Phantom Spark: la recensione

Se la magnetica velocità di Wipeout incontra lo stile onirico di El Shaddai tenetevi forte: l'adrenalina vi travolgerà!

A livello di feeling di gioco, sarà davvero importante cercare di preservare il momentum, cioè la continuità di movimento fluido del nostro mezzo sospeso a mezz’aria, poiché sarà innegabilmente la chiave per ottenere i tempi migliori. Per farlo, diverse sono le accortezze: tenete presente che l’erba vi rallenterà sempre e comunque, visto che andrà a interferire con la tecnologia di galleggiamento magnetico, mentre colpire le pareti del tracciato potrebbe addirittura costarvi una penalizzazione che vi faccia ripartire dal punto di impatto. Detto questo, in determinate circostanze, determinabili solo dopo aver padroneggiato la conoscenza di una pista, tagliare una curva sporcando la traiettoria e passando addirittura sul manto erboso al di fuori dell’asfalto potrebbe rivelarsi la scelta vincente, aiutandovi a imboccare la curva successiva con uno slancio migliore, soprattutto prima di affrontare i tornanti sopraelevati che, generalmente, permettono di mantenere più velocità durante le curve stesse. Una delle principali particolarità del gioco è che, complice l’atmosfera in qualche modo spirituale che permea tutta la narrativa insita nel world building del prodotto (portata avanti principalmente tramite i dialoghi in sovrimpressione da parte dei già citati campioni), non vi troverete tanto a gareggiare fianco a fianco di avversari reali e materici, quanto piuttosto contro le loro ombre: fantasmi privi di elementi fisici, ma in grado tanto di distrarvi, quanto di insegnarvi le loro soluzioni in termini traiettorie e scorciatoie al fine di migliorarvi tramite l’osservazione delle loro prestazioni miglioro. Potrete quindi di volta in volta vedere il miglior tempo attuale su ciascuna pista in tempo reale, sovrapposto al vostro tentativo, cercando di capire come guadagnare quelle infinitesimali ma decisive frazioni di secondo. Il tutto sempre a un ritmo alto, frenetico e adrenalinico, tanto grazie ai riavvii istantanei che si materializzano a ogni scontro fortuito e involontario contro gli ostacoli ambientali, quanto alla smania di primeggiare derivante dal confronto diretto con i fantasmi, ma anche con avversari e amici sparsi in tutto il mondo, grazie alle leaderboard. La spinta a primeggiare lungo gli oltre 30 tracciati sarà forte e difficilmente vi arrenderete a pessimi tempi sul giro!

Il comparto tecnico del titolo è senza dubbio buono, anche se per certi versi riesce a raggiungere vette di performance più che discrete grazie alla furbizia di determinate scelte di game design, che ne caratterizzano la natura piuttosto semplice e leggera a livello strutturale e visivo. Il titolo infatti è ambientato in località aliene piuttosto rarefatte, a metà tra lo spirituale e il virtuale, favorendo quindi una percezione quasi astratta del mondo che vi circonda, con architetture ispirate dal punto di vista stilistico, volontariamente votate al minimalismo. Elementi materici si alternano e sovrappongono a strati di luci che, coi loro giochi di illuminazione e rifrazione, contribuiscono alla percezione ottico-retinica di una ricchezza che è poi perlopiù solo apparente, ma non per questo meno appagante. Anche le navicelle sfruttano questa bizzarra dicotomia tra presenza e non presenza, con i nuclei centrali composti da luce e gas (tanto che voi stessi verrete definiti durante i dialoghi che accompagnando tutorial e modalità single player come “scintille”, con gli elementi contestuali (ali e alettoni, code e reattori) composti da forme geometriche semplice, ma ben assemblate e animate. Le fasi narrative si svolgono tramite semplici illustrazioni, anch’esse ben realizzato sotto il profilo artistico, accompagnate da stringhe di teso spesso in sovraimpressione, senza spremere troppo l’hardware di riferimento, ma venendo sempre dosate nella maniera corretta anche in termini di font e didascalie, inserendosi in maniera armoniosa con il tutto. Cosa più importante, vista la natura arcade e frenetica di queste corse futuristiche, è che il prodotto è ben ottimizzato in termini di fluidità di gioco e di rapidità di caricamento, consentendo una fruizione ottimale del titolo anche su Switch, in entrambe le modalità di gioco principali (portatile o su schermo TV). Solo la colonna sonora vi lascerà piuttosto indifferente, all’interno di un quadro complessivo che finirà forse per risultare un po’ scarno sotto il profilo delle modalità di gioco, fortemente incentrate su un single player che si interfaccia, in maniera asimmetrica, con i ghost tanto della CPU quanto degli altri corridori sparsi per il mondo, rischiando di finire la propulsione d’interesse proprio sul più bello.

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La recensione

7.5 Il voto

Artisticamente ispirato, Phantom Spark non inventa nulla rispetto ad altri esponenti del genere, ma riesce a offrire un ottimo feeling di guida e una ambientazione etera davvero affascinante. Perfetto per gli amanti del genere, alla ricerca di nuovi stimoli per mettere alla prova i propri riflessi di piloti futuristici, potrebbe lasciare un po' interdetti gli altri, vista l'ossatura davvero smilza delle sue modalità di gioco principali.

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