Nostalgia e delicatezza non necessariamente sono visti come valori aggiunti nell’odierno panorama videoludico mondiale, spesso dominato o da elementi di scontro e combattimento, o in ogni caso da tematiche più aggressive, di sfida o autoaffermazione (tanto più in ambienti di condivisione multiplayer online), mirando a un target per certi versi ancora prettamente adolescenziale e maschile. Ovviamente, però, esistono ormai ampissime sacche d’eccezione e vere oasi di diversificazione dei contenuti: basti pensare a tutta l’offerta Nintendo, che soprattutto con Switch ha saputo per altro raggiungere fette di mercato davvero ampie, spesso e volentieri differenziando la propria offerta verso temi e atmosfere tanto familiari (e pertanto indirizzate anche a un target di età più basso), quanto mature (ampliando lo spettro dei propri potenziali acquirenti anche verso l’alto, quindi) e forse è proprio per questo che alcune produzioni (originariamente pensate per hardware a marchio Sony) stanno sempre più arrivando invece sulla console ibrida della casa di Kyoto. Come nel caso di Natsu-Mon: 20th Century Summer Kid, recensito per voi oggi, sulle nostre pagine.
Il titolo sviluppato da Millennium Kitchen, scritto e diretto da Ayabe e pubblicato da Spike-Chunsoft ripercorre infatti in tutto e per tutti stilemi, atmosfere, dinamiche e strutture ludiche di una serie che affonda le radici ai primi anni 2000, nata e cresciuta dal medesimo team creativo sotto l’ala protettiva (e finanziatrice) nientemeno che di Sony stessa, ai tempi della PlayStation1. L’opera originaria, che diede poi vita ad un paio di seguiti ufficiali e ad alcuni porting in ambito portatile su PSP, metteva il giocatore nei panni di un bambino di nove anni (Boku) che, proveniente dalla città, nell’agosto del 1975 viene mandato a stare con la sua famiglia allargata nella campagna giapponese per un mese intero. Il gioco si svolge in un ambiente aperto in cui il giocatore è libero di determinare come trascorre i trentuno giorni di gioco delle sue vacanze estive, con pochi obiettivi prefissati o obblighi specifici di progressione del gioco, spingendo invece verso una fruizione incentrata sul relax. Un cambio di attitudine piuttosto evidente, rispetto alla maggior parte delle produzioni che, all’epoca, caratterizzavano l’offerta del nuovo marchio che, proprio per distanziarsi da quanto già presente sul mercato, puntò moltissimo nel foraggiare produzioni terze parte “cool”, indirizzate in maniera accattivante e “matura” a un pubblico maschile adolescenziale: ciò nonostante, proprio in quei lidi (grazie all’enorme respiro che Sony ha saputo garantire sin dagli albori e per svariati anni proprio ai team esterni, spesso con veri e propri finanziamenti oltre che con una base installata ampia ed attiva, anche sul suolo domestico) lo sforzo creativo inusuale ha saputo ritagliarsi un discreto seguito di pubblico, quantomeno per alcune generazioni. Salvo poi sparire per un po’ di anni dai radar, probabilmente anche a causa del terremoto videoludico che ha scosso le fondamenta del mercato giapponese: parliamo, ovviamente, di Nintendo Switch.
Una console ibrida, quindi anche portatile, che è stata in grado di conquistare i cuori di fette così ampie del pubblico di casa dai assurgere a un ruolo di quasi monopolio del segmento interno, offrendo uno scenario di sviluppo ideale per un’ampia gamma di prodotti, vista la capacità di parlare a target (di età, di gender e di interessi) molto diversificato: ed è così, probabilmente, che si spiega il ritorno in auge di un titolo creato dagli stessi autori, per quanto non ufficialmente appartenente alla medesima saga (probabilmente per una questione di diritti): parliamo di Natsu-Mon 20th Century Sumemr Kid: una compagnia circense arriva a Yomogi Town, una cittadina rurale del Giappone situata tra le montagne e l’oceano. Nei panni del figlio del direttore del circo, il giocatore potrà godersi un’estate speciale piena di avventure. Tutta la città di Yomogi e la natura che la circonda sono un mondo aperto dove sarà possibile girovagare in completa libertà, sfruttando l’estate al massimo. Come da tradizione per la serie, non avrete compiti specifici, venendo al contrario spinti a immergervi in uno scenario nostalgico pieno di nuvole imponenti, splendidi tramonti e il suono delle cicale. Le giornate estive non sono però vuote o prive di attività, anzi: ogni giorno risulta sempre pieno di cose da fare, come la pesca al fiume o la cattura di insetti rari in un campo fiorito, senza dimenticare la possibilità di aiutare il vostro stesso circo dinfamiglia ad avere successo, i cittadini coi quali interagire, o gli eventi estivi che avverranno durante il vostro soggiorno in questa zona rurale del Giappone: godetevi una serata al festival estivo, ballando e guardando i fuochi d’artificio, prendete il treno per visitare le città vicine e così via, lungo la vostra speciale vacanza estiva piena di esperienze uniche, unite dell’elemento comune del relax privo di stress.