ufficiale di A Quiet Place) o Caracal Games (che ci ha deliziato con Downward Enhanced Edition e ci sta allettando con il recente annuncio durante il Nintendo Direct Partner Showcase di Star Overdrive). Ma quelle potenzialità enormi e sconfinate del panorama indipendente che tanto decantiamo da sempre qui sulle nostre pagine hanno aumentato a dismisura le chance anche per gruppi di lavoro ancora più embrionali, se non addirittura composti da un unico sviluppatore/artista. Come nel caso trattato qui oggi di Shogun Showdown, creato dalle sapienti mani e dalla fantasiosa mente di un singolo individuo, che ama farsi passare sotto il nome di Roboatino che, grazie alla collaborazione con il publisher francese Goblinz Publishing ha potuto pubblicare la sua creatura anche sul vostro Nintendo eShop.

Stiamo parlando infatti di una produzione evidentemente di piccola scala, in termini di respiro, afflato, budget o ambizione, ma non fatevi ingannare: se è vero che il fulcro centrale di un prodotto di intrattenimento (digitale o meno che sia) è quello di divertire, allora preparatevi: Shogun Showdown è un titolo assolutamente da non perdere! Il titolo infatti ha una sua identità chiara, tanto in termini di estetica quanto di gameplay, ed è pronto a prendervi per mano, guidarvi in un chiaro e rapido tutorial, per poi gettarvi nel mezzo di un cammino irto di sfide, tutte da affrontare consapevoli che ogni duello sarà diverso dal precedente, ogni situazione da valutare attentamente e ogni piccolo passo avanti pronto a svanire sotto i vostri piedi…mantenendo però almeno in parte i progressi duramente guadagnati vincendo ogni singolo scontro che si parerà sulla vostra strada. Il progetto infatti prende corpo come una sorta di ibrido, in grado di mescolare sapientemente (contrariamente a quanto avviene spesso in opere dalla ispirazione mista come in questo caso) elementi strategici, la gestione del proprio mazzo di carte e un senso di progressione prettamente rogue-lite, senza scadere nella superficialità in nessuno dei suoi aspetti e senza creare confusione nel fruitore. Già questo è un discreto risultato!

Showgun Showdow vi mette nei panni di un guerriero inserito in un contesto ispirato al Giappone feudale, per quanto intriso di un certo grado di reinterpretazione artistica, in lotta con altri guerrieri dell’epoca, tra shuriken e kunai, spade e rampini e via discorrendo; allenati da un misterioso individuo che, in brevi ma efficaci sessioni di introduzione alle dinamiche di gioco vi insegnerà i segreti della via del bushido, dovrete affrontare un viaggio che, in ogni location tra le diverse pensate lungo il vostro percorso, vi metterà dinnanzi a sfide all’ultimo sangue. Il vostro obiettivo sarà quello di superare ogni snodo, resistendo alle diverse ondate di avversari che caratterizzano ciascun quadro, per poi spostarvi verso la destinazione successiva, continuando così l’avventura. Nel momento della battaglia, il gioco assume i contorni di un titolo strategico a turni, per quanto a scorrimento orizzontale, dove ogni mossa equivale ad una carta in vostro possesso, da spendere per agire quando sarà il vostro momento: potrete spostarvi orizzontalmente per andare incontro o allontanarvi dagli avversari, che possono comparire da entrambi i lati dello schermo; potrete selezionare le diverse azioni tra quelle a disposizione nel mazzo, alternandone anche l’ordine di esecuzione; potrete attaccare, attendere o difendervi, senza dimenticare la possibilità di scontrarvi con un nemico, scambiandovi il posto con lui (magari per mettervi in una posizione di difesa più vantaggiosa rispetto a una situazione di inferiorità numerica, condizione base di ogni turno). Ogni volta che farete una scelta, eseguendo una di queste opzioni, spenderete uno dei movimenti a vostra disposizione durante il vostro turno, per cui sarà sempre fondamentale ponderare al meglio le vostre mosse, rispetto a quelle degli nemici, ragionando per altro anche in prospettiva: ogni carta spesa, infatti, necessiterà di alcuni turni di riposo, prima di poter essere utilizzata di nuovo. Qualora foste in grado di superare le ondate di antagonisti, potrete ricevere in premio una nuova carta, corrispondente a una nuova mossa, da sfruttare al meglio nel corso dei livelli successivi e, fidatevi: ne avrete bisogno! La curva di apprendimento è onesta, ma decisa e il livello di difficoltà salirà molto presto fino a richiedervi concentrazione e ragionamento, prima di ogni singola azione. La cosa piacevole è che il gioco non brucia i progressi fatti nell’affrontare una run, lasciandovi la possibilità di ricominciare il viaggio più forti di prima: un approccio non troppo punitivo, all’interno di una cornice comunque non facile né superficiale. Fate attenzione, perché il famoso pericolo di essere così coinvolti dal suo loop di gameplay da non riuscire a staccarsi, spinti dal desiderio di fare “ancora un’altra partita e poi basta”, sarà forte!

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Dal punto di vista tecnico il gioco è in pura pixel art, interpretata con una discreta rivisitazione artistica; la direzione stilistica offre scorci e scenari chiaramente mutuati dall’immaginario collettivo del Giappone feudale, senza dimenticare oltre a paramenti e armature, equipaggiamenti e vestizioni, anche numerosi dettagli ambietali: dalle pieter sacrarie alle pavimentazioni dell’epoca; dalle architetture alle foreste di bambù è innegabile la sensazione chiaramente comunicata dal gioco di trovarsi in un’epoca storica definita a livello tanto geografico quanto culturale, tramite un’ottima resa a schermo della visione dello sviluppatore. Il tutto graziato anche da una raffinata coordinazione tra occhio e orecchio, tra effetti sonori e musiche perfettamente coerenti con il racconto stilizzato. In tutto questo, perdono ovviamente di significato mole poligonale o fluidità, capace di garantire una fruizione diretta e priva di problematiche, mentre i tempi di caricamento potrebbero forse essere ottimizzati per garantire un miglioramento dell’esperienza anche in modalità portatile. Nell’insieme, le tante possibilità d’azione garantite al giocatore dalla struttura ludica e interattiva vengono perfettamente mappate sull’interfaccia dei comandi di Nintendo Switch, e questo basta e avanza per godersi il viaggio.

La recensione

8 Il voto

Saremo di parte, ma Shogun Showdown è un indie da non perdere. Violenza giapponese e puzzle si alternano in un loop ludico intrigante a metà tra carte, azione e ritmo. Facile cadere nella trappola del "ancora un turno" e ritrovarsi, senza accorgersene, ad averci speso ore e ore di puro divertimento, grazie all'elevato numero di combinazioni e alle mosse speciali, capaci di rendere ogni partita diversa dalla precedente.

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