Monster Hunter Stories arriva in questi giorni su Nintendo Switch e va a colmare una lacuna piuttosto importante che si era creata in questo universo di gioco, soprattutto dopo il lancio, avvenuto qualche tempo fa, di Monster Hunter Stories™ 2: Wings of Ruin. In questo spin-off della serie principale, originariamente lanciata per 3DS, il nostro spirito animalista avrà il sopravvento, infatti a differenza dei titoli del filone principale della serie, dove i mostri sono trofei di caccia, in “Stories” saranno compagni di viaggio da cavalcare e con i quali interagire in armonia. In questa che è a tutti gli effetti una remaster, casa Capcom ha dunque messo mano agli aspetti più prettamente estetici, mentre a livello di gameplay, storia e contenuti siamo nell’alveo del gioco originale. Il protagonista del gioco è un giovane che vive nel villaggio di Hakum, una comunità di Riders (non motociclisti, bensì cavalcatori di mostri). Per diventare un vero rider con tutti i crismi bisogna superare un rito di passaggio, ed è proprio in questo delicato momento che entriamo nel vivo del racconto, alla ricerca del nostro primo uovo di mostro da accudire e far schiudere, insieme ai fidi amici Lilia e Cheval. Non tutto può filare liscio ed ovviamente un mostro decide di scegliere questo delicato momento per attaccare il villaggio, portando con sé il Flagello Nero, una malattia che corrompe i mostri rendendoli estremamente aggressivi, al contrario della loro natura tutto sommato pacifica. Il protagonista e i suoi amici devono affrontare le conseguenze di questo attacco, che cambierà per sempre le loro vite. Infatti, da qui partirà un viaggio avventuroso alla ricerca di risposte: cos’è realmente il Flagello Nero? Come fermarlo? Chi c’è dietro tutto questo? Oltre ai nostri fidati amici avremo con noi Rathalos (una sorta di viverna) e molto altri mostri che incontreremo nel corso del nostro viaggio.
Oltre a vivere i mostri come amici/cavalcature, anziché come prede, la serie Stories si distingue per il sistema di combattimento: infatti, qui i combattimenti non sono in tempo reale, ma seguono un sistema a turni simile a quello di molti RPG tradizionali. Tale combat system, denominato “sistema a tre vie”, è molto simile a carta-forbice-sasso: gli attacchi di potenza (colore rosso) sono efficaci contro gli attacchi di velocità; questi ultimi (di colore verde) sono efficaci contro gli attacchi tecnici (di colore blu) che a loro volta sono efficaci contro gli attacchi di potenza. Il tutto ulteriormente approfondito da una serie di abilità accessorie e di combo performabili dal giocatore e dal suo mostro. Inoltre, avremo a disposizione una vasta gamma di personalizzazioni da applicare ai nostri mostri, in modo da creare set di abilità unici e trasferibili anche da un mostro all’altro tramite abili interventi di ingegneria genetica (gene splicing). Dal punto di vista estetico questo titolo si distingue prevalentemente per un approccio più scanzonato, meno serioso e cartoonesco rispetto al filone principale. Quindi meno realismo e più spazio ai colori ed a forme arrotondate ed armoniose. Chiaramente un approccio visivamente più leggero e colorato si è rivelato adatto al tono avventuroso e fiabesco del gioco, con una strizzatina d’occhio ad un pubblico più giovane. È qui che c’è stato l’intervento più importante di questo porting, nel tentativo di attualizzare il titolo nonostante gli anni passati. Le migliorie grafiche sono evidenti rispetto alla versione per 3DS; tuttavia, è innegabile che il comparto grafico mostri comunque i segni dell’età. I modelli e le texture pur piacevoli talvolta evidenziano una certa mancanza di dettaglio e piattezza. Allo stesso modo anche le interfacce ed i menu non hanno beneficiato del salto di qualità che sarebbe stato lecito aspettarsi, risultando un po’ troppo macchinosi. Come detto, rispetto alla versione originale, la versione per Switch non introduce molte nuove caratteristiche, andando dunque a targettizzare questo titolo in primis a coloro che non hanno avuto modo di giocarlo su 3DS e solo in seconda battuta ai nostalgici che vogliono provarlo su console di nuova generazione. Una edizione Switch che dunque sembra essersi un po’ accontentata di proporre una versione un po’ più brillante di sé stessa, senza tuttavia alcuno slancio ulteriore, che invece avrebbe potuto creare ulteriore interesse. Monster Hunter Stories rimane un’interessante deviazione dalla formula tradizionale della saga, grazie ad un approccio più narrativo, giovane ed accessibile, aspetti in grado di renderlo più appetibile per un pubblico forse più ampio e casual. Siamo di fronte ad un RPG piacevole e sotto tutti i punti di vista, ben realizzato, con una trama coinvolgente, un gameplay gratificante ed un combat system che anche alla lunga riesce a tenersi alla larga dalla possibile noia. Monster Hunter Stories è sicuramente un’occasione ghiotta per recuperare il primo episodio della serie. Gli evidenti difetti visivi, figli dell’età, vengono un po’ mascherati nell’utilizzo portatile di Switch, forse geneticamente più vicino all’utilizzo 3DS,
La recensione
Il fascino del titolo originariamente lanciato per 3DS è immutato, questo va detto, peccato per un porting per Switch forse poco coraggioso. E' vero che qualcosa è fatto dal punto di vista estetico ma non abbastanza per mascherare le magagne degli anni passati dal lancio. Sarebbero stati apprezzati maggiore cura perlomeno dal punto di vista contenutistico, se non un buon aggiustamento nel gameplay e nei menu. Detto questo, Monster Hunter Stories rimane comunque un titolo da provare assolutamente per chi non si sia ancora avvicinato alla saga spin off, ma anche da riprovare con un pizzico di nostalgia per chi già ne sia rimasto affascinato in passato.