Morbid: The Lord of Ire: la recensione

Dai creatori di Morbid: The Seven Acolytes arriva una nuova avventura di sangue e disgusto, dall'estetica inquietante e popolata di mostri orrendi: siete pronti a fronteggiare la nuova minaccia?

Interessante l’aspetto di personalizzazione legato alle vostre scelte, che potranno condurvi tanto verso la luce quanto verso la follia: nel primo caso, per affrontare i grotteschi Lord e i loro servi potrete utilizzare le benedizioni, garantendovi un’incredibile resilienza e rafforzando la Furia per attaccare i nemici fermandoli grazie alla potenza dei vostri attacchi, mantenendo equilibrio tra danno subito e offesa, combattendo più a lungo durante gli scontri armati. Nel caso scegliate invece di affondare nell’abisso della pazzia potrete nutrirvi di un potere implacabile, sacrificando la vostra salute e subendo un danno sempre maggiore man mano che andrete a sfruttare questa abilità contro i vostri avversari. Attenzione quindi a come deciderete di affrontare il mondo corrotto che vi circonda, perché questo avrà profonde conseguenze sull’esito dei vostri scontri. Un sistema di combattimento quindi ben studiato, con una curva di apprendimento poco misericordiosa come il genere impone, ma accattivante, sorretto però da alcune limitazioni tecniche non da poco.

Il gioco infatti soffre un po’ in termini di animazioni, non numerose né amalgamate come un titolo così incentrato sull’attenzione ai tempi di latenza, ai pattern di attacco e alle necessità di schivata necessiterebbe, rendendo la sfida più ostica di quanto vorrebbe essere; i tempi di caricamento inoltre non facilitano l’esperienza, tenendo conto dei continui tentativi di non restarci secchi fronteggiando gli orrori più indicibili; la fluidità non raggiunge i 60fps nella versione Switch, rendendola a tratti persino frustrante. Il tutto senza contare come il comparto grafico risenta dell’ampio respiro che chiaramente la visione degli sviluppatori voleva mettere a schermo, contrapposta però alla limitatezza del budget, che non consente né ambienti ampi o ricchi di dettagli, né una qualità di texture e superfici particolarmente convincente. Se a tutto questo aggiungiamo anche un comparto sonoro piuttosto dimenticabile, fatta eccezione forse per gli effetti legati a squartamenti e lacerazioni, studiati con dovizia di particolari, possiamo dire che nel suo insieme l’opera rasenta la sufficienza, per quanto riguarda il comparto puramente legato alla programmazione.

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La recensione

6.5 Il voto

Il salto da un 2D isometrico del primo episodio a un 3D completamente poligonale porta con sé sfide importanti, non sempre superate col massimo dei voti: i vincoli del budget cozzano un po' con l'ambizione del progetto di un titolo che, per gli amanti del genere, saprà senza dubbio offrire quel livello di sfida, quella giocabilità carnale e quelle atmosfere putrefatte tanto di moda nel corso degli ultimi anni

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