El Shaddai: Ascension of the Metatron HD Remaster: la recensione

Un viaggio onirico ritorna dal passato con tutta la sua carica di simbolico misticismo, per ricordarci quanto i videogiochi possano offrire, al di là degli odierni parametri di giudizio

Oltre alla componente artistica, infatti, Ascension of the Metatron riesce nel difficile intento di mettervi tra le mani un altro bel rebus da decifrare, scoprendolo passo passo, scena dopo scena e situazione dopo situazione: questa volta non a livello di interpretazione visiva, quanto sotto il profilo della struttura ludica interattiva ideata dal talentuoso team di programmazione. Il titolo qui analizzato potrebbe essere inquadrato nel genere dei titoli action, dove prendendo il controllo del vostro avatar in ambienti (prevalentemente ma non sempre) tridimensionali, sarete chiamati ad affrontare diversi nemici sfruttando le doti di combattimento del protagonista principale, destinate a crescere e progredire con lui lungo l’asse del racconto principale. Potrete spostarvi nell’ambiente, effettuare salti e schivate, capriole e doppi salti per sferrare i vostri attacchi principalmente tramite la bizzarra (ovviamente) arma messa a vostra disposizione sin dalle primissime battute del primo livello: una sorta di arco immateriale, utilizzabile anche come doppia lama per gli scontri più ravvicinati. Il sistema di lotta messo in scena non è né tecnico né approfondito come quello che potrete vedere nelle produzioni Platinum Games, risultando in qualche modo più superficiale ma anche semplice ed accessibile, fungendo da supporto adeguato alle altre fasi di gioco. Accanto a questi momenti di battaglia, infatti, il gioco saprà proporvi anche molto altro, in particolare legato all’esplorazione dei livelli, dove la poetica visionaria dei game designer prende prepotentemente le luci della ribalta, inserendo l’avatar in inquadrature di più ampio respiro in grado di offrire scorci letteralmente mozzafiato. In questi momenti subentra anche l’anima platform del gioco, a tratti un po’ frustrante poiché assoggettata più alla volontà di messa in scena artistica che alle fini necessità di interpretazione del level design (complici alcune inquadrature statiche fin troppo vincolanti in termini di lettura del contesto) tipiche di certe acrobazie. Eppure, pur non brillando né come action game né come gioco di piattaforme, il tutto risulta amalgamata in maniera affascinante, tanto che risulterà difficile mettere da parte i JoyCon senza continuare a scoprire l’affascinante mondo di El Shaddai.

A livello tecnico l’opera regge benissimo il passaggio degli anni: è vero che la mole poligonale, le animazioni facciali e, più in generale, il feeling dei personaggi sa di “old gen“, come è ovvio che sia trattandosi pur sempre del port su Switch di un titolo PlayStation 3 (peraltro già in “HD”), come da definizione, ma nell’insieme il colpo d’occhio è così affascinante che risulta difficile non restarne affascinati, soprattutto sullo schermo della Switch OLED. La palette cromatica è capace di offrire contrasti eccezionali, ovviamente ingigantiti nella resa dall’alta definizione sullo schermo delle vostre TV moderne, ma non sottovalutatene l’impatto sorprendente anche in modalità portatile. I tempi di caricamento non affliggono l’opera, rendendola fruibile in entrambe le modalità offerte dalla natura ibrida dell’hardware della console della casa di Kyoto, così come un (ovvio, forse, ma mai scontato) buon lavoro è stato fatto anche nel mantenere il gioco fluido, con un frame rate apprezzabile, garantendo un’esperienza e una qualità di fruizione di primo livello. Solo l’accompagnamento sonoro, dobbiamo ammettere, lascia a tratti un po’ delusi, più che altro perché per quanto ispirato non riesce a pareggiare l’elevatissima ispirazione della direzione artistica a livello visivo e, paradossalmente, saranno i (non rari) momenti di assoluto silenzio ad accompagnare al meglio gli affascinati scenari messi a schermo in questo titolo, più unico che raro.

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La recensione

8 Il voto

Quando il videogioco abbandona qualsiasi struttura logica o velleità di genere, per esprimere al massimo la visione, quasi intimista, del game designer si possono verificare due situazioni da parte del fruitore: rifiuto o amore. Siamo convinti che, per tutti coloro che siano alla ricerca di un mistico viaggio onirico nei paesaggi mentali del simbolismo interattivo, El Shaddai Ascension of the Metatron possa ricadere a pieno titolo nella seconda categoria

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