ONE PIECE ODYSSEY DELUXE EDITION: la recensione

All'arrembaggio! Questa volta, anche su Nintendo Switch: preparatevi a vivere una grande odissea, in modalità ibrida ovunque vogliate

Per quanto concerne poi i valori ludici veri e propri, come già visto nelle precedenti versioni di questo progetto troviamo una continua alternanza tra le fasi di esplorazione e quelle di lotta, con entrambe in grado di proporre un divertimento accattivante, inframmezzato però da alcune scelte poco fluide e piuttosto discutibili che speriamo vengano risolte qualora il filone “ruolistico” di Cappello di Paglia e soci continui il suo viaggio in compagnia di ILCA e Bandai-Namco. Da un lato, il continuo passaggio dal filone temporale contemporaneo a quello del passato, pur rivelandosi chiaramente un discreto espediente per strutturare l’esperienza di gioco tanto per i novizi quanto per gli appassionati di lunga data, inserendo anche una giustificazione narrativa per l’aumento/recupero progressivo dei vari poteri tipici di ciascun personaggi, dall’altro spezza fin troppo il ritmo e la fluidità del racconto stesso. Per quanto concerne invece il battle system, la la Scramble Area Battle e l’introduzione delle Sequenze Spettacolari riescono a variare la giocabilità quel tanto che basta per evitare l’effetto ripetitività, ma va anche sottolineato come le variabili strategiche restituiscano un ritmo di lotta fin troppo ragionato e compassato, rispetto all’adrenalinica frenesia che siamo soliti vivere per interposta persona seguendo le vicende di questo lottatori durante le puntate del cartone animato, togliendo seppur in minima parte la gioia di eseguire super mosse, scatenando il fanboy che è in noi. A livello complessivo il gioco si fa giocare con piacere, sfruttando tanto l’effetto novità (passando da action a JRPG l’evidenza è sotto gli occhi di chiunque sin dalle prime battute) quanto l’amore per il brand e la ricchezza di elementi d’ispirazione mutuati dall’anime, risultando come un buon primo passo in una direzione tutta nuova per Monkey D. Rufy e compagnia.

In ultima analisi, non potevamo dedicare un po’ di tempo e di spazio del nostro articolo alla realizzazione tecnica, soprattutto visto come teoricamente il gioco arrivi con due anni di ritardo proprio per l’impossibilità iniziale di svilupparlo anche sull’hardware (senza dubbio ad oggi ormai arretrato) di Nintendo Switch (che ricordiamolo, è una console anche portatile, delle dimensioni di una custodia per DVD, commercializzata nel lontano 2017). Ebbene, possiamo dire che il team dietro a questa conversione si è davvero impegnato, riuscendo a mantenere inalterato il senso del progetto, realizzando un prodotto senza dubbio godibile e pienamente fruibile dai possessori della console ibrida della casa di Kyoto. Osservando da vicino le due versioni da noi provate con mano, i tagli e i ridimensionamenti ci sono e sono evidenti e ben visibili: parliamo di una risoluzione dell’immagine più bassa (presumibilmente non nativa al massimo potenziale esprimibile da Switch, a seconda delle due modalità di visualizzazione previste in formato portatile o su schermo TV); di modelli poligonali più scalettati e spigolosi, nonché animati in maniera meno ricca e fluida; di elementi ambientali più radi e meno convincenti, come ad esempio i prati delle distese s’erba presenti nell’isola. Parzialmente anche di tempi di caricamento più lunghi, anche se va detto che questi intervengano sì in maniera frequente, per caricare i momenti di lotta lungo l’overworld, ma senza inficiare la giocabilità in senso complessivo. Ma questo commento in fondo vale un po’ per tutti gli elementi tecnici sopracitati perché se è innegabile come il confronto premi la versione Xbox Series S sotto tutti i punti di vista, se giudicato di per sé come un progetto per Nintendo Switch non possiamo apprezzarne la solidità della conversione. Le texture ambientali risultano apprezzabili, i modelli poligonali di nemici e protagonisti assolutamente all’altezza, il frame rate piuttosto stabile, oltre che fluido e il colpo d’occhio d’insieme restituisce in pieno la visione che gli sviluppatori avevano in mente per questa misteriosa isola di Waford, senza minimamente ridurre l’impatto immaginifico alla base del progetto. Tanto che verrebbe da chiedersi, un po’ come il recente Ace Combat 7, quali fossero gli insormontabili limiti tecnici che hanno impedito a One Piece di arrivare su Nintendo Switch fino a oggi. Meglio tardi che mai, in ogni caso!

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La recensione

7 Il voto

Stesso voto della versione per console più performanti, visto come l'esperienza di gioco resti pressoché invariata: se, infatti, prendiamo per ovvi certi ridimensionamenti tecnici, senza che per altro questi vadano ad inficiare la giocabilità del prodotto, rimangono il piacere di un'esplorazione diversa dal solito e alcune incertezze strutturali proprie del progetto. Un progetto che speriamo possa gettare le basi per future produzioni One Piece in salsa JRPG, senza dubbio!

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