Neptunia Game Maker R:Evolution: la recensione

Gioca nelle vesti della protagonista Older Nep e riporta al successo un game studio caduto in disgrazia. Allestire un game studio richiede ottimi sviluppatori, videogame innovativi e un'espansione del proprio mercato. Scegli con intelligenza per diventare il miglior game studio dell'anno!

Chi di voi può dirsi esente dal peccato originale di ogni appassionato di videogiochi, cioè la famigerata “console war”?! Chi è senza peccato scagli il primo joypad, ognuno scegliendosi quello più adatto alle proprie caratteristiche di combattimento: il pesantissimo controller della prima Xbox di Microsoft, idoneo per gli scontri corpo a corpo? Il piccolo pad del NES, per attacchi furtivi di soppiatto? L’acrobatico e tripuntuto accessorio del Nintendo64, forse in grado di tornare indietro dopo un lancio dalla distanza, manco fosse un boomerang? Il device tecnologico del Dreamcast, perfetto per esplosioni da lontano grazie alla Visual Memory Card da programmare per detonazioni deflagranti? O il classico e rassicurante controller di PlayStation, da sempre uguale a sé steso e, pertanto, sempre pronto all’uso? Ammettetelo: chi più e chi meno, chi prima e chi dopo…tutti noi abbiamo fatto il tifo per una casa di sviluppo o per l’altra, lungo il corso pluriennale della nostra passione sfegatata per i videogame. Peccato giovanile, occasionalmente giustificato da una concorrenza spietata su costi, margini, esclusive, capace di mietere una vittima d’eccellenza in quella SEGA ormai fuori dai giochi hardware in via definitiva e da molti ancora oggi rimpianta. Anche se, in fondo, siamo poi proprio noi giocatori ad ottenere di solito i più grandi vantaggi dal continuo scontro tra competitor, pronti a battersi per conquistarsi la nostra attenzione, il nostro plauso e, ovviamente, i nostri soldi. In ogni caso, tematica sempre calda, capace di infiammare gli animi, o quantomeno la curiosità e la simpatia di milioni di appassionati, trasposta da alcuni originali e spavaldi sviluppatori anche all’interno del medium di intrattenimento digitale stesso.

Stiamo parlando della serie Hyperdimension Neptunia, serie JRPG creata in Giappone (e dove sennò?!) nel bel mezzo della generazione PS360 vs Wii, quella che forse più di ogni altra ha segnato una spaccatura (concettuale, fattuale, ideologica e via discorrendo) per rappresentare in via ludica e anche molto leggera, spensierata e persino divertente questo eterno conflitto che da sempre caratterizzare l’industria dei nostri amati videogame: sviluppato da Compile Heart e Idea Factory, il brand debutta nel mercato del Sol Levante per PlayStation3 e viene poi successivamente trasposto anche sull’ultima console portatile a marchio Sony, arrivando a ricevere adattamenti manga e anime a testimonianza di un discreto seguito di fan. I giochi della serie sono ambientati nel mondo di Gamindustri (interpretazione fantasiosa che sta ad indicare ovviamente il concetto di “industria dei giochi”), diviso in quattro macro-aree, ciascuna governata da una specifica CPU: Planeptune , Lastation, Lowee e Leanbox si differenziano nell’aspetto e nell’atmosfera, rappresentando ognuna una console per videogiochi dell’epoca: se Lastation si erge a icona del marchio PlayStation, Lowee rappresenta l’allora popolarissima Wii di Nintendo, mentre Leanbox dava corpo all’Xbox di Microsoft; a chiudere il poker di attori troviamo poi Planeptune, a rappresentazione del progetto Sega Neptune, cancellato prima di vedere la luce sugli scaffali dei negozi. Un rimando importante, però, considerando come proprio il defunto ramo d’azienda di quel marchio orientale sia al centro di tutta l’epopea, dando il nome anche alla serie stessa: dopo il famoso (ma nefasto, commercialmente parlando) Saturn, infatti, SEGA aveva in programma di immettere sul mercato un hardware che combinasse le caratteristiche del Mega Drive/Genesis e del 32X, salvo poi decidere diversamente, orientandosi verso un vero salto generazionale con il Dreamcast. Eravamo attorno alla metà degli anni ’90 e il nome in codice era proprio Sega Neptune.

Caratteristica della serie è che la storia ruota attorno a queste quattro nazioni, capitanate appunto da quattro diverse divinità, in lotta fra loro in una guerra conosciuta come Guerra delle Console. La forza di ciascuna lottatrice deriva dalla manifestazione della fede che i cittadini ripongono nella propria dea e, senza il continuo contributo affettivo dei propri fan, una dea muore. Viaggi temporali e/o dimensionali entrano presto a far parte del plot lungo l’arco narrativo dei diversi capitoli, complicando in qualche modo la continuity, ma lasciando al centro dell’esperienza questa trasposizione avventurosa della lotta tra marchi, mettendo il giocatore nei panni di un programmatore virtuale semi-divino pronto a ergersi a conquistatore e gestore unico della Gameindustri. Nell’episodio qui analizzato, uno dei primi ad arrivare su console Nintendo, avremo come obiettivo quello di ricostruire e gestire una compagnia di videogiochi; attraverso il nostro intervento, costruiremo la nostra azienda, trasformandola nella leader di settore, ma non fraintendete: non stiamo certo parlando di un gestionale! Al contrario, dovrete combattere a più non posso: è vero che il concetto alla base è quello di acquisire quote di mercato prelevandole ai Game Makers rivali, in una battaglia per la supremazia all’interno del settore, ma il tutto a suon di battaglie. Creare giochi, aumentare le vendite dei vostri prodotti e accaparrarsi i migliori sviluppatori per ampliare il richiamo sul pubblico, infatti, sarà prevalentemente una questione di…combat system!

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