Come abbiamo già avuto modo di analizzare, per altro proprio nel corso di questo 2024, l’enorme successo di Nintendo Switch ha avuto, tra le tante conseguenze positive, il merito di riuscire a dare respiro a tantissimi progetti non sempre necessariamente legati alle logiche e alle necessità commerciali dei progetti blockbuster, lasciando ampio margine di manovra e grande libertà creativa ai team interni della casa di Kyoto nel (ri)portare in auge anche progettualità volendo secondarie, tra le cui pieghe rischiano però spesso di nascondersi piccole gemme tutte da scoprire e godere per noi appassionati. Ricordiamo il recupero di Another Code, ad esempio, piuttosto che il rilancio della serie Mario & Luigi che ci attendere verso la fine dell’anno, tanto che ormai le IP non rappresentate, vuoi anche solo con episodi eShop in stile “99” come F-Zero, sono ormai pochi, dovendo andare a ripescare in un passato poco glorioso come quello di Odama o Doshin the Giant, per trovare titoli mancanti nell’ampissima libreria software della console ibrida della casa di Kyoto. Ma è ovvio che l’esempio più lampante risiede però in una serie investigativa che affonda le proprie radici addirittura negli anni ’80, cioè il periodo d’oro della prima console per videogiochi casalinghi lanciata sul mercato da Nintendo.
Parliamo della saga Famicom Detective Club, una serie di avventure testuali a sfondo piuttosto maturo che esordì nel 1988 su quello che da noi è conosciuto con il nome di Nintendo Entertainment System (NES), addirittura nella sua versione “espansa” con lettore di dischetti (gli ormai obsoleti floppy disk); il primo episodio era intitolato The Missing Heir, mentre il secondo (che era in realtà un prequel) portava il nome di The Girls Who Stands Behind ed erano accomunati da atmosfere piuttosto tese, tematiche senza dubbio adulte, legate a misteriosi omicidi e crimini efferati, sui quali il protagonista era costretto ad indagare, secondo dinamiche da visual novel piuttosto tradizionali, accompagnate da bivi di dialogo in grado di guidare l’attenzione del lettore lungo avventure dai tratti anche macabri, come un libro noie intriso di terrore degno di questo nome. Alla guida del brand nientemeno che Yoshio Sakamoto, una delle menti più brillanti e di successo dell’intero team di Nintendo, responsabile nei decenni di esperienza maturati presso gli uffici centrali della casa di Kyoto di pilastri dell’industria del calibro di Wrecking Crew e Balloon Fight, Rhythm Tengoku e Tomodatchi Life, ma anche Metroid e Wario Land. Ma, per sua stessa ammissione, i toni e i racconti di Detective Club hanno sempre conservato un posto speciale nel suo cuore e forse è proprio grazie a questo che qualche anno addietro, su Nintendo Switch, la serie è risorta con il remake completo (con valori di produzioni riammodernati e alcune migliorie in ambito di QoL) di una raccolta capace di trasportare i due vecchi capitoli originari nella contemporaneità di questa generazione di console. Ma evidentemente, il vecchio maestro aveva ancora qualcosa da raccontarci…
In Emio – L’Uomo che Sorride: Famicom Detective Club, uno studente è stato trovato morto in modo agghiacciante. La sua testa è coperta da un sacchetto di carta su cui è disegnata una inquietante faccia sorridente, proprio come le vittime di Emio, l’Uomo Sorridente, un assassino di leggende metropolitane. Nei panni di un assistente investigatore privato, hai il compito di aiutare la polizia a risolvere questo crimine, che ricorda una serie di omicidi irrisolti avvenuti 18 anni prima, per quanto sin da subito siano evidenti diverse incongruenze: contrariamente a quanto avvenuto in passato, questa volta la vittima è di sesso maschile, tanto per cominciare, senza dimenticare di come la detective di polizia a capo dell’indagine sembri nervosa ed irrequieta sin dalle prime battute del gioco….Il vostro compito sarà quello di seguire il progressivo avanzamento del racconto per capire se sia davvero tornato il serial killer di diversi anni prima o se il nuovo delitto sia opera di un imitatore; se i nuovi crimini siano ispirati alla storia dell’Uomo Sorridente o se centrino con la sua origine. Per la prima volta nella serie, potrete vestire i panni di entrambi gli aiuto-investigatori dell’agenzia Utsugi, visto che anche Ayumi Tachibana (personaggio già noto alla serie) sarà giocabile in alcune parti selezionate della storia, alternandosi all’usuale protagonista Eisuke Sasaki. Come coppia investigativa, il fruitore dovrà immergersi sempre più a fondo in una intensa storia di sospetti, isolamento e fragilità e dobbiamo ammettere che la scelta di farvi impersonare anche un avatar di sesso femminile contribuisce ad aumentare il senso di disagio di fronte a certe tematiche e a determinate problematiche che, forse in maniera inaspettata per un titolo Nintendo, il gioco non ha timore di affrontare in maniera anche piuttosto esplicita. La cosa apprezzabile, però, è che pur trattando argomenti evidentemente adulti, il prodotto della casa di Kyoto riesce a farlo restando sempre in bilico tra l’esplicito e l’eccessivo, senza mai sconfinare nel secondo pur non mancando mai di affondare nel primo: sarà anche merito della tipologia di genere selezionato per l’occasione: una visual novel molto testuale, lontana dall’azione frenetica o dalla pornografia visiva di altre produzioni di stampo più holliwoodiano.