Saviorless: la recensione

Un platform con elementi metroidvania che ha una forte componente narrativa e uno stile dark fantasy inusuale, tutto da vedere.

Ogni volta che mi approccio ai platform è sempre con la migliore prospettiva possibile; in fondo il primo che ho giocato risale all’ormai lontana console Nes, e certe cose che conosci quando sei molto giovane tendono in qualche maniera a restare sempre presenti, determinando nel bene o nel male i tuoi gusti per gli anni a venire. Ne sono seguiti diversi in quella e nelle generazioni successive di console, ma l’idraulico vestito di rosso e blu si è dimostrato davvero tenace sin dal primo episodio di molti anni fa, risultando ogni volta sempre carico di tutti quei colori e gameplay che lo hanno reso sempre di più un caposaldo di questo genere e riuscendo a tenere vivo il ricordo di quella volta, ed il senso di meraviglia che aveva suscitato.

Con la medesima emozione ho iniziato Saviorless che mi aveva colpito per gli artwork e la direzione artistica senza dubbio ben fatta: fin da subito il gioco presenta un’ambientazione fantasy con uno stile davvero inusuale rispetto a molti altri esponenti dello stesso genere; i fondali, i personaggi e le loro animazioni, colpiscono con uno stile disegnato a mano che, ricordando molto da vicino alcuni fumetti o film d’animazione d’autore, risulta davvero piacevole ed instilla facilmente un senso di tranquillità al viaggio da affrontare. In fondo è proprio di questo che parla Saviorless: un viaggio da una meta ad un’altra, per arrivare ad una sorta di terra promessa che porta con sé la speranza di un mondo migliore (o luogo migliore in cui vivere), ed il potere per farlo. Andando avanti nel gioco però, quella immagine del mondo fantasy così tranquillo (anche nelle fasi iniziali non privo di un atmosfera davvero ben riuscita, grazie alla citata direzione artistica) si trasforma sempre di più in un incubo ad occhi aperti, un vero e proprio dark fantasy pieno di creature grottesche compreso lo stesso protagonista quando raggiunge lo stato di Savior, dimostrando molto bene che le speranze spesso possono trasformarsi in cocenti delusioni, se non si rimane abbastanza saldi: queste disillusioni rischiano di portare al cambiamento personale se non si sta attenti, costringendo quasi il ricorso a quelle forze oscure che tu stesso stai tentando di sconfiggere. Proprio qui arriviamo al racconto, che parte dalla narrazione di una storia che dovrebbe essere ben definita, da parte di tre individui seduti al di sopra di tutto; un canovaccio che rappresenta il viaggio metaforico e predestinato, come spiegano i tre individui nell’immediato inizio, di una persona dalla sua innocenza, passando per il mondo adulto, che può portare alla disillusione, fino ad arrivare alla fine del racconto dove in una somma sempre più caotica di tutto quello a cui ha cui uno ha assistito, il protagonista fatica a mantenere salde le proprie convinzioni.

Non è facile fondere storia, design e gameplay anche se mi sento di dire che qui il risultato è stato sicuramente raggiunto: in un crescendo di situazioni che includono degli enigmi sempre più complessi (mai troppo comunque) e combattimenti sempre più frequenti e divertenti, almeno nelle fasi iniziali e appena dopo aver raggiunto lo stato di Savior, si arriva verso alla fine del gioco in un crescendo di situazioni che nel tentativo di fondere entrambe le cose, può invece correre il rischio di essere un po’ frustrante ai più. Ma andiamo con ordine. Il determinato protagonista Antar si sta muovendo verso le isole Smiling seguendo l’Airone che dovrebbe indirizzare il vostro avatar nella speranza di raggiungere la terra promessa, nella quale lui stesso potrà trasformarsi nell’unico Salvatore; ben presto però si accorge che anche un altro individuo vuole raggiungere lo stesso obbiettivo: si tratta del cacciatore Nento con il suo seguito di alleati, che a differenza del giovane eroe, sta cercando di arrivare alla meta a modo suo senza seguire il volatile in questione. Nemesi e antitesi sono pronte a entrare di prepotenza sul vostro percorso.

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