Broken Roads: la recensione

Nato dall'amore per i giochi di ruolo tradizionali per computer, Broken Roads offre una trama ricca e appassionante, nella quale i giocatori si faranno strada in una desolata Australia futura.

Il setting particolare non inficia però quelle che sono le caratteristiche di tono e atmosfera generali che ci si aspetterebbe da un titolo post-apocalittico, dove i pochi sopravvissuti sono perennemente in lotta contro le condizioni estreme messe loro dinnanzi dalla natura (penuria di risorse, decadenza delle infrastrutture, clima impietoso, pericolosità dell’aria…) ma anche e soprattutto in lotta tra loro. Le diverse fazioni, prevalentemente di briganti e disperati, combattono per contendersi territori, acqua, cibo e qualunque cosa possa consentire loro di vedere l’alba di un nuovo giorno. A livello ludico questo avviene sostanzialmente secondo le leggi e le dinamiche di combattimenti strategici a turni, attraverso una giocabilità piuttosto classica e, a tratti, fin troppo prevedibile o ripetitiva. In soccorso del tutto arriva però un elemento senza dubbio apprezzabile, anche perché legato a doppio filo con il sistema di morale sopra descritto, che risiede nella possibilità di affrontare l’avventura anche con un approccio assolutamente pacifista. Ciò significa che sarà possibile per i giocatori più astuti completare il gioco senza combattere o uccidere nessuno: le partite pacifiste saranno possibili solo per determinate build di personaggi, tenendo presente come il fatto di non finire coinvolti direttamente negli scontri non significhi di per sé che l’avventura risulti facile, dato che per completare il gioco come pacifista dovrete pensare davvero in maniera ponderata ogni decisione, ogni reazione dei vostri compagni alle vostre scelte, agli interessi delle persone e delle fazioni che incontrerete. Anzi, è paradossalmente possibile dire che per raggiungere davvero questo scopo pacifista, la sfida sia la più ardua in assoluto!

Splendidamente ispirato dal punto di vista stilistico, con una palette di colori così fortemente indirizzata ai toni sabbiosi e stepposi di una Australia devastata dalle radiazioni e del fallout post-nucleare, il gioco presenta anche una discreta realizzazione tecnica, quantomeno sul versante della pura resa estetica, laddove pecca invece per chiarezza di lettura e fluidità dell’esperienza di gioco. L’interfaccia utente è, come da tradizione per il genere, davvero molto preponderante a schermo, se non persino invadente, così come i menu risultano di difficile discernimento e navigazione, forse anche per uno sviluppo multipiattaforma che (pur andando a integrare la possibilità non così diffusa o scontata di ingrandire il font dei testi a schermo, per poterne godere al meglio anche in modalità portatile) non ottimizza la resa per lo schema dei controlli e dei comandi della console Nintendo. Allo stesso tempo, l’azione viene a volte portata avanti a scatti, mancando di un frame rate particolarmente fluido o stabile, così come anche i tempi di caricamento affliggono almeno parzialmente la fruizione da parte del giocatore, soprattutto qualora si volesse esperire il titolo in brevi sessioni mordi&fuggi, magari in modalità portatile.

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La recensione

6.5 Il voto

Un setting già visto, ma non privo di un'australiana nota esotica; personaggi intriganti, ma inseriti in un canovaccio privo di grandi slanci e sorprese; un gameplay così tradizionale da apparire fin troppo scontato. Nel suo insieme, Broken Roads è fedele al suo stesso titolo, un nomen omen visto quanto i vari percorsi tracciati dal titolo si rivelino non privi di spaccature.

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