Super Monkey Ball: Banana Rumble: la recensione

Rotola, rotola, rotola di qua e di là..!

Impossibile pensare ai divertenti fasti di un’epoca ormai passata per noi videogiocatori più datati, senza un sorriso. In particolare, per chi inizia ad ingrigire, con la folta chioma sprizzata dei primi capelli bianchi (esagero!?) come il sottoscritto è naturale correre col pensiero sul viale dei ricordi del Nintendo GameCube e, tra una Capcom in grande spolvero e una Nintendo sperimentale, soffermarsi un attimo anche su alcune produzioni dell’acerrima nemica di un tempo: stiamo ovviamente parlando di SEGA. Quelle console hanno infatti segnato il passaggio epocale della casa giapponese da produttore hardware a terza parte in ambito puramente software, con tanto di sbarco del famoso porcospino blu di nome Sonic sulle piattaforme della grande N, per lo scandalo e la sorpresa degli appassionati di allora. Ma non solo: perché se è vero che l’icona maxima ha senza dubbio portato con sé il maggior scalpore mediatico, è anche vero che il supporto non si è limitato né alla famosa mascotte, né al porting di produzioni già precedentemente esistenti su Dreamcast. Anzi, proprio sul Cubetto viola (indaco!) della casa di Kyoto anno visto la luce alcune iniziative piuttosto interessanti, capaci di farsi portatrici di quei valori di immediatezza e divertimento in qualche modo vero marchio di fabbrica delle epoche passate, trascorse tra scaramucce e litigi, dispetti e sgambetti proprio tra SEGA e Nintendo.

Oltre ai platform del velocissimo porcospino, infatti, possiamo ricordare con grande affetto, vista l’enorme mole di divertimento offerta, di titoli come Soccer Slam (anche in questo caso con il classico testa-a-testa tra i due sviluppatori, visto l’arrivo di Super Mario Strikers proprio a partire da quella generazione hardware); delle avventure di Billy the Hatcher (con il suo carico di fresca originalità); delle bellissime partite sulla sabbia di un Beach Spikers che, ancora oggi, resta forse il picco massimo mai raggiunto da un titolo sportivo dedicato al volley da spiaggia; delle incredibili scorribande multiplayer del visionario Phantasy Star Online; del feeling arcade di Virtua Soccer ma anche (per alcuni soprattutto) dell’immenso e spensierato sorriso portatoci dalle simpatiche scimmiette di Super Monkey Ball. Sì perché proprio allora vide la luce sugli scaffali dei negozi (che per l’epoca erano l’unico affaccio delle nuove produzioni agli occhi di noi fruitori, visto come gli store digitali fossero ancora di là da venire) una nuova serie, per certi versi arcade, per certi versi platform, per tanti versi…semplicemente fresca ed originale come poche altre nel panorama pur ricco e variegato di quegli anni. Di base, infatti, il titolo vi metteva nei panni di alcuni primati, inseriti all’interno di grande sfere grazie alle quali era loro consentito spostarsi lungo livelli più o meno arzigogolati, grazie al movimento di rotazione generato dalla corsa degli animali da dentro questi strani mezzi di traporto. In pratica, biglie animate da simpatici personaggi, in grado di donare a questi oggetti di gioco una personalità anche piuttosto spiccata, grazie all’elevata simpatia delle loro espressioni e alle comiche situazioni di gioco che si venivano presto a creare. Ovviamente, infatti, spostarsi in questo modo all’interno dei quadri non era per nulla semplice e, vuoi per l’inclinazione, vuoi per le curve a gomito, vuoi per i tempi di latenza e le imprevedibili traiettorie delle nostre sfere, la caduta al di fuori dei confini delle piattaforme sospese nel nulla era ovviamente all’ordine del giorno…con tanto di urla disperate dei primati sull’orlo del precipizio! La qualità del prodotto di SEGA, però, risiedeva nel saper far ridere, ma contestualmente rimanere assolutamente onesto nei confronti del giocatore che, superata la prima fase straniante, si ritrovava tra le mani un vero e proprio gioco di abilità, con una cura raffinata nella programmazione del motore fisico alla base del movimento rotatorio delle grandi biglie; con un level design di alto livello; con una curva di apprendimento in realtà davvero ben calibrata per il classico prodotto facile da fruire, ma difficile da padroneggiare: ed era proprio da questo ottimo bilanciamento di sfida e solidità che derivava la grande soddisfazione di riuscire a concludere i livelli più avanzati, senza mai cedere alla frustrazione.

