A conti fatti, ci troviamo davanti a un JRPG con forti componenti di visual novel (dialoghi statici ai quali dovremo assistere per il progredire del canovaccio narrativo), alternate a momenti di esplorazione nell’overworld, a fasi avventurose all’interno dei consueti dungeon e a scontri e battaglie vere e proprie gestite lungo gli stilemi di in gioco di ruolo di stampo action e non a turni. Rispetto ai precedenti episodio notiamo un’attenzione più focalizzata proprio sul sistema di battaglia, ampliato fino a coinvolgere party di 4 membri tra i quali cercare anche determinate combinazioni di attacchi, per scatenare i colpi più potenti ed efficaci tramite i quali giungere alla vittoria, nonché una maggior apertura delle aree labirintiche, ampie ed esplorabili anche a bordo di una tecnologica motocicletta, offrendo quel pizzico di freschezza in più. Onestamente, però, il gioco non raggiungere picchi particolarmente elevanti né in ambito action, fallendo nel proporre un’azione frenetica o tecnica o variegata come altri esponenti di genere, né per quanto concerne la creazione del mondo di gioco, non particolarmente ampio né variegato nelle sue dinamiche interattive, finendo per poggiare gli elementi di maggior interesse sull’estetica anime, sugli stilemi nerd da console war (per altro piuttosto annacquati rispetto agli albori della serie, forse anche per la lontananza sempre meno nostalgica dai tempi in cui anche SEGA muoveva i suoi passi in ambito hardware) e sulla leggerezza delle atmosfere, condite da cenni hentai non sempre così velati. Ecco quindi che, al di là di alcuni sporadici minigiochi legati alle prove a tempo alla guida della moto, sarà la modalità Heartful Photo a intrattenere gli appassionati, permettendo divertenti e provocanti creazioni in stile manga.
Oltre a una certa pochezza del versante ludico, anche quello legato alla programmazione fatica su Switch, senza brillare né per originalità stilistica, né per ottimizzazione tecnica: i modelli delle ragazze protagoniste risultano anche convincenti, nel loro essere procaci e finemente curate nei minimi particolari, mentre le animazioni degli stessi sono ancorate a valori di produzione evidentemente non eccelsi, così come alcuni elementi ambientali (texture slavate applicate ad ampie aree di terreno, ad esempio), anche se non va sottovalutato lo sforzo del team nel voler mettere a schermo un prodotto comunque sufficiente, con elementi discreti alternati ad altri meno riusciti: all’interno della saga, l’episodio qui analizzato alza comunque la risoluzione delle immagini a schermo, propone aree più sviluppate, offre una vegetazione a tratti convincente nonché un colpo d’occhio semplice, ma non sempre semplicistico. Le fasi di combattimento esagerano forse con gli effetti particellari, quelli di luce e il blur, nel tentativo di inondare la scena con la sensazione di qualcosa di spettacolare, finendo però spesso per generare fin troppa confusione, anche e soprattutto a fronte di un frame rate tutt’altro che stabile in questa versione da noi recensita: il risultato è che possa capitare di non riuscire a leggere adeguatamente lo svolgersi degli eventi, senza dubbio adrenalinici e frenetici, arrivando anche a sbagliare l’esecuzione di alcune combinazioni di tasti necessarie per mettere a segno i colpi più incisivi. Il tutto viene poi completato in un contesto di mediocrità anche sul versante sonoro, dove il buon doppiaggio giapponese (audio da noi consigliato) non viene sorretto da una colonna musicale particolarmente memorabile.
La recensione
Un combat system fin troppo semplicistico e ripetitivo, unito al design ridondante dei dungeon, non permettono al titolo di elevarsi al di sopra della sufficienza, nonostante storia e dialoghi riescano, nel loro particolare approccio narrativo fortemente "anime" e intriso di rimandi autoreferenziali alla "console war" degli anno '90, a intrigare la vostra curiosità "nerd".