Deliver Us The Moon: la recensione

La Terra ha prosciugato tutte le risorse e la Luna è stata colonizzata per una promettente nuova fonte di energia. Dopo che tutte le comunicazioni spariscono, verrete inviati in una missione suicida per indagare su cosa sia successo, cercando di salvare la razza umana dall'estinzione

La fantascienza è da sempre al centro di tantissime produzioni di intrattenimento, seguendo l’evoluzione dei mezzi di comunicazione passo passo e guidandoci verso la scoperta di nuovi e imperscrutabili mondi, resi improvvisamente accessibili dalla fantasia di grandi autori. Letteratura, cinematografia, fumetto e, ovviamente, videogioco non sono mai stati esenti dall’amore verso l’ignoto, dal vuoto interstellare, dalle potenziali creature viventi che potrebbero popolare i gli spazi siderali. E le continue scoperte tecnologiche e scientifiche operate dall’uomo nel mondo reale non hanno fatto altro che alimentare questa sede di esplorazione, continuando a sostenere e mantenere vivo il fuoco della fantasia creativa di tanti sviluppatori, mettendo a schermo situazioni misteriose, pericolose a volte persino terrificanti legate a questi scenari e a queste ambientazioni. Grandi firme, ingenti budget, ma non solo: anche il panorama indipendente ha saputo indirizzare in questa direzione la propria apparentemente infinita linfa artistica, come nel caso di Deliver Us The Moon.

Deliver Us The Moon è un thriller fantascientifico infatti, ambientato in un vicino futuro apocalittico, in cui le risorse naturali della Terra sono ormai esaurite. Una colonia lunare che garantisce una fornitura vitale di energia non da più notizie da diverso tempo e un astronauta è stato quindi mandato da solo sul satellite fluttuante nello spazio che circonda la Terra, con la critica missione di salvare l’umanità dall’ormai imminente estinzione. Ovviamente, questo astronauta, eroe improvvisato, sarà il vostro avatar e nei suoi panni dovrete provare a salvare l’umanità, con il rischio di non riuscirci e di venir dimenticati negli oscuri abissi dello spazio. Una prospettiva allettante, non è vero? Ma in fondo la solitudine è sempre stata uno degli stilemi fondanti di questo genere di narrativa e il gioco in questione non fa differenza: quello che, invece, caratterizza i crismi della produzione qui esaminata è il suo cercare di basarsi il più possibile su svariati elementi verosimili, dovendo affrontare numerosi problemi e disavventure della vita reale di un astronauta disgraziatamente isolato su una base lunare abbandonata, spinto dall’ansia e dalla frenesia derivanti dall’enorme responsabilità che grava sulle sue spalle. Lungo un gameplay giocabile tanto in prima quanto in terza persona, vi troverete ad esplorare vaste ambientazioni con tante location da scoprire, muovendovi a piedi o alla guida di vari veicoli lunari, alternando una discreta varietà di situazioni sempre accompagnate da una claustrofobica sensazione di suspence.

Un titolo quindi fortemente sorretto dalla narrazione, con diverse scene animate e snodi del racconto atti a sorprendervi e a porvi davanti a nuove e talvolta inaspettate problematiche, articolato però attorno anche a una componente ludica non minoritaria. Oltre all’esplorazione di questi ambienti altamente tensivi, infatti, caratterizzati in particolare dalla continua sensazione di claustrofobia, ci saranno anche sequenze di gioco in contesti anti-gravitazionali, alternati poi a continui e complessi rompicapo in cui mettere da parte l’angoscia per focalizzare al meglio le proprie capacità di risoluzione degli enigmi. Raramente si tratta di sezioni complesse o eccessivamente articolate, finendo anzi alla lunga per risultare persino un po’ ripetitive e riempitive, ma in ogni caso comunque importanti per variare i toni e soprattutto il ritmo di gioco. La suspence sarà sempre lì, pronta a fare capolino sotto il vostro casco da astronauta, ma dovrete essere in grado di massimizzare al massimo la concentrazione per poter proseguire lungo il canovaccio narrativo pensato dal team di sviluppo. Un canovaccio che segue un’ossatura ben definita, alternata secondo capitoli distinti nei quali dovrete muovervi attraverso le diverse zone della stazione lunare, per raggiungere obiettivi mirati al fine di portare avanti la speranza di sopravvivenza dell’intera umanità: ed ecco così che prima dovrete affrontare decollo e allunaggio del vostro modulo di trasporto; poi riuscire a penetrare nella stazione orbitante; poi affrontare i primi problemi tecnici legati ai misteriosi eventi della trama; poi esplorare anche la superficie del satellite in esterna per, infine, cercare di riattivare il reattore danneggiato. La posta in palio è grande, per cui…datevi da fare!

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Creato con Unreal Engine 4, ma non nella versione ottimizzata per Nintendo Switch, il gioco propone una certa ambizione grafica, tecnica, visiva e ambientale, quantomeno parzialmente azzoppata dalle difficoltà hardware della console ibrida della casa di Kyoto. Come spesso accade in opere che cercare una resa ottico-retinica fortemente virata sul realismo, i limiti della console iniziano oggigiorno ad emergere in maniera chiara, salvo rare eccezioni (come nel buon porting di Ace COmbat 7 appena recensito), tanto nella resa materica (tra effetti di superficie, rifrazione delle fonti luminose e via discorrendo), quanto sotto il versante della risoluzione dell’immagine che, visto l’obbligo di gestire una mole poligonale non aiutata da interpretazioni e filtri artistici che deve quindi necessariamente spremere molte risorse di calcolo in quella direzione, finisce per risultare piuttosto impastata. Se a tutto questo aggiungiamo una scarsa fluidità di manovra tanto della camera quanto delle azioni del nostro avatar, animato in maniera a tratti piuttosto scattosa, ecco che il comparto tecnico nel suo insieme cede un po’ il fianco a svariate critiche. Nonostante questo, però, l’ispirazione delle ambientazioni e la capacità stilistica di renderne il senso di mistero e claustrofobia sono innegabili e non mancheranno scorci in grado di emozionarvi.

La recensione

7 Il voto

Deliver Us The Moon arriva finalmente anche su Nintendo Switch, mantenendo inalterato il suo fascino tra emozionanti avventure fantascientifiche e risoluzione di enigmi impegnativi. Tuttavia, i vincoli hardware ne limitano un po' la portata, tra bassa risoluzione delle texture, frame rate altalenante e tempi di caricamento lunghi.

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