Ebbene dopo tanti anni e alcuni capitoli in qualche modo interlocutori (le versioni per Wii, fortemente incentrate sui controlli di movimento, avevano quello strano effetto di croce&delizia tipico dei prodotti più estremi, quantomeno presso la nicchia di appassionati duri&puri di questo brand in salsa SEGA) ecco arrivare oggi un nuovo capitolo, in esclusiva per Nintendo Switch. Un nuovo progetto che si presenta con una corposa modalità avventura al centro della longevità single player, accompagnata però da una pletora di ulteriori possibilità di gioco anche in multiplayer. Per chi volesse lanciarsi a capofitto nel divertimento solitario, ecco che possiamo ritrovare alcuni dei personaggi classici della serie mentre visitano un’isola tropicale. AiAi e la sua banda di primati incontrano Palette, una scimmietta avventuriera alla ricerca della Banana leggendaria. Accettando di aiutarla nel suo viaggio attraverso mondi meravigliosi per raccogliere degli artefatti speciali che si dice siano la chiave per trovare la preziosa reliquia, si muoveranno lungo un cammino ovviamente tortuoso, ma davvero ricco di contenuti: la modalità Avventura offre infatti ben 200 nuove fasi ambientate in mondi diversi, ognuna con i propri colpi di scena tanto da arrivare quasi inaspettatamente a fornire una storia intrigante anche solo da punto di vista prettamente narrativo, anche grazie all’introduzione di filmati e scene animate in grado di dare davvero vita a questo inedito episodio. Durante queste fasi, ci troveremo a muoverci lungo scenari piuttosto diversificati, anche e soprattutto in termini di percorsi e ostacoli, come la Fattoria delle banane, il Giardino di rose, la Città galleggiante e via discorrendo, in un continuo susseguirsi di scenari sempre nuovi. La giocabilità di base risulta molto fedele ai primi capitoli ed episodi, con l’aggiunta di una nuova possibilità di movimento che, al contrario del salto di qualche episodio addietro, sembra onestamente meglio integrata con la natura propria dell’esplorazione misurata tipica del brand: parliamo della nuova tecnica dello Scatto rotante, pensata per creare nuove scorciatoie e arrivare al traguardo con tempi migliorati, conquistando la vittoria, piuttosto che superare rapidamente i rivali nelle sfide multiplayer! Il risultato non stona né stride, offrendo una sorta di “boost“, da usare però sempre in maniera parsimoniosa e molto attenta, senza quindi andare a stravolgere il ritmo di gioco. Gioco che, come detto, ci ripropone i protagonisti tanto amati della serie, con qualche piccola aggiunta, mantenendo (quantomeno nella maggior parte dei casi) anche la capacità di differenziarli per i loro attributi ludici, spingendo quindi la selezione da parte del fruitore verso una scelta oculata. Da un lato abbiamo l’eroe principale che, in quanto tale, risulta anche essere il personaggio più equilibrato: AiAi, lo spensierato e versatile leader del gruppo; accanto a lui alcune vecchie glorie (da Mee-Mee con la sua capacità di fermarsi di colpo, rendendola in qualche modo la scelta giusta per i novizi, a GonGon, capace grazie alla sua incredibile forza di rotolare oltre qualsiasi ostacolo), senza però dimenticare anche le facce nuove. La cosa simpatica è che, ad esempio, uno dei nuovi protagonisti (Doctor) introduce sostanzialmente una delle principali novità di gioco (il già descritto Scatto rotante) come abilità individuale specifica, spingendo l’adozione dell’inedita soluzione di gioco presso l’attenzione del fruitore.

